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Sabato a San Rocco conferenza dell’Avulss con la partecipazione del dottor Giuseppe Anzani

Sabato a San Rocco conferenza dell’Avulss con la partecipazione del dottor Giuseppe Anzani

SENIGALLIA – Si conclude sabato il ciclo di conferenze sulla bio etica organizzate dall’Avulss di Senigallia e che hanno suscitato un grande interesse. All’auditorium San Rocco interverrà

il dottor Giuseppe Anzani, magistrato ed editorialista del quotidiano Avvenire.

L’impostazione di fondo, oltre l’analisi delle norme che verrà pur fatta con rigore scientifico, per il dott. Anzani è questa: non è un problema di “quanti di vita” aggiunti o perduti.

Morire “umanamente” esclude l’accanimento come pure l’abbandono.  Morire “umanamente”, quando l’incontro è annunciato, è percorrere il varco che immette nell’Oltre, riconciliarsi con i limiti della propria esistenza terrena, accettare la dignità della propria finitudine, accogliere la morte come un grembo di un’alba diversa. La consapevolezza di questa verità è nella storia umana universale.

Fin dal remoto paleolitico e dalle sue tombe, c’è un consenso comune, in tema di vita e di morte, che oltrepassa le nostre clessidre.

La certezza  che non esiste nessun uomo senza una domanda sull’Aldilà, senza una speranza, senza quel nucleo di domande esistenziali che ci affratellano tutti, senza sentire in cuore le questioni ultime la cui risposta abita nell’Oltre; senza quell’inconfondibile bisogno di infinito  che segna la nostra umanità.

L’assenza di questo orizzonte antropologico toglierebbe alla morte il suo profilo meta-biologico, se i soggetti (le persone) cui le norme di legge offrono gli scivoli dell’exitus fossero intesi come “processi biologici” a termine. Il destino di “non essere più” è l’opposto della nascita all’Oltre.

«Ecco perché – ha affermato Papa Francesco – siamo chiamati a custodire gli anziani come un tesoro prezioso e con amore, anche se creano problemi economici e disagi, ecco perché ai malati, anche se nell’ultimo stadio, dobbiamo dare tutta l’assistenza possibile, ecco perché i nascituri vanno sempre accolti; ecco perché, in definitiva, la vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto».

 

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