AREA MISAPOLITICA

Paradisi: “A Senigallia c’è chi ha evaso la Tari per tre anni nel silenzio dell’Amministrazione comunale”

Paradisi: “A Senigallia c’è chi ha evaso la Tari per tre anni nel silenzio dell’Amministrazione comunale”

Secondo il consigliere comunale dell’Unione Civica emergono nuovi retroscena nella storia infinita degli aiuti comunali al centro sociale “Arvultura”, serbatoio di voti di “Città Futura” e della maggioranza di governo

Paradisi: “A Senigallia c’è chi ha evaso la Tari per tre anni nel silenzio dell’Amministrazione comunale”di ROBERTO PARADISI*

SENIGALLIA – Come soprani viziosi hanno concesso il bis. Dopo tre anni di abusivismo nella cartellonistica pubblicitaria, hanno evaso anche la Tari per tre anni consecutivi: dal 2012 al 2014 compreso. Nel silenzio, ovviamente dell’Amministrazione comunale.

Mentre i cittadini e i commercianti sono al collasso per far fronte alla Tari più alta d’Italia, i “rivoluzionari” ad equo canone a 69 euro al mese del centro sociale “Arvultura” (che l’immondizia la producono e, alle volte, la scaricano anche in piazza in occasione di comizi avversari) bellamente, della tassa sui rifiuti, se ne infischiano. E nessuno li persegue. E’ questa la seconda puntata della storia più deprimente del parassitismo sociale di casa nostra. E così si scopre che nel 2012 i facinorosi del centro sociale vicino a “Città Futura” e sostenitori di ogni Giunta targata Pd nemmeno avevano dichiarato agli uffici finanziari l’apertura della loro posizione tributaria.

Nel 2013 e nel 2014 hanno poi pensato che, in fin dei conti, il loro centro sociale (o commerciale?) è “legibus solutus” grazie alle tante protezioni politiche. Tanto valeva continuare ad evadere. Rivoluzione contro lo Stato si, ma con l’aiutino dello Stato. Che, nelle vesti degli uffici comunali (di solito solerti a perseguire i cittadini per bene che arrancano ad arrivare a fine mese), ha chiuso entrambi gli occhi. La “svolta” arriva nel 2015 e nel 2016. Si penserà: hanno sanato le vecchie posizioni? Neanche per idea. Con centoventi metri di locale al chiuso, una piazzetta pubblica dove si svolge un mercato alimentare (alimentare!) autorizzato con un incredibile e discutibile provvedimento del dirigente Mattei (ovviamente gratis e senza oneri per i “rivoluzionari”), un punto bar e ristoro con somministrazione di alimenti e bevande, quanto avranno pagato i rampolli dei papà borghesi senigalliesi? E’ presto detto: 132 euro nel 2015 e 146 euro nel 2016.

Praticamente nulla. Mica saranno cittadini come gli altri! Sembra uno sbaglio clamoroso. Niente affatto: gli uffici confermano. Per loro, che gestiscono un bar e un mercato, centoventi metri di locale ed una piazza pubblica con attività commerciale valgono, in quanto a Tari, tre volte meno di un ufficio professionale di 70 metri quadrati. Le stranezze della burocrazia! E mentre i figli di papà giocano alla rivoluzione esentasse, i loro “papà” hanno quadruplicato la Tari per tutti gli altri. Finirà prima o poi…

*Consigliere comunale Unione Civica – Senigallia

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.laltrogiornale.it