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“I ghiacci dell’Antartico scompaiono a un ritmo accelerato, a rischio le coste mondiali”

“I ghiacci dell’Antartico scompaiono a un ritmo accelerato, a rischio le coste mondiali”

Pubblicato su Nature l’articolo “Mass balance of the Antarctic ice sheet from 1992 to 2017”. Una importante ricerca realizzata con il contributo dell’Università di Urbino

“I ghiacci dell’Antartico scompaiono a un ritmo accelerato, a rischio le coste mondiali”URBINO – Sulla prestigiosa rivista scientifica Nature i risultati di una nuova ricerca internazionale confermano il progressivo scioglimento dei ghiacci antartici e sul conseguente innalzamento dei mari.

“I cambiamenti di massa dei ghiacci che attualmente ricoprono il continente antartico costituiscono un importante indicatore delle variazioni climatiche globali> afferma il professor Giorgio Spada (nella foto), docente di Fisica della Terra al Dipartimento di Scienze Pure e Applicate dell’Università di Urbino.

“Tuttavia, la vastità dell’Antartide, la sua distanza e le difficoltà dovute al clima estremo rendono particolarmente difficile la raccolta di dati geofisici e climatologici. Combinando misure di gravità da satellite con predizioni di modelli matematici, nell’ambito di una cooperazione internazionale su vasta scala supportata dall’ESA e dalla NASA (www.imbie.org), scienziati di 44 istituzioni hanno per la prima volta ricostruito il bilancio di massa dei ghiacci antartici per un quarto di secolo, nel periodo che va dal 1992 al 2017, migliorando significativamente le valutazioni precedenti e stimando un contributo complessivo di ben 8 millimetri all’aumento globale del livello del mare. Inoltre, in particolari settori della parte occidentale del continente come la penisola Antartica e le regioni prospicienti i mari di Amundsen e Bellingshausen, sono state evidenziate significative accelerazioni recenti (ossia aumenti nel tasso di variazione) nella fusione dei ghiacci in risposta al riscaldamento globale. Il contributo al livello marino della parte orientale dei ghiacci antartici è tuttavia ancora incerto.

“L’Università di Urbino – chiarisce Spada – ha contribuito a questa collaborazione fornendo varie competenze riguardanti la Modellistica Geofisica. In particolare, sono stati utilizzati modelli numerici non-lineari sviluppati nel corso degli anni presso la Sezione di Fisica del DiSPeA in collaborazione con vari enti nazionali ed internazionali, utili alla valutazione delle variazioni regionali del livello marino in risposta a fluttuazioni delle masse glaciali forzate dal clima”.

 

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