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“Il lavoro dei Carabinieri per la legalità e la giustizia”

“Il lavoro dei Carabinieri per la legalità e la giustizia”

Il capitano Mirco Marcucci, comandante dell’Arma dei Carabinieri di Fabriano, dialoga con gli studenti

FABRIANO – Con il motto “Nei secoli fedele”, che contraddistingue e caratterizza la dedizione del corpo dei carabinieri alla fedeltà verso lo Stato, il capitano della Compagnia dei Carabinieri del nostro territorio ha dato avvio all’interessante incontro tenutosi presso l’Aula Magna della Scuola Secondaria di I grado “Giovanni Paolo II” dell’I.C. “Aldo Moro-Italo Carloni” di Fabriano. Noi studenti delle classi seconde abbiamo avuto la grande opportunità di ascoltare e di dialogare con il Capitano sui temi della legalità e della giustizia.

Ad accogliere l’illustre ospite, il nostro Dirigente scolastico, prof. Giosuè Rosini, i nostri docenti di Lettere che hanno aderito al progetto “La Giustizia adotta la Scuola”, promosso dalla fondazione Vittorio Occorsio. Questa fondazione è nata nel ricordo del magistrato della Repubblica Italiana, medaglia d’oro al valore civile, vittima di un attentato terroristico da parte di “Ordine Nuovo”, avvenuto a Roma nel 1976.

La scuola, ha riferito il nostro Dirigente Rosini, nel saluto rivolto a noi studenti, ha aderito a questa iniziativa per approfondire la conoscenza di figure esemplari della recente storia contemporanea e dei valori espressi in particolare dalle vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e per sensibilizzare le nuove generazioni nel mantenere la memoria di coloro che si sono sacrificati in nome della giustizia, della verità e della legalità. Abbiamo poi ascoltato le parole del Capitano Mirco Marcucci, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Fabriano, originario di Gubbio, nella vicina Umbria, un uomo esperto ed appassionato del suo lavoro che, prima di iniziare a parlare dell’importante lavoro svolto dai carabinieri, ci ha illustrato i valori fondamentali su cui si basa questo corpo militare. Ci ha ricordato che il colore blu della divisa dei Carabinieri simboleggia la fedeltà, mentre il colore rosso rappresenta il sacrificio che questi uomini compiono ogni giorno per garantirci un Paese più sicuro. “Prevenire, reprimere e soccorrere sono le tre parole chiave che riassumono il lavoro dei Carabinieri. Questo corpo militare è organizzato secondo una precisa gerarchia regolata dal Codice dell’Ordinamento militare. I carabinieri svolgono le proprie mansioni con l’ausilio di automobili blindate chiamate “gazzelle” provviste di un motore di 200 cavalli, di 8 marce e sono dotate di una cella sul retro”. Inoltre, ci ha riferito che i carabinieri possono svolgere operazioni sotto copertura, vestiti senza divisa per non essere scoperti oppure agire all’interno di gruppi speciali per azioni di antiterrorismo e antimafia, come i R.O.S (raggruppamento operativo speciale) e i G.I.S (gruppo di intervento speciale). Il Capitano Mirco Marcucci ci ha poi fatto riflettere sull’importanza del rispetto delle leggi. “La legge è una norma inderogabile che si deve rispettare per vivere in maniera civile e libera in una comunità di persone. Tutti i cittadini devono agire secondo la legge in base al principio di legalità che stabilisce infatti il primato della stessa”. In particolare, il Capitano si è soffermato su alcuni articoli della nostra Costituzione: l’art. 101 che afferma che “la giustizia è amministrata in nome del popolo e i giudici sono soggetti soltanto alla legge”, l’art. 109, in cui si asserisce che “L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria” e l’art. 112 che ricorda che “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”. Abbiamo compreso, quindi, che l’autorità giudiziaria svolge un lavoro importante per la lotta alla criminalità. Purtroppo, però, ha anche affermato che esistono organizzazioni criminali che minacciano la sicurezza del nostro Paese. Ci ha ricordato che tra il 1969 e il 1982, 351 persone sono morte per atti di violenza politica. Questi anni vengono ricordati come “Anni di Piombo” e molti uomini coraggiosi in quel periodo storico hanno sacrificato la propria vita per contrastare le organizzazioni terroristiche, in nome della legalità e della giustizia.

Tra questi c’è il magistrato Vittorio Occorsio, che indagò sulla strage di Piazza Fontana e sul movimento terrorista “Ordine Nuovo”, di matrice neofascista, e fu vittima di uno fra i processi più significativi della storia italiana relativi ai fatti scaturiti dalla cosiddetta “strategia della tensione”, compresi negli anni che vanno dalla Strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) alla strage di Bologna (2 agosto 1980). Il Capitano è riuscito a far luce su temi attinenti alla legalità, alla conoscenza del funzionamento della giustizia nel nostro paese, anche in confronto con altri Stati e con altre modalità di funzionamento della giustizia e alla risposta dello Stato alla sfida recata dagli avvenimenti degli “Anni di piombo”.

Di molto altro ci ha parlato il Capitano: sul contrasto ai fenomeni mafiosi, affermando che “la mafia è il miglior esempio di anti legalità”, sulle conseguenze della guerra fredda in Europa, sugli attuali scenari legati alla criminalità organizzata, ribadendo l’importanza dei valori espressi nella nostra Costituzione ed invitando noi studenti ad essere soggetti attivi e consapevoli dei nostri diritti e dei nostri doveri, “perché nell’indifferenza crescono i pregiudizi, nell’ignoranza si diffondono gli odi e i sospetti, nella perdita dei valori della cittadinanza fermentano i germi di nuove violenze”.

Per tutti noi, una utilissima lezione di cittadinanza attiva con esempi presi anche dalla nostra quotidianità, come affermano i nostri insegnanti di Lettere, Crocetti, Quagliani, Quercia e Morbiducci. Questa esperienza è stata molto costruttiva, perché ci ha aperto gli occhi su una realtà che non conoscevamo data la nostra giovane età.  Per la classe Occorsio: B. Beato, A. Cloriti, A. Depau, E. Fabrianesi, C. Grassi, E. Medardoni, S. Lacchè, M. Paterniani, L. Sgreccia, R.Tiberi, V.Venturi.

 

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