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Senigallia è la città della fotografia: una dettagliata analisi del professor Enzo Carli

Senigallia è la città della fotografia: una dettagliata analisi del professor Enzo Carli

di ENZO CARLI

SENIGALLIA – Senigallia è la città della fotografia per volere regionale; un riconoscimento importante che sicuramente premia la storia recente della fotografia senigalliese e riconosce l’influenza che ha avuto nel panorama nazionale ed internazionale grazie a personaggi (citiamo per tutti Mario Giacomelli e il senigalliese d’adozione, Giuseppe Cavalli). Ad onore del vero la storia recente – dal secondo dopoguerra – riconosce gli stessi meriti ad altre città anche se ancora non sono stati attivati gli stessi meccanismi regionali.

Non si può certo dimenticare Venezia con la sua “école de Venice” un grande cenacolo intellettuale di fotografia da cui sono usciti prestigiosi personaggi ( tra tutti Paolo Monti, Gianni Berengo Gardin..) e così tante altre città, anche piccole ma grandi nella loro proposta fotografica. Quello che emerge è che la fotografia, anche alla luce delle profonde rivoluzioni tecnologiche ed informatiche è sempre più uno strumento versatile, deputata alla ricerca di nuove identità  culturali e lo stanno confermando  le infinità di mostre, manifestazioni, corsi, work-shop. Una sorta di arte popolare che coinvolge nel mondo milioni e milioni di protagonisti e partecipanti con una ricaduta sociologica impressionante; insomma oggi non si può prescindere dall’utilizzo della fotografia, resa analogica e tanto più digitale (Il Dagherrotipo mutante, Ed.Ideas  Benevento 2017).Queste dissertazioni non possono sviarci dalle origini fotografiche che hanno originato Senigallia come città della fotografia.

Nei miei margini di operatore dell’immagine e studioso di fotografia ritengo che il fulcro si possa individuare intorno agli inizi degli anni 40 grazie a Giuseppe  Cavalli , uomo di profonda cultura ,il “motore del cambiamento” che si trasferisce da Lucera nel 1939 a Senigallia, e che si occupava di fotografia e di arte(ha un sodalizio affettuoso con il gemello Emanuele, pittore e fotografo).

A Senigallia incontra e fa amicizia con Gemmy Tarini (classe1894, chiamato affettuosamente da Riccardo Gambelli in senigalliese che si sa è una lingua stroppia tutto, Gimtarri) che aveva un famoso ingrosso di fotografia a ridosso della Stazione, via Alessandro Poerio e a cui si associerà il figlio Franco, ma che era anche un valente fotografo e con il quale Cavalli si incontrava spesso anche per uscite fotografiche comuni. Gemmy Tarini compare come fotografo con “ La passeggiata”- insieme a  Giuseppe Cavalli  e Mario Caràfoli -e altri 112 fotografi italiani- nel prestigioso testo FOTOGRAFIA, Prima Rassegna dell’attività Fotografica In Italia, a cura di. Ermanno Federico Scopinich con Alfredo Ornano e Albe Steiner, Ed.Gruppo Editoriale Domus 1943. Di seguito nel  1947 Giuseppe Cavalli parteciperà alla stesura del Manifesto della Bussola, apparso sulla rivista Ferrania e sottoscritto da Luigi Veronesi, Federico Vender, Mario Finazzi e Ferruccio Leiss. Citiamo Il passo più rilevante del Manifesto :”Noi crediamo alla fotografia come arte. Questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo ha raggiunto, con l’ausilio della tecnica che oggi chi mica meccanica e ottica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricchezza l’efficacia di un linguaggio indipendente e vivo. E dunque possibile essere poeti con l’obiettivo come con il pennello lo scalpello la penna: anche con l’obiettivo si può trasformare la realtà in fantasia: che è la indispensabile e prima condizione dell’arte.”

Chiuso nel rigore della piccola  provincia, Cavalli era alla ricerca di giovani appassionati da iniziare alla fotografia e il negozio di Tarini diventa un punto d’incontro  per sottoporre a visione le proprie stampe fotografiche e soprattutto creare le occasioni di conoscenza e parlare di fotografia.  Nel 1953 si costituì a Senigallia il gruppo Misa con Cavalli presidente, Adriano Malfagia vicepresidente, Mario Giacomelli  cassiere, Vincenzo Balocchi, Piergiorgio Branzi, Paolo Bocci, Ferruccio Ferroni, Riccardo Gambelli, Silvio Pellegrini, Giovanni Salani e altri in seguito.

Mario Giacomelli ricorderà così quei periodi:” Un gruppo libero dalle polemiche in atto tra formalismo e neorealismo in cui ognuno parlava il proprio linguaggio con umiltà di fronte al soggetto, liberi da ideologie politiche, pensando all’amicizia,al dialogo, al rispetto di ognuno di fronte alla realtà.” (E.Carli, Giacomelli,la forma dentro, fotografie 1952-1995, Ed.Charta  Milano, 1995,catalogo della prima antologica alla Rocca Roveresca, dedicata dal Comune di Senigallia a Giacomelli in occasione dei suoi settant’anni,).

A Senigallia, ben 42 anni dopo dopo il Misa  pur con dinamiche diverse e collaudate nella continuità della tradizione con il Manifesto della Bussola,  esce con mostra e catalogo, l’ambizioso Manifesto del Centro Studi Marche“Passaggio di Frontiera” del 1995 che unisce le istanze della precedente fotografica con quelle che sono le nuove sollecitazioni del modernismo artistico nella direzione di una fotografia interiore e con forti riferimenti ad un modo di pensare e vivere la fotografia in linea con le altre forme espressive. (Il Manifesto Passaggio di frontiera è stato insignito del Premio Nazionale Città di Fabriano 2013 con relativa mostra al Museo della carta e della filigrana di Fabriano e catalogo curato da Galliano Crinella, Ed.QuattroVenti, Urbino 2013).

Il Manifesto che è il risultato di anni di formazione, mostre, dibattiti  viene  lungamente discusso  e successivamente sottoscritto da un gruppo di eterogeneo di personaggi  provenienti da diverse estrazioni sociali con diverse esperienze fotografiche,  quali  maesti di fotografia, fotografi, studiosi di fotografia e di arte (Gianni Berengo Gardin, Enzo Carli, Giorgio Cutini, Luigi Erba, Ferruccio Ferroni,  Mario Giacomelli ,Paolo Mengucci, Aristide Salvalai, Francesco Sartini, Sofio Valenti con testimoni Loriano Brunetti e Marco Melchiorri) . Il gruppo dopo un iniziale assestamento, aprirà la sperimentazione su specifiche ricerche- le famose verifiche– volte a dimostrare l’impianto teorico del Manifesto.

In quegli anni a Senigallia ferveva comunque un’attenta ed evoluta attività fotoamatoriale con altri due club fotografici, F7 e la Rotonda e  il Museo comunale dell’Informazione si apre  in Museo della Fotografia….

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Nelle foto: Enzo Carli, Jean Claude Lemagny, Mario Giacomelli alla mostra antologica di Mario Giacomelli; Graziano Mariani, Jean Claude Lemagny alla mostra Passaggio di frontiera, Senigallia 1995

 

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