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In scena ad Ancona la rappresentazione “Maria e Marta sorelle per sempre” in memoria del professor Bruno Cantarini

In scena ad Ancona la rappresentazione “Maria e Marta sorelle per sempre” in memoria del professor Bruno Cantarini

di MASSIMO CORTESE

ANCONA – Per ricordare il nono anniversario della scomparsa di Bruno Cantarini, insegnante e artista anconetano, è andata in scena la rappresentazione teatrale di “Maria e Marta sorelle per sempre”, presso la chiesa del Santissimo Crocifisso di Ancona.

Lo spettacolo è stato organizzato dalla Compagnia Bella di Forlì, grazie ai testi e alla regia di Giampiero Pizzol e alla recitazione di Laura Aguzzoni e Giulia Merelli, che hanno interpretato Marta e Maria.

L’evento è stato organizzato da Giorgia Coppari, nota scrittrice anconetana, oltre ad essere stata la moglie di Bruno Cantarini. Ed è appunto nella sua veste di organizzatrice di quelli che sono ormai diventati degli appuntamenti fissi per ricordare Bruno, Giorgia ha introdotto l’evento teatrale parlando della Fondazione AVSI, a beneficio della quale sono state raccolte delle offerte.

“Maria e Marta sorelle per sempre” è un’opera liberamente tratta da un episodio riportato nei Vangeli di Luca e Giovanni che costituisce la cornice del dialogo umanissimo fra due donne molto diverse fra loro e unite da un vincolo di sangue, sorelle fra l’altro di Lazzaro, noto per essere stato riportato in vita da Gesù.

Gesù si reca a casa delle sorelle, ed allora Marta si lamenta con Lui del fatto che Maria non fornisca il suo contributo nelle faccende domestiche. La sorella maggiore arriva a chiedere un aiuto a Gesù, ma Egli le risponde: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Maria sceglie l’essenziale, ciò senza cui tutto perde senso. E che le consente di non reagire alle accuse della sorella. Nel testo di Pizzol la saldezza di Maria è l’esito di un percorso di crescita personale. La sua è la storia di una donna che si è ribellata al suo dover essere secondo certi canoni dominanti della società in cui vive. Nel suo passato aveva scelto la protesta in nome dell’autonomia e della libertà personali. Ora però ha compreso che l’unica cosa necessaria è la parola del Signore che mette a tacere le nostre parole vane e mette ordine e pace nelle nostre relazioni. L’unico elemento di cui c’è bisogno è la vita di Cristo in noi, che dona la gioia che niente e nessuno potrà toglierci. Maria, riconciliata inaspettatamente da Dio con sè stessa, si riconcilia con il suo passato, con la sorella e con il Dio di misericordia in cui forse inconsciamente aveva sempre confidato, decidendo in modo definitivo di amarlo e stargli vicino fin sotto alla croce e anche oltre la croce.

La conversazione è serrata, il tempo trascorre veloce e, accanto alla parola, alcuni canti accompagnano il dialogo. Cantando entra in scena Marta e una danza chiuderà il sipario: anzi, a pensarci bene le ultime parole del dialogo sono rivolte al Paradiso, destinazione finale della loro permanenza terrena.

Mi piace inoltre ricordare un minuscolo fatto avvenuto a spettacolo concluso. Intendo riferirmi all’abbraccio tra una nipotina di Giorgia che è andata dalla nonna: quell’abbraccio, pur non riguardando in alcun modo la gradita rappresentazione teatrale, ci ricorda quanto siano preziosi i legami familiari, come sicuramente deve essere avvenuto tra le due sorelle Maria e Marta.

 

(Le fotografie sono di Stefano Sacchettoni)

 

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