JESIPOLITICA

La denuncia di Rifondazione Comunista: “Le baruffe non servono, per rilanciare l’Interporto occorre affrontare i problemi veri”

La denuncia di Rifondazione Comunista: “Le baruffe non servono, per rilanciare l’Interporto occorre affrontare i problemi veri”

ANCONA – Dalla Federazione di Ancona del Partito della Rifondazione Comunista riceviamo: “Sembra il remeke della scena più esilarante  di “Polvere di Stelle” questo ultimo scorcio di legislatura regionale, tutta la compagnia a sgomitare per trovare un posto a tavola. Così anche le quisquiglie (come avrebbe detto Totò) diventano argomento di rissa. Ieri quella tra il consigliere Giancarli e la vice presidente Casini sui ritardi della dell’apertura della centrale unica del 118 all’ Interporto di Jesi.

“Tuttavia dietro questo nulla si rivelano i grandi problemi e il mai avvenuto decollo dell’ infrastruttura jesina è uno di questi. Narra della mancanza di una seria politica regionale nel trasporto. Ignava per quello pubblico delle persone dove non si è capaci di governare orari e scelte per quello ferroviario  (basti pensare che dalle 21 tutto si ferma) e si sono continuate a finanziare antiche gilde private in quello su gomma (concessioni e tragitti che rispondono non ai bisogni dei cittadini ma alle economie delle aziende). Ignorante su quello merci dove le Marche sono tra le poche regioni a non avere una specifica legge mentre nel frattempo si è consentito lo smantellamento di tutti i piccoli scali invece essenziali in un’economia come quella marchigiana fatta di piccole aziende e distretti. In questo contesto la grave situazione  dell’ Interporto, nei fatti in via di liquidazione( basti il nuovo consiglio di amministrazione, per la maggioranza affidato a “cariatidi politiche presenti in tutto capaci di nulla) dovrebbe indurre  a cominciare dal territorio (i sindaci della Vallesina, l’amministrazione di Jesi in particolare ) a chieder conto del futuro dello Scalo.

“Da anni le attività proprie si limitano a movimentare “antichi trasporti “ (acqua, carta, cellulosa e rottami di ferro) sottratte agli scali ferroviari chiusi in questi anni. Mai l’infrastruttura è stata messa in sinergia con il porto di Ancona, mentre il collegamento ferroviario poteva essere insieme la possibilità di liberare spazi nello scalo dorico e decongestionare la statale 16 , annoso e ormai ridicolo “gnommero” chiamato uscita a Nord. Di questo e d’altro avrebbero dovuto discutere Casini e Giancarli ed essere sinceri, l’ubicazione del polo 118 in quel luogo è una dichiarazione di resa, oltre che un escamotage per ripianare un po’ del consistente debito della società Interporto. Di questo chiediamo conto, su questo ci piacerebbe conoscere l’opinione e le iniziative delle organizzazioni sociali a cominciare da quelle del mondo del lavoro”.

 

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