JESIPOLITICA

Rifondazione comunista sul biodigestore: “Tante sceneggiate, una sola verità”

Rifondazione comunista sul biodigestore: “Tante sceneggiate, una sola verità”

JESI – “La decisione dell’Ata (assemblea territoriale d’ambito) composta dai sindaci della provincia di Ancona che ha deciso, a maggioranza,  di reinserire Jesi tra i siti atti ad ospitare il biodigestore  per rifiuti organici racconta molte cose”. E’ quanto si legge in una nota diffusa oggi dal Circolo K.Marx Jesi di Rifondazione comunista.

“In primo luogo dell’incapacità e dei ritardi di questo organismo, visto che da anni è scaduto il tempo per la determinazione del piano che avrebbe dovuto definire strutture e modalità per la raccolta e il trattamento dei rifiuti mentre siamo ancora ai preliminari, causando così – afferma sempre Rifondazione comunista – aggravi di costi ( che pagano i cittadini) e disfunzioni che aggravano la qualità ambientale del territorio. Poi ci raccontano del modo opaco con cui queste scelte vengono prese, senza informare e coinvolgere i cittadini e tenendo di fatto all’ oscuro i consigli comunali dove , per altro , pochi chiedono di essere coinvolti per poter esprimere giudizi e valutazioni. Per non dire della qualità delle scelte , tutte incentrate su modalità e impianti ( il biodigestore è tra questi) costose e piene di inconvenienti.

“Infine del ruolo e della battaglia tra gruppi lobbystici privati e fintamente pubblici (come sono gruppi quali Hera o Multiservizi, quotati in borsa e con finalità statutarie con al centro  il profitto come missione industriale)   che si contendono questa lucrosissima torta  influenzando le decisioni.  Rifondazione Comunista – prosegue la nota – è sempre stata contraria non solo all’istallazione del biodigestore nel territorio jesino e altrove  ma pure al modo con cui queste scelte , che espropriano i cittadini dei loro diritti a conoscere, a proporre, a dissentire, stanno maturando.

“La battaglia, poi, fatta di reticenze e mezze verità che la giunta Bacci e il Pd stanno mettendo in scena mostra la qualità di quegli amministratori e di quel partito, subalterni alla cultura del profitto come metro di misura del servizio pubblico e incapaci perciò di costruire un percorso democratico e partecipato che abbia al centro i cittadini, la salute e l’ambiente. È vero che la giunta Bacci per prima si era dichiarata disponibile ad accogliere il biodigestore com’è vero che il Pd ha guardato ad un piano che fosse a misura di Multiservizi, mancato l’accordo su chi avrebbe gestito l’impianto sono volati gli stracci, questi, in estrema sintesi i fatti.

“La morale di questa storia – secondo Rifondazione comunista – è semplice, chi vuole ridare voce ai cittadini, chi vuole ricostruire attraverso la partecipazione una sana dialettica democratica, chi vuole ridare dignità ai consigli comunali deve tenersi alla larga da queste logiche e da chi ne fa il fulcro del proprio quotidiano agire politico. Rifondazione, nel suo piccolo ci sta provando convinta, che alla fine non sarà sola.

“Intanto la battaglia per un nuovo piano dei rifiuti non è ancora persa, facciamo appello ai comitati che si sono spesi con generosità, a quelle organizzazioni sindacali che rivendicano una gestione pubblica e trasparente di questo e degli altri servizi pubblici, alle forze politiche che non vogliono farsi chiudere nel recinto della governabilità bensì costruire una stagione di partecipazione attiva dei cittadini  – conclude Rifondazione comunista – ad unire le forze e agire con coerenza”.

 

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