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Rifondazione Comunista: “Rivendicare anche a Jesi il rispetto della legge 194 e i diritti delle donne”

Rifondazione Comunista: “Rivendicare anche a Jesi il rispetto della legge 194 e i diritti delle donne”

JESI – Dal Circolo Karl Marx di Jesi del Partito della Rifondazione Comunista riceviamo: “Certo che l’Amministrazione comunale guidata da Bacci, ha uno strano (?) modo di interpretare la democrazia. Giorni fa, è stata presentata una mozione a sostegno della legge 194 da Jesi in Comune, per mano della consigliera Agnese Santarelli. La mozione conteneva un richiamo a quanto avvenuto a Verona , dove la scorsa settimana l’Amministrazione comunale ha approvato una mozione che proclama Verona “città a favore della vita” e che finanzia progetti e associazioni cattoliche per la cosiddetta “adozione del feto”.

“Bene il presidente del Consiglio annuncia che non iscriverà la mozione al prossimo Consiglio comunale, poiché a Verona il tutto è avvenuto democraticamente . L’Amministrazione comunale rifiuta il confronto, rifiuta di dover scegliere da che parte stare 😮 dalla parte delle donne o dalla parte del governo e dei movimenti retrivi e di destra.

“Non scegliere sta generando un consenso silenzioso in questa città , si lascia passare il fatto che nel nostro ospedale l’obiezione all’applicazione della legge 194 è del 100%, che al consultorio i medici sono obiettori, che sulle pareti del consultorio pubblico viene dato spazio al consultorio cattolico .

“È in questo quadro che si inserisce lo svuotamento della legge sull’aborto, attraverso l’obiezione di coscienza, presenza dei pro-life nelle strutture sanitarie, la progressiva perdita di servizi sanitari realmente pubblici – attraverso processi di privatizzazione e commercializzazione, assicurazioni integrative, esternalizzazioni dei servizi – che ha forti ripercussioni su accessibilità, qualità del servizio e capacità di rispondere ai bisogni reali.

“Non sarà un presidente del consiglio comunale a comunale a dettar legge! E’ necessario uscire in strada a rivendicare il rispetto della legge 194 e il diritto delle donne ad autodeterminarsi. Riappropriarsi dei servizi a livello territoriale e avviare discorsi e pratiche condivise sulla salute, in cui un punto centrale sia la reale partecipazione delle/i pazienti e delle comunità che rimetta in discussione i rapporti di potere medico /paziente, Il tema dell’aborto può aprire contraddizioni e spazi di trasformazione politica se inserito in un contesto più ampio sul diritto alla salute , alla cura e libero accesso ,  alla sanità pubblica”.

 

 

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