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Il professor Giorgio Silvestri nel ricordo del figlio Guido: “Un uomo onesto”

Il professor Giorgio Silvestri nel ricordo del figlio Guido: “Un uomo onesto”

SENIGALLIA – Il professor Guido Silvestri ricorda – con un bellissimo intervento su Facebook – il padre Giorgio, morto una settimana fa all’Ospedale di Senigallia.
Ecco quanto scrive:
“La notte tra lunedì e martedì scorso, all’Ospedale di Senigallia, mio padre, Giorgio Silvestri, è morto a 94 anni dopo una lunga malattia che da anni ne aveva gravemente compromesso le funzioni fisiche e cognitive. I funerali si sono svolti giovedì 25 ottobre al Duomo di Senigallia, e le spoglie sono state tumulate al cimitero delle Grazie. Così raggiunge in Cielo mia madre, morta appena tre mesi fa. Ora entrambi hanno smesso di soffrire, e sono di nuovo insieme, nella pace e nell’amore del nostro Creatore.

Nato a Senigallia nel 1924, mio padre si laureò a Perugia nel 1950, e si specializzò in Medicina Interna con il Prof. Oliva, al quale rimase sempre molto legato. Durante un lungo soggiorno all’Hopital Saint-Louis di Parigi, nel laboratorio di Jean Dausset (futuro premio Nobel nel 1980), Giorgio si innamorò della medicina trasfusionale, disciplina di cui divenne uno dei pionieri nelle Marche. Fu primario del Centro Trasfusionale a Senigallia (1970-75), Jesi (1975-1986) e Ancona (1986-1989), autore del testo “Immunoematologia Pratica”, il primo manuale italiano di medicina trasfusionale per infermieri e tecnici di laboratorio (che per anni vendetta migliaia di copie in tutta Italia), ed instancabile organizzatore dell’AVIS a livello regionale e nazionale. In pensione dal 1989, rimase attivo in molte aeree fino al 2012. A parte la medicina, era innamorato dello sport (tennis e calcio, soprattutto la Nazionale e l’adorata Vigor), del Rotary Club di Senigallia (di cui era stato fondatore e Paul Harris Fellow) e di Seefeld, un paesino delle Alpi Tirolesi dove per decenni è andato a passare la vacanze estive con mia madre.

In questi giorni di tristezza sono andato a frugare nel cassetto dei ricordi, e ne ho trovati tre che mi piace condividere con chi segue questa pagina.
Il primo è del 1982, quando mio padre ed io andammo insieme a vedere i mondiali di Spagna – una pazzesca tirata in macchina da Senigallia a Barcellona. Chi segue il calcio ricorderà che il girone eliminatorio di quel mondiale non fu molto glorioso per l’Italia. Ma mio padre, che di calcio ne capiva, disse “Andiamo, perché questa squadra è forte e Bearzot sta facendo i cambi giusti”. Sapete come andò a finire: una indimenticabile cavalcata di vittorie contro Argentina, Brasile, Polonia e Germania. Ed a me piace ricordare mio padre, di solito sempre misurato, mentre sugli spalti dell’Estadio Sarria saltava come un grillo ed abbracciava chiunque gli stesse intorno, al fischio finale del mitico 3-2 contro Zico, Falcao, Socrates e compagnia bella
Il secondo ricordo è una visita che feci a lui e mamma a Seefeld, nel luglio 2010, complice un congresso sull’AIDS a Vienna. Erano decenni che non ci tornavo, e passai un giorno tra quelle bellissime montagne, con Giorgio che mi faceva vedere con orgoglio le cime, sentieri e ristoranti preferiti di quello che lui chiamava il suo Paradiso. Non lo sapevamo, ma quello sarebbe stato il suo ultimo soggiorno alla Haus Michael (mio padre aveva già 86 anni), ed in queste ore tristi mi piace ripensare a quel momento di grande pace e serenità spirituale.
Il terzo ricordo, il più forte, è di quel mattino del 24 settembre 1993, quando mio padre mi accompagnò all’aeroporto di Falconara, dove iniziò quella che sarebbe stata l’avventura decisiva della mia vita. Ricordo le mille emozioni che trasparivano dai suoi occhi mentre ci salutavamo. Ma siccome non era uomo di grandi smancerie, mi strinse la mano e disse solo due parole: “Fatti onore”. Spero di non averlo deluso.

Mio padre non era un uomo facile. Era fondamentalmente buono e generoso, ma non aveva grandi doti di diplomazia, e per questo nella sua vita aveva avuto diversi scontri e non poche delusioni. Al contrario, le sue amicizie erano poche ma solide come la roccia: “Zio” Nino e “Zio” Armando, Marcello Sabbatini, i fratelli Covarelli, alcuni colleghi (Mercuri, Massacesi e Ciampani in particolare), il papà di Brenno, e pochi altri. Certamente non faceva mistero di detestare quelli che lui chiamava i “furbi”, riferendosi soprattutto a chi, nella vita e nella carriera, si era fatto largo grazie ad agganci politici. In realtà se devo pensare ad un aspetto di mio padre che più di tutti lo definisce, mi viene in mente la descrizione che il mio vecchio amico Fabiuz fece di suo padre, il professor Gresta, durante una recente chiacchierata: “un uomo onesto”. Ecco, Giorgio era una di quelle persone per cui l’onestà – nella vita, nel lavoro, nei rapporti umani – era una specie di religione, su cui non si potevano fare compromessi. In questa squinternata Italia del 2018, in cui la parola onestà è diventata da un lato uno slogan politico e dall’altro uno scherno per definire gli incapaci, a me piace ricordare mio padre, al momento della sua morte, come un uomo profondamente e sinceramente onesto. E lo faccio con enorme orgoglio, pensando che se tutti fossero come lui il mondo sarebbe un posto molto migliore.

Concludo questo ricordo ringraziando tutti coloro che in questo momento doloroso hanno manifestato la loro vicinanza ed il loro affetto a me ed alla mia famiglia. Sono tantissimi, e la loro presenza e’ stata importante – da quelli che sono venuti al funerale o in camera mortuaria, a quelli che, lontani, hanno fatto sentire la loro presenza tramite telefonate, email o messaggi. Un ringraziamento speciale va all’amico Guido Ferrari, che è stato con me quando è giunta la notizia, a Paolo ed alla sua famiglia che mi hanno ospitato in questi giorni, alle amiche di sempre Silvia e Caterina, che nel momento del dolore mi proteggono come fossi un loro bambino, ed a Gianluigi Mazzufferi, il cui affetto filiale verso Giorgio lo rende un fratello in spirito. La mia eterna gratitudine va alle badanti Adina, Alina, Giorgia, Franca ed Amina, che per anni hanno assistito mio padre come se fosse il loro genitore. Grazie ancora a tutti”.

 

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