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Fileri e Gregorini: “La mancata manutenzione del Misa ha portato morte, distruzione, paura e dolore”

Fileri e Gregorini: “La mancata manutenzione del Misa ha portato morte, distruzione, paura e dolore”

“Auspichiamo che il fiume sia oggetto di provvedimenti gentili, efficaci e continui, non di interventi forti, sporadici ed efficaci solo nel breve periodo”

SENIGALLIA – “La Regione Marche, proprietario del fiume Misa e responsabile del bacino idrografico Misa Nevola, e la Provincia di Ancona, ente delegato alla manutenzione – scrivono in una nota i consiglieri comunali Nausicaa Fileri, capogruppo La Città Futura e Mauro Gregorini, Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista -, hanno la responsabilità di non essersi adoperate in passato per una programmazione continua di manutenzione e di gestione del bacino idrografico. Questa incuria perpetrata per molti anni ha portato alla immane tragedia del 3 maggio del 2014 con morte, distruzione, paura, dolore.

“Oggi la Regione Marche ci dice che saranno investite somme di denaro molto cospicue e di questo prediamo atto con soddisfazione, ma se non ci fosse stato il vulnus di cui sopra e si fosse agito in termini di prevenzione e manutenzione continua, tutto ciò non sarebbe stato necessario.

“Il modello di intervento sul bacino idrografico del Misa – Nevola a cui guardiamo è quello olistico, sistemico. Da quando siamo in maggioranza abbiamo imparato a governare i processi complessi nella loro visione d’insieme, non ad essere monotematici. Per questo chiediamo alla regione Marche di lavorare in sede di programmazione, di progettazione e di esecuzione con un approccio sistemico interdisciplinare, cercando di promuovere processi di coinvolgimento, nelle diverse fasi di elaborazione, di tutti i soggetti interessati –  istituzioni e comunità locali – secondo un modello di progettazione partecipata dentro il processo del Contratto di Fiume.

“Parlare di fiume Misa, secondo noi, significa avere a cuore, in una visione di insieme, il tema della sicurezza dei cittadini, quello del paesaggio, quello dell’ambiente, quello della fruibilità per il tempo libero delle persone, quello del rapporto con l’agricoltura, della qualità delle acque, del rapporto con le attività e insediamenti antropici, nati troppo a ridosso delle sponde. Noi vogliamo tenere tutto questo insieme, rifuggendo posizioni che potrebbero portare ad esacerbare i conflitti mai risolti tra la necessità di intervenire per garantire la sicurezza e la necessità di preservare per garantire ambiente e paesaggio. E’ l’ecologia di cui facciamo parte come donne e uomini che ci impone un atteggiamento sistemico di questo tipo.

“Ora l’incuria ultradecennale dell’ultimo periodo, i cambiamenti climatici – di cui percepiamo ogni giorno la presenza -, la necessità di garantire sicurezza e di non stare sotto la scure dei procedimenti giurisdizionali penali, che sommariamente vengono vissuti molto prima sui mass media, impongono interventi veementi e forti, come le ruspe, modello di intervento tradizionale di tipo ingegneristico. Noi – aggiungono i consiglieri comunali Nausicaa Fileri, capogruppo La Città Futura e Mauro Gregorini, Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista – auspichiamo che il fiume sia oggetto di interventi gentili, efficaci e continui. Non di interventi forti, sporadici ed efficaci solo nel breve periodo. Il modello di gestione e di intervento a cui guardiamo è quello di tipo naturalistico, secondo il principio – guida di tentare di restituire il proprio spazio al fiume. A questo proposito si cita uno stralcio del documento dell’Osservatorio del Fiume Misa: “Il fiume è un ambiente dinamico e mutevole, il suo alveo naturalmente si sposta e si rimodella in continuazione. L’approccio scientificamente corretto è concedergli il suo naturale spazio di libertà. Ciò è divenuto un obbligo di legge, da molti anni. Le direttive europee in tema ambientale, spingono per il ripristino delle pianure alluvionali e incentivano il ricorso alla laminazione diffusa e/o ad un sistema di vasche di esondazione diffusa, usate anche come strumento di riserva idrica o come fonte di approvvigionamento di energia idroelettrica con approcci orientati alla gestione del rischio e non solo della pericolosità. Un concetto chiave è la “ritenzione naturale dell’acqua”.

“Noi reputiamo importante continuare con il processo del Contratto di Fiume, che è un luogo e un tempo codificato di incontro e confronto tra Enti istituzionali e associazionismo, comitati, associazioni di categoria, forze sociali, ordini professionali…è un processo dove chi ha l’onere e l’onore delle decisioni e ne risponde in tutte le sedi, politiche sociali e giurisdizionali, decide di incontrarsi e confrontarsi per farsi condizionare e condizionare.

Sarebbe bello tornare a far svolgere l’attività di manutenzione non alle ruspe, ma al lavoro dei volontari delle associazioni, che potrebbero sostituire il ruolo di “sentinelle”, che in passato svolgevano gli agricoltori. L’esperienza a cui pensiamo è quella dell’Associazione Confluenze che va potenziata e replicata in tutto il territorio del bacino.

“Riteniamo quindi – concludono i consiglieri comunali Nausicaa Fileri, capogruppo La Città Futura e Mauro Gregorini, Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista – che la Regione debba promuovere, d’intesa con gli enti sovraordinati,  politiche agroforestali e  in particolare pratiche agricole improntate ad un maggior rispetto dei suoli, per allungare i tempi di corrivazione delle acque piovane; nelle politiche di governo del territorio è importante avviare processi di delocalizzazione dei volumi edificati in zone golenali; così come considerare nella progettazione e nell’esecuzione delle opere pubbliche dei ponti cittadini modelli a campata unica al fine di aumentare la portata del fiume; e ancora approfondire e indagare, nella fase di progettazione esecutiva dell’opera pubblica nell’Area Agricola di Compensazione Idraulica in località Brugnetto, i seguenti aspetti:

  1. l’efficacia e la sicurezza dell’opera di presa inserita nella fase progettuale definitiva;
  2. i costi necessari e le fonti di finanziamento a supporto della manutenzione dell’opera, dopo la sua realizzazione;
  3. l’opera di sbarramento a monte, la sua efficacia e suoi standard di sicurezza per le popolazioni residenti in aree adiacenti;
  4. possibilità di riconsiderare la questione del rapporto con la comunità locale, la questione degli espropri e degli indennizzi in modo da riconoscere ai proprietari i giusti ed equi rimborsi”.
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