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SENIGALLIA / “Il salasso della Tari e le scelte errate del Comune”

SENIGALLIA / “Il salasso della Tari e le scelte errate del Comune”

Alla vigilia della pubblicazione del nuovo Piano d’Ambito presa di posizione del Meetup dell’Onda: è necessario intervenire affinché i rifiuti vengano ridotti e non accumulati come rendita permanente di Comuni e società accreditate

SENIGALLIA / “Il salasso della Tari e le scelte errate del Comune”

SENIGALLIA – L’ATA, Assemblea Territoriale dell’Ambito Ottimale 2, autodefinita “soggetto unico per la gestione dei rifiuti di tutta la provincia di Ancona”, sta per varare il nuovo Piano d’Ambito dei rifiuti. La cosa, che al momento assume la forma di un procedimento amministrativo sottratto al controllo dei cittadini, ha però una diretta relazione coi nostri modi di vita. in particolare con l’aspetto contributivo che stringe i cittadini in una situazione insostenibile.

“Il paradosso in cui l’Amministrazione comunale ha messo l’intera città – si legge in un documento redatto dal Meetup dell’Onda – sta nel fatto che noi tutti facciamo la differenziata ma non vediamo ritorni diretti dai beni che consegniamo e che altri utilizzano a loro vantaggio; il comune-amministrazione gestisce una discarica attraverso una società partecipata: questo interesse particolare entra in competizione con la differenziata e ci allontana dall’obiettivo zero rifiuti = zero tasse, né ci restituisce direttamente gli utili. Per premio poi della sua cattiva efficienza ci aumenta la Tari.

“La situazione è perfettamente descritta proprio da Aldo Balducci, presidente di ASA, società che gestisce la discarica di Corinaldo, in un’intervista rilasciata al momento del suo insediamento, il 20 novembre 2014:  «Se la raccolta differenziata si sviluppa, diminuiscono i rifiuti da interrare. Se si punta all’obiettivo “discarica zero”, doveroso per indirizzi territoriali e conveniente ora anche economicamente, significa che ASA non potrà continuare a essere il bancomat dei comuni associati, o almeno non nella misura del passato». Un bancomat che sosteniamo noi cittadini per la disponibilità di un Comune che, per tutto ringraziamento, ci tassa quanto più lo sosteniamo!

“Nel contesto di una crisi generalizzata di ogni attività economica – si legge sempre nel documento -, un simile conflitto di interessi diventa perciò lacerante, e bene ha fatto chi propone di non pagare la Tari per intero, in modo che si possa metterne in discussione la rata aggiuntiva”.

Ecco dunque in sintesi come, secondo il parere del “Meetup dell’Onda”, dovrebbe essere questo Piano, e quali punti dovrebbe contenere oltre a quelli annunciati o al posto di quelli:

un Piano per la gestione dei non-rifiuti

Il Piano d’Ambito non deve riguardare i “rifiuti”, ma l’intero ciclo dei materiali post-consumo, nell’ordine di precedenza che viene loro assegnato dalla UE: riduzione all’origine, riuso, riciclo, valorizzazione aerobica o termica e, solo da ultimo, smaltimento in discarica. Nessuno dei punti distintivi deve essere trattato con sufficienza o con l’alibi della non competenza, soprattutto i primi.

un Piano per ridurre i rifiuti

Scopo del P.d’A. deve essere quello di favorire la risalita verticale della maggiore quantità e qualità possibile di rifiuti dalla discarica in direzione della prevenzione, con l’obiettivo tendenziale di “zero rifiuti”;

SENIGALLIA / “Il salasso della Tari e le scelte errate del Comune”Corinaldo solo per dieci anni: no agli altri due lotti fino al 2047

Per fare questo non possiamo infeudare nessun gestore di discarica per un tempo lungo come il trentennio che viene assegnato ad ASA per Corinaldo. Giustamente le osservazioni di Città Attiva di Corinaldo lo rilevavano: non si possono prevedere discariche fino al 2047 a meno di non rinunciare a tutti gli obiettivi della riduzione dei rifiuti. Perciò il Piano definisca un cronoprogramma entro il quale operare e raggiungere i suoi obiettivi, entro un termine definito supponiamo di dieci anni. In base a questo limite dell’orizzonte temporale, non ammetta una “previsione” in tre lotti dell’ampliazione di Corinaldo, ma confermi solo il primo; disponga comunque il declassamento: non discarica “strategica” ma “a termine”;

– riduzione drastica delle categorie di rifiuto assegnate

Un Piano che pretenda di farsi rispettare deve necessariamente prevedere una progressiva ma drastica riduzione delle categorie di rifiti (codici CER) assegnati a Corinaldo: la maggior parte delle voci è fatta di materiali riciclabili! Tendenzialmente il punto d’arrivo dovrebbe essere il solo cod. 19  e nemmeno in tutte le sue sub-categorie: “Rifiuti prodotti da impianto di trattamento dei rifiuti”, non ulteriormente recuperabili.

la categoria del tempo: il cronoprogramma per uscire dai rifiuti

Nel cronoprogramma, il P.d’A. definisca il termine di un percorso che porti a una consistente riduzione dei rifiuti attualmente indifferenziati, in modo che siano scoraggiati gli investimenti a lungo termine sugli smaltimenti e sulle s-valorizzazioni e siano invece indirizzate le energie verso le attività “economicamente più convenienti”, del riuso e del riciclaggio;

non deve esistere un mercato dei rifiuti

Ponga dunque limiti di autosufficienza territoriale allo smaltimento di ogni classe di rifiuto, in ossequio al principio che non debba esistere un mercato del rifiuto;

no al gestore unico

Non consegni tutti i rifiuti solidi urbani della provincia a un gestore unico. Anzi, stabilisca termini di decadenza dei gestori attuali in ragione della diminuzione progressiva dei rifiuti da trattare;

incentivare i progetti nella diversificazione territoriale

Proprio perché non si vuole un gestore unico che prescinda dal rapporto diretto con gli utilizzatori, vengano sollecitati e incentivati progetti di trattamento in sede locale di materiali post-consumo, sia generati da proposte localmente integrate, sia di iniziativa privata, come le compostiere di quartiere e altre gestioni sociali;

–  la separazione per il riciclaggio non è produzione di rifiuto

Operando in questo modo dia indicazione del comune procedere verso il restringimento del concetto di rifiuto al solo “indifferenziato indifferenziabile”, e non siano più considerati “rifiuto” i materiali separati per lo smaltimento: noi li separiamo apposta perché vengano recuperati come materia seconda e non divengano rifiuto;

le piccole comunità sanno gestire i beni residuali senza renderli rifiuto

Le piccole comunità sono in grado di gestire come bene comune molte materie in modo che non diventino rifiuto: esempio primo il verde fresco per compostaggio di qualità e il legno delle potature.

Biogas a Casine no, compostaggio di prossimità sì

Il Piano non consenta l’impianto per Biogas delle Casine o almeno ne ridimensioni la capienza, in modo che possa essere avviato il compostaggio di prossimità e anche una diffusa produzione di biogas con restituzione diretta al produttori in termini di fornitura di metano ed elettricità o di teleriscaldamento (esempio Danimarca). Ricordiamo se non altro che quanti sono stati orientati al compostaggio (individuale, non sia mai di comunità!) a sconto di un 30% sulla Tari, con tutta probabilità perderebbero questo vantaggio a favore del gestore della Biogas;

SENIGALLIA / “Il salasso della Tari e le scelte errate del Comune”l’esempio dei materiali spiaggiati: differenziamoli lì

Le autorità locali siano incentivate e premiate come non-produttrici di rifiuti; esempio separare in loco i prodotti dello spiaggiamento (prevalentemente legno e plastica) inviando allo smaltimento solo il non differenziabile: non certo il legno, che va trattato in loco e messo a disposizione di chi lo vuole;

tariffa puntuale sui rifiuti? meglio sgravi sul differenziato da riciclo

Non crediamo alla tariffa puntuale. Perché se è vero che va penalizzata la  scarsa diligenza, è anche vero che la quantità del grigio dipende in gran parte dalle amministrazioni pubbliche che non dispongono la sufficiente riciclabilità e l’effettivo riciclaggio dei prodotti post-consumo. E’ il caso dei poliaccoppiati, per esempio. Perchè poi far pagare a chi è già contribuente? Piuttosto il Comune premi la differenziata per riciclo in misura percentuale sul riciclato sottraendola alla Tari;

meno rifiuti, meno Tari: no al doppio gioco dei Comuni

La TARI sia calcolata in misura inversamente proporzionale alle (o sottratta dalle) entrate che il Comune ricava dalla propria partecipazione alla gestione della discarica attraverso ASA; man mano venga poi ridotta in modo direttamente proporzionale alla diminuzione dello smaltito e/o valorizzato;

i beni residuali devono interessare le varie competenze di governo

la presenza di beni materiali circolanti non sia più soltanto oggetto dell’interesse degli addetti alla loro gestione diretta, ma investa anche ambiti come la sanità e l’urbanistica, e soprattutto coinvolga i cittadini in termini di di possibile occupazione. La sanità si renda responsabile rispetto alla necessità di mantenere l’igiene anche in condizioni di packaging ridotto o nullo; l’urbanistica prima e i regolamenti comunali smettano di ignorare che i luoghi abitati sono attraversati da flussi di merci ai diversi livelli temporali della loro fruizione, e definiscano standard capaci di includere e prevedere la gestione di questi materiali nella distribuzione urbana come fonte di controllo e autosufficienza.

Le non-economie del rifiuto non daranno profitti, non daranno occupazione, non alzeranno il PIL, ma miglioreranno la nostra salute con l’effetto di ridurre i costi sanitari, eviteranno le bonifiche necessarie alla gestione anche dopo anni che avremo smesso di conferire in discarica, restituiranno il senso del valore delle cose e di quello della cittadinanza e della comunità con gestioni liquide e allargate, ridurranno il peso delle tasse; porteranno un complessivo e durevole benessere a tutta la popolazione”.

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