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Giornata della memoria a Fano, uno studente protesta durante la celebrazione

Giornata della memoria a Fano, uno studente protesta durante la celebrazione

di PAOLO M. ROCCO

FANO – «Ma lei è proprio sicuro di quello che ha appena detto? È sicuro di voler sostenere il paragone tra la problematica dell’emigrazione di oggi e la Shoah degli Ebrei durante la Seconda Guerra mondiale?». L’interrogativo lo ha posto, senza mezzi termini e con tono di profonda meraviglia, uno studente delle scuole superiori all’assessore ai Servizi educativi del Comune di Fano, Mascarin, quando il dibattito conclusivo della Giornata della Memoria, tenutasi alla Sala Verdi del Teatro della Fortuna in presenza di circa 100 studenti delle scuole superiori cittadine, stava volgendo al termine.

Già solo il fatto che sia stata posta questa domanda da un giovane studente ribadisce quanto da anni avviene durante questa giornata celebrativa: un tentativo, puntualmente smascherato (questa volta da uno studente, altre volte da insegnanti presenti) di condizionare ideologicamente l’opinione pubblica giovanile e di utilizzare l’occasione per una impropria propaganda partitica.  L’assessore ai servizi educativi fanese appena prima, infatti, aveva cercato di tracciare un rapporto tra lo sterminio degli Ebrei e la problematica degli immigrati di questi giorni e di questi anni. Il paragone (se n’è accorto anche lo studente) non regge, non può reggere agli occhi di nessuno, men che meno alla coscienza, e, sembra superfluo dirlo ma non lo è, già solo il porre quel paragone ha qualcosa di pesantemente offensivo verso la tragedia che ha segnato la storia dell’Umanità, la metodica distruzione di un Popolo intero,un genocidio. E, in realtà, quando l’assessore ha imprudentemente tracciato quell’impossibile rapporto tra Shoah e emigrazione, chi era nel mezzo della platea ha sentito diffondersi un brusio di disapprovazione.

Ora, é vero che siamo alla vigilia, si può dire, di una consultazione elettorale che la grancassa mediatica annuncia come ‘determinante’ (ma quale consultazione elettorale non lo è?); è vero, quindi, che si stanno già affilando le armi (spesso spuntate) per la campagna elettorale, ma è ancor più vero che un avveduto amministratore pubblico dovrebbe attenersi al suo mandato istituzionale: un mandato che non gli concede di insinuare elementi propagandistici e ideologici durante una manifestazione pubblica indetta per mantenere la memoria intatta e viva – e perpetua la condanna – di una pagina aberrante di Storia contemporanea verso la quale i ‘cappelli’ ideologici non dovrebbero in alcun modo avere asilo (così come, in questo contesto, non può avere alcun asilo la problematica migratoria).

Purtroppo, invece, medesimi tentativi di distorsione del dato storico (a favore di una lettura di parte e ingannevole dei fatti) sono accaduti anche quando, a Fano, il governo cittadino era guidato da quanti, oggi, sono all’opposizione. E anche in quel caso c’è stato chi ha contestato pubblicamente tentativi di condizionamento ideologico rivolti agli studenti riuniti per la celebrazione della Giornata della Memoria o anche per la Giornata del Ricordo (Foibe).

Insomma, se è così difficile per qualche amministratore pubblico astenersi dall’approfittarsi di una platea di giovani (che sono i più indifesi, in questo senso) per inculcare idee avulse dalla realtà della Storia (sia quando si tratti di Olocausto che quando si parli dei problemi dell’emigrazione), meglio sarebbe, per gli anni a venire, affidare l’organizzazione di queste Giornate celebrative delle vittime di quelle tragedie, ai diretti interessati senza alcuna intromissione da parte di amministrazioni comunali pubbliche: Associazioni o Comitati di Reduci dei campi di sterminio e delle foibe, ai loro parenti, per meglio dire, i quali (nell’augurio che anch’essi non siano stati sottoposti a una pedagogizzazione da regime antidemocratico) potranno spiegare, se vorranno, in modo intellettualmente onesto, quanto è accaduto ai loro cari e ai milioni di morti e perseguitati dal regime nazi/fascista e dal regime titino (Josip B. Tito, dittatore dell’ex Jugoslavia).

In seguito alla domanda dello studente (che era, in sé, ferma protesta contro la lettura di quei fatti proposta da Mascarin), l’assessore ha tentato di rispondere con molto imbarazzo e senza riuscire ad essere convincente: «Ho fatto quel rapporto tra Olocausto e emigrazione – ha detto Mascarin – perché volevo intendere il portato umanitario delle due vicende…», come se si potesse ricondurre la Shoah  a una questione di esclusivo interesse di qualche Ong (organizzazione non governativa) di turno! E, quindi, «Bravo!» a quello studente che ha sottolineato, per primo, pubblicamente, questo grave episodio di ordinaria, negativa, amministrazione.

 

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