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La Vedova allegra in scena domenica al Teatro La Fenice di Senigallia

La Vedova allegra in scena domenica al Teatro La Fenice di Senigallia

SENIGALLIA Domenica 3 dicembre alle ore 17,00, a Senigallia, presso il Teatro La Fenice, La Compagnia Italiana di Operette porterà in scena La Vedova allegra.

Le operette non sono altro che favole, favole bellissime e leggere che parlano il linguaggio dei nostri giorni ma con in più un vago sapore di una delicatezza di altri tempi. Per questo sono attuali e riescono ad affascinare ancora oggi grandi e piccini.

La Vedova AIlegra –  La Vedova Allegra, celebre operetta musicata in maniera magistrale da F. Lehár, è ambientata a Parigi, presso l’Ambasciata del Pontevedro e ha per protagonista Hanna Glavary,  vedova del ricco  banchiere di corte.

L’ambasciatore pontevedrino, il Barone Zeta, riceve l’ordine di combinare un matrimonio tra Hanna e un compatriota per far si che la dote della ricca vedova resti nelle casse dello Stato.

Il Barone Zeta, coadiuvato da Njegus segretario un po’ pasticcione, tenta di risolvere la situazione, innescando però una serie di equivoci comici trascinanti che condurranno nonostante tutto ad un lieto fine.

In un momento in cui tutto sa di austerity, la Compagnia Italiana di Operette ha fatto una scelta coraggiosa, ovvero di ingranare la marcia e spingersi oltre.

In un’epoca in cui sembra quasi impossibile investire nella cultura e nello spettacolo dal vivo, la Compagnia ha deciso di rilanciare sé stessa e la sua immagine per far coincidere davvero la sua forma con la sua sostanza.

La Compagnia ad oggi può vantare un cast d’eccellenza, professionisti scelti tramite audizioni nazionali e registi che sono riusciti a lavorare su un’attualizzazione profonda e sostanziale dei testi, rendendo La Vedova Allegra, Al Cavallino Bianco e La Duchessa di Chicago, i titoli in cartellone per questa stagione teatrale 2017-18, spettacoli moderni e vivi.

Emanuela Digregorio è Hanna Glawari, nel ruolo di Njegus: Victor Carlo Vitale, il Barone Mirko Zeta è interpretato da Claudio Pinto Kovačević, la Baronessa Valencienne da Irene Geninatti Chiolero, il Conte Danilo Danilowitsch da Massimiliano Costantino, Camille De Rossillon è interpretato da Vincenzo Tremante, Prascowia Bogdanowitsch da Giulia Mattarucco, il Conte Bogdanowitsch da Riccardo Ciabò,

Cascada da Nicola Vivaldi e St-Brioche da Mattia Rosellini.

Nel balletto: Martina Alessandro, Silvia Di Pierro, Martina Lazzari, Giada Lucarini, Idiana Perrotta, Raffaella Siani. La regia è firmata da Flavio Trevisan, le coreografie da Monica Emmi e la direzione musicale da Maurizio Bogliolo.

La Compagnia Italiana di Operette è di fatto la più longeva in Italia nel genere, nata nel 1953 dal sogno visionario di Sergio Corucci, imprenditore ed organizzatore teatrale formatosi in grandi teatri italiani; da allora non ha mai smesso di calcare le scene nazionali ed internazionali ed è ormai giunta al suo 64esimo anno di attività.

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Qualche numero: per stupirvi… dal 1953 ad oggi la Compagnia Italiana di Operette conta ben:
90 allestimenti differenti per i titoli più famosi,
10.408 giornate lavorative che hanno visto impegnato il cast in tutti i maggiori teatri d’Italia,
12.367 repliche,
1.029 artisti si sono succeduti sui palcoscenici di tutt’Italia,
99 tecnici hanno lavorato dietro le quinte per rendere possibile questa magia scenica,
5.690 sono stati i costumi indossati dagli artisti nei vari allestimenti: pailettes e piume di struzzo a go-go!
2.642 paia di scarpe hanno calzato i piedi dei nostri artisti, ballando, saltando e correndo verso il successo!
8.343.000 spettatori: un numero impressionante di mani che hanno applaudito la Compagnia Italiana di Operette in questi 64 lunghi e meravigliosi anni di storia;
2.617.000 km percorsi dalla Compagnia Italiana di Operette durante le tournée, quasi 7 volte dalla terra alla luna.

La chiave per questa lunga vita è stata sempre l’innovazione. Nei suoi momenti difficili la Compagnia ha sempre avuto il coraggio di guardare se stessa, analizzare le criticità e rilanciarsi.

Siamo profondamente convinti che questo lavoro possa servire a rendere più appetibile un prodotto che di suo non ha nulla da invidiare al musical o alla commedia musicale, perché di fatto non è altro che il suo predecessore in termini di tempo”.

“…Perché siamo convinti che il teatro sia vita e sulla scena è la vita che si deve portare”.

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