CULTURAIN PRIMO PIANOSENIGALLIA

“A Senigallia ben presto tutto finisce, anche il Festival della Fotografia”

“A Senigallia ben presto tutto finisce, anche il Festival della Fotografia”

SENIGALLIA – Riceviamo (da personaggio attendibile ed affidabile) e pubblichiamo: “Che noia quando una cittadina langue e non si anima di manifestazioni che allietano le ore libere dei suoi abitanti, ma non è cosa che riguarda la mia città, ho saputo che finalmente a Senigallia è arrivata la tanta agognata manifestazione “La Biennale di Senigallia, 150 anni di fotografia 1839-1989”, una tre giorni piena di novità, incontri, idee, immagini, a disposizione dei tantissimi appassionatissimi cittadini senigalliesi, amanti della fotografia e non solo.

“Ho sentito, però, due anziani appoggiati alla ringhiera della mia fontana, addossata al Municipio, in piazza, che si lamentavano di capire poco o niente di quello che si dice nei tanti appuntamenti con il pubblico senigalliese in questa meravigliosa Biennale di Senigallia, credo Numero Zero. Uno diceva all’altro: “A me sembra francese moderno”, “ma ,no“  gli ha risposto l’altro “comunque, certamente non è italiano”. In effetti per rendere la manifestazione ancora più interessante e seguita da tecnici e non, da intellettuali e non, si è pensato bene di farla in lingua straniera.

“Ma sì, era ora che si svecchiasse quel normale regime di organizzare mostre in casa con una platea internazionale, ora siamo passati ad una organizzazione, delle mostre, che viene da lontano, ma la platea finalmente, anche se esigua, è locale, anzi sembra quasi rionale.

“Mi hanno riferito che tanti intellettuali (e/o simili) si sono affollati, ad un certo punto, in uno spazio limitato (l’androne del Palazzetto Baviera) non riuscendo a capire del perché erano diventati quasi prigionieri di un mercatino dell’usato. Ci ricorda Marco 11,15-17: “15 Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 16 e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. 17 Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto … !».

Nel tempio della cultura e dell’arte del Palazzetto Baviera, nel quale in quel momento erano esposte anche opere di Giacomelli, Ferroni e Cavalli, non è entrato nessuno che si è messo a scacciare alcuno. Segno del cambiamento dei tempi? Il Palazzetto Baviera è davvero un luogo importante per la cultura senigalliese, il prof Bugatti diceva che chi sa quante volte in quell’androne è passato il giovane Giacomo Leopardi venendo a visitare i suoi parenti materni nella cittadina balneare.

“Ma al di là delle incomprensioni mie e del popolino, resta il fatto che ancora per una volta i senigalliesi hanno potuto godere della visione delle opere di Giacomelli, Ferroni e Cavalli e di curiose fotografie dell’800, come calotipi, dagherrotipi e loro variazioni di Marubbi e Naretti, veri tesori di storia della fotografia. Tesori che, insieme ad una grande rassegna di autori della Scuola del Misa, sono anche conservati al Museo dell’arte moderna e della fotografia di Senigallia grazie alla politica della crescita della cultura a Senigallia da parte del suo compianto direttore e dell’illuminata gestione pubblica del Museo.

“Peccato però che anche questa manifestazione è andata … e peccato che sono legato a questa figura di pietra altrimenti avrei gradito partecipare anche io alla festa a questa vera e propria wunderkammer (in italiano camera delle meraviglie o gabinetto delle curiosità o delle meraviglie, è un’espressione appartenente alla lingua tedesca), che ci ha donato anche un tocco di esotico ed etnografico. Io che mastico, amaramente, in silenzio, il francese. (IL MONCO)

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