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A Senigallia nuove prospettive di ricerca archeologica

A Senigallia nuove prospettive di ricerca archeologica

Italia Nostra e Archeoclub chiedono un impegno convinto dell’Amministrazione comunale e dei privati

SENIGALLIA – Sono stati avviati di recente a Senigallia i lavori di demolizione e ricostruzione del grosso complesso abitativo denominato ex Mulino Tarsi, posto all’incrocio fra via Mercantini e via Leopardi in Senigallia, dove sono previsti anche lavori di scavo in profondità per la costruzione di garage seminterrati.

“Il luogo – affermano il professor Virginio Villani e il dottor Paolo Negri a nome delle sezioni di Senigallia di Italia Nostra e dell’Archeoclub d’Italia – è di particolare interesse archeologico, perché si trova all’interno dell’antico giro di mura di età romana e altomedievale, e soprattutto non è distante dall’area di via Baroccio, dove nel 2014 nel corso di analoghi lavori sono stati rinvenuti resti archeologici molto interessanti, fra cui quelli di un luogo di culto risalente alla fondazione della città.

“Come è noto, esiste a Senigallia una convenzione fra Comune, Università di Bologna, Soprintendenza regionale e Comune allo scopo di praticare l’archeologia preventiva, cioè di indagare sulla eventuale presenza di testimonianze archeologiche in aree di cantieri edili in ambito urbano e prevenire la distruzione dei reperti.

“Grazie alla disponibilità delle imprese e alla volontà collaborativa del Comune dopo il 2010 le indagini eseguite dagli archeologi bolognesi in via Cavallotti, via Baroccio, via Gherardi, piazza Garibaldi e piazza Lamarmora hanno dato risultati tutti interessanti e in qualche caso di grande rilievo, permettendo di ampliare la conoscenza della Senigallia sotterranea prerinascimentale e preroveresca, scomparsa nel corso delle varie fasi di ricostruzione dalla metà del ‘400 al ‘700.

“Recentemente sono venuti alla luce anche in via San Martino resti di pavimentazione stradale e di edifici attribuibili ad piccolo borgo quattrocentesco fuori delle mura malatestiane e demolito dopo la metà del ‘500 in occasione dell’ampliamento roveresco, della costruzione della chiesa e della strada antistante.

“Auspichiamo che sia in questo caso, come in quello ben più importante dell’ex mulino Tarsi – concludono il professor Virginio Villani e il dottor Paolo Negri a nome delle sezioni di Senigallia di Italia Nostra e dell’Archeoclub d’Italia – si voglia sfruttare al meglio le occasioni offerte dai lavori e chiediamo all’Amministrazione comunale di affiancare la disponibilità dell’impresa e ma- gari sollecitare, cosa mai fatta finora, anche il contributo di qualche imprenditore privato. Da parte loro Italia Nostra e Archeoclub offriranno come sempre la loro collaborazione nelle forme richieste”.

 

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