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Posizioni precarie, le acrobazie di Giuseppe Cavalli per imprimere la direzione alla fotografia senigalliese

Posizioni precarie, le acrobazie di Giuseppe Cavalli per imprimere la direzione alla fotografia senigalliese

di ENZO CARLI

SENIGALLIA – Riapriamo questo viaggio breve nella fotografia senigalliese con un’immagine pressoché inedita, curiosa e ironica del 1940 del fotografo Gemmy Tarini  che ritrae l’amico Giuseppe Cavalli in una posizione di posa precaria, durante una uscita in comune. Una posizione transitoria come quella della fotografia senigalliese in quegli anni; il negozio di Tarini diventa un punto d’incontro  per sottoporre a visione le proprie stampe fotografiche e soprattutto creare le occasioni di conoscenza e parlare di fotografia. Giuseppe Cavalli si è stabilito per motivi di salute a Senigallia, conosce e collabora con il senigalliese Gemmy Tarini  (che fine ha fatto il sodalizio con Cavalli? Qualcosa è successo, … ) mentre sul piano della ricerca fotografica  accentua gli scambi epistolari con Scopinich e il gruppo degli Otto fino alla sua determinante partecipazione alla stesura del Manifesto della Bussola dell’aprile del 1947 apparso sulla rivista Ferrania n. 5  e sottoscritto da Luigi Veronesi, Federico Vender, Mario Finazzi e Ferruccio Leiss.

Aderirà in seguito Fosco Maraini. Insistiamo sul passo più rilevante del Manifesto :”Noi crediamo alla fotografia come arte. Questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo ha raggiunto, con l’ausilio della tecnica che oggi chimica meccanica e ottica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricchezza l’efficacia di un linguaggio indipendente e vivo. E dunque possibile essere poeti con l’obiettivo come con il pennello lo scalpello la penna: anche con l’obiettivo si può trasformare la realtà in fantasia: che è la indispensabile e prima condizione dell’arte……. adoprarsi, dicevamo, per la divulgazione di queste idee affinché si giunga senza inutili soste a diffondere fra i fotografi un credo estetico valido, è il compito che con buona volontà si prefiggono, per quel poco ch’è in loro potere, i componenti del gruppo “LA BUSSOLA”. Né essi intendono limitare la loro atti­vità ad una platonica affermazione culturale di principio, ma hanno in animo di esplicarla anche con mostre collettive in Italia e fuori, e con pubblicazioni affidate ad editori importanti.”

Per la prima volta in modo compiuto, la fotografia italiana si affranca dalle servitù formali e grazie a Giuseppe Cavalli e ai  suoi amici della Bussola con l’obiettivo di promuovere la fotografia come arte dal punto di vista professionale e non semplicemente documentario, secondo una idea di rinnovamento (wikipedia). Basandosi su concetti crociani (  è il contenuto delle immagini che ci interessa, ma la forma fotografica con cui esse sono realizzate) per cui le immagini sono sostanzialmente interiori, esistono solo “nelle anime che le creano o le ricreano”, Cavalli propone una fotografia astratta, in cui il soggetto è solo un pretesto, con stampe a toni alti, higt key, che dovevano trascendere la realtà e idealizzarla e nel contempo abbattere la consistenza della materia.

Il pensiero di Cavalli e dei suoi Amici della Bussola e le loro fotografie si dovettero confrontare con il Circolo Fotografico Venezia, “la Gondola” (l’école de Venice, fondata nel 1948 dal maestro Paolo Monti, un esperto fotografo e intellettuale della cultura fotografia italiana, e che assieme ad alcuni amici -Gino Bolognini, Giorgio Bresciani e Luciano Scattola-, proposero una fotografia a toni bassi low-key,  ispirata al neorealismo, di forte impatto politico e ideologico) e successivamente con il  Gruppo Friuliano per una nuova fotografia (1955, formato di fotografi come Italo Zannier, Toni del Tin, Aldo Beltrame, Fulvio Roiter, Carlo Bevilacqua e Giuliano Borghesan, che proponevano  una fotografia documentaria, implicata con la realtà sociale).Quindi Giuseppe Cavalli mediando a destra e a manca, traccia una direttiva alla fotografia senigalliese che sarà quella delle sue fortune e notorietà sostenuta a livello internazionale dal realismo magico di Mario Giacomelli.

Se Ferruccio Ferroni dopo un intesa esperienza sui toni alti cavalliani si sbilancia a favore del pacato  formalismo della Gondola con punte forti alla visione americana di  Weston, Giacomelli imprime una velocità senza uguali alla ricerca fotografica, uscendo dai luoghi comuni, da staccati ideologici, avanzando sulla direzione intrapresa da Cavalli ma circostanziando la propria fotografia interiore raccontando della poesia dell’esistenza. Aggiunge e toglie realtà nello spazio dell’immaginario e memore del sodalizio con il fermano Luigi Crocenzi, utilizzando il racconto per immagini. Chiara per me la direzione, se Senigallia è diventata nelle Marche la città della fotografia, parafrasando un politico nostrano, che c’azzecca Robert Doisneau con la via senigallese della fotografia anche se con Willy Ronis e Robert Doisneau è stato uno dei principali rappresentanti della cosiddetta fotografia umanistica francese.(1) Perché non iniziare un percorso mirato con altri più senigalliesi e italiani (Paolo Monti, la ricerca fotografia sociale italiana; dalla fotografia scalza  del Lavoro della CGIL ai grandi fotografi del Mondo di Pannunzio…..)

(1)“La fotografia umanista francese  ha come data ufficiale di nascita il 1946, anno di costituzione del Groupe des XV , fondato nello studio del pittore -fotografo Andrè Garban, fondatore nello stesso anno del Salon National de la photographie nella gallerie Mansart de la biblioteque National. Tra i partecipanti : Emmanuel Sougez,Pierre Jahan, Izis, Willy Ronis,(Emanuela Sesti dal catalogo della mostra prefazione) Édouard Boubat , Robert Doisneau.. Non dimentichiamo uno dei suoi ideologi, Eugène Atget è in realtà probabilmente il primo fotografo francese a liberarsi totalmente dalle convenzioni del Pittorialismo, una nuova dignità professionale del fotografo, acquisita solo con i mezzi del suo specifico tecnico

Nel frattempo a Senigallia qualcosa succede ( anche se poi tutto già si sta ripetendo).

Cavalli era alla ricerca di giovani appassionati da iniziare alla fotografia  e costituire forse una sorta di laboratorio per accedere alla Bussola(come conviene l’amico e grande fotografo Piergiorgio Branzi che ho sentito telefonicamente e che ringrazio e di cui parleremo più avanti). Nel 1953 si costituì a Senigallia il gruppo Misa con Cavalli presidente, Adriano Malfagia vicepresidente, Mario Giacomelli  cassiere, Vincenzo Balocchi, Piergiorgio Branzi, Paolo Bocci, Ferruccio Ferroni, Riccardo Gambelli, Silvio Pellegrini, Giovanni Salani e altri in seguito :Luciano Ferri, Alfredo Camisa, Giuseppe Moreder, Bruno Simoncelli, Alfredo Novaro, Pio Baldo Camisa, Francesco Giovannini, Giulio Parmiani, Bruno Bulzacchi, Guelfo Marzola, Bice de’ Nobili, Lisa Riccasoli,  Sandro Rota, Giorgio Cantelli. Una riflessione a parte merita il grande fotografo Piergiorgio Branzi.

Mario Giacomelli ricorderà così quei periodi:” Un gruppo libero dalle polemiche in atto tra formalismo e neorealismo in cui ognuno parlava il proprio linguaggio con umiltà di fronte al soggetto, liberi da ideologie politiche, pensando all’amicizia,al dialogo, al rispetto di ognuno di fronte alla realtà.” (E.Carli, Giacomelli,la forma dentro, fotografie 1952-1995, Ed.Charta  Milano, 1995,catalogo della prima antologica alla Rocca Roveresca, dedicata dal Comune di Senigallia a Giacomelli in occasione dei suoi settantanni. In realtà nel gruppo Misa covavano  già propositi autonomisti…..

 (3-continua)

Nelle foto di Gemmy Tarini, g.c. dagli eredi Tarini: posa precaria, 1940; Giuseppe Cavalli; Zoccoli abbandonati, 1942 con retro della foto e timbri delle partecipazioni (Una foto che ci ricorda l’approdo di Mario Giacomelli); bimbo alla finestra 1940

PER SAPERNE DI PIU’

Senigallia è la città della fotografia: una dettagliata analisi del professor Enzo Carli

Senigallia città della fotografia: il caso Gemmy Tarini, i rapporti con Cavalli e i giovani del gruppo Misa

 

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