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Sei anni fa fu inviato in Procura, da Torrico e Colocci, un dossier sugli archivi di Urbino

Sei anni fa fu inviato in Procura, da Torrico e Colocci, un dossier sugli archivi di Urbino

Sei anni fa fu inviato in Procura, da Torrico e Colocci, un dossier sugli archivi di UrbinoURBINO – Il 21 febbraio 2011, lo storico Ermanno Torrico e il giornalista Francesco Colocci (nella foto), <<due cittadini – si segnalavano – che, pur essendo, legittimamente, di diverso orientamento politico, hanno lo stesso intento civico di tutelare un bene (la memoria) insostituibile per la comunità locale e non solo>>, scrissero al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Urbino inviando allo stesso un dossier – esposto dal titolo “Urbino cultura memoria”.

Raccolsero, al tempo, molta stima e consensi per la loro personale battaglia che rappresentava la contesa di molti cittadini per gli archivi della città ducale. Secondo i due succitati illustri personaggi ducali, il dossier, <<illustra un’operazione di carattere culturale, legata al valore degli archivi urbinati dei quali sembra in forse l’integrità, la vigilanza, la custodia, l’accessibilità. Urbino, città patrimonio Unesco, non potrà considerarsi integra senza la sua memoria storica non solo in riferimento al fondo antico ma prevalentemente in riferimento agli archivi comunali del ‘900 e segnatamente agli archivi sanitari: registro dei parti, archivio dell’ex ufficiale sanitario, archivio dell’ufficio igiene e sanità pubblica, archivio degli esposti, archivi degli enti assistenziali Ipab/Irab con relativi inventari dei materiali di arredo uffici e sedi, archivi ospedalieri, archivi brefotrofio dei quali non abbiamo chiara notizia>>.

Veniamo, però, al dunque visto che proprio in questi giorni la vicenda dell’utilizzo di un fiume di denaro pubblico per il polo archivistico di Urbino è finito sotto la lente delle Fiamme Gialle e della procura contabile. Ben 6 anni fa, dunque, Torrico e Colocci, denunciavano alla Procura della Repubblica  <<…anche la confusa, e a nostro avviso, oscura storia recente della ricerca della sede definitiva per l’archivio di Stato che va dallo sfratto dalla sede Ersu (palazzo Corboli) passando per l’operazione di palazzo Chiocci conclusa con uno spreco ingente ed immotivato di risorse per approdare, senza alcun legame logico, all’idea del polo archivistico territoriale la cui sede è indicata in palazzo Gherardi. Ma ancora una volta, non è verificata l’idoneità perché il progetto è poco più di un’ ipotesi…>>.

Per Palazzo Chiocci erano stati stanziati, operazione sostenuta dall’ufficio tecnico comunale, ben 3 miliardi di lire, pervenuti in tre distinte tranches di 1 miliardo tra il 2 maggio 2000 e il 2 gennaio 2001, di cui un miliardo di lire per concludere che palazzo Chiocci non è idoneo e che quindi occorre un’altra soluzione. <<Chi autorizza tanto scialo di danaro pubblico senza alcun risultato concreto? – chiedevano Torrico e Colocci – Possibile che a tutti sia sfuggita la gravità di simili comportamenti, persino alla magistratura urbinate nonostante il fatto che il problema degli archivi comprenda anche quelli della Procura?>>.

Si parla già di <<una serie di errori  e di scelte contraddittorie, prive della indicazione di un percorso trasparente e di procedure rapide e risolutive, che avrebbero alla fine provocato una situazione insostenibile per l’erario e un’offesa al buon senso e all’efficienza di una corretta amministrazione>>. La Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale per le Marche della Corte dei Conti richiede, già nel 2004, alla Direzione dell’Archivio di Stato di Pesaro, una relazione illustrativa corredata dall’aggiornata esposizione cronologica dei fatti e dalla relativa documentazione “per l’avvio dell’istruttoria per l’accertamento di danno erariale”. (eg)

 

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