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SENIGALLIA / Rifiuti, spiaggiamenti e aumento della Tari: il Comune deve restituire i soldi ai cittadini

SENIGALLIA / Rifiuti, spiaggiamenti e aumento della Tari: il Comune deve restituire i soldi ai cittadini

SENIGALLIA / Rifiuti, spiaggiamenti e aumento della Tari: il Comune deve restituire i soldi ai cittadini

SENIGALLIA – Dal Meetup dell’Onda riceviamo e pubblichiamo: “Il Comune ha aumentato la Tari del 25% con la motivazione dei maggiori costi dello smaltimento in discarica dei materiali spiaggiati.

  1. PRIMA OBIEZIONE:
    Perché il comune, a differenza di ciascuno di noi, non fa la separazione e la raccolta differenziata nei luoghi pubblici comunali? Separando per esempio il legno si avrebbe un vantaggio e si ridurrebbe in modo consistente la quantità di materiali da smaltire in discarica.
    Se però guardate i cartelli comunali sull’arenile vedete che c’è scritto: “i materiali e le attrezzature abbandonate sull’arenile verranno rimosse e smaltite in discariche autorizzate”. Dunque non riusati e non riciclati. Se leggete il contratto con la ditta che fa la pulizia della spiaggia trovate scritto lo stesso: tutto in discarica.
    Ma riciclare è un obbligo, non un’opzione. Vediamo la questione nel suo riferimento normativo:
    la direttiva 2008/98/Ce che all’art. 11 dispone che entro il 2015 la raccolta differenziata sarà istituita almeno per i seguenti rifiuti: carta, metalli, plastica e vetro; tale norma è stata trasposta nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n. 205/2010– riscrivendo l’art. 181, del d.lgsn. 152/06 -,
    per il quale “le autorità competenti realizzano entro il 2015 la raccolta differenziata almeno per la carta, metalli, plastica e vetro, e, ove possibile, per il legno”.
    In situazioni normali la plastica copre l’80% dei materiali spiaggiati (fonte: Legambiente). Dunque, almeno per la plastica, la differenziata è un obbligo. In quanto al legno, se si può diventa anch’esso un obbligo. E qui si può.

Se la Regione Marche non è d’accordo, spieghi perché Toscana e Liguria invece lo ritengono possibile: i materiali spiaggiati non sono rifiuti, ma materiali da differenziare.
1.1 CONCLUSIONE LOGICA:
Il comune dovrebbe rendersi responsabile dei propri rifiuti e fare la differenziata esattamente come la pretende dai cittadini (con multe per chi non la fa bene), anzi, dovrebbe essere il primo a dare l’esempio.
1.2 CONCLUSIONE OPERATIVA:
Il comune dovrebbe modificare il contratto per la pulizia della spiaggia includendovi la differenziata. Ci sarebbero maggiori costi della pulizia, ma questi verrebbero compensati dai minori costi dello smaltimento dei materiali spiaggiati, nonché dai vantaggi che consentono i consorzi del riciclaggio.
La fase della separazione dei materiali andrebbe tutta fatta sulla spiaggia, in un luogo appositamente predisposto e anche in ogni punto dove c’è attività; ma si potrebbe fare anche su tutto il territorio comunale, non essendo essi rifiuti ma solo materiali di proprietà comunale. Per il materiale minuto vegetale che tanto ci preoccupa in questi giorni, si tenga conto che sono biomasse. La pubblica amministrazione sa che le biomasse non sono rifiuto (a meno che non vengano trattate come tali) ma materiali da recuperare o per valorizzazione termica o per concimazione.
2. SECONDA OBIEZIONE:
Il comune è proprietario al quasi 25% di una discarica definita “strategica”.
Dunque quello che viene portato in discarica ci dovrebbe in teoria costare il 25% in meno.
Ma la gestione della discarica non dà utili e dunque non ci sono ritorni. “La gestione della discarica è sostanzialmente in pareggio”.
dice Aldo Balducci, presidente dell’ASA, la società a totale partecipazione pubblica che gestisce la discarica di Corinaldo, in un’intervista rilasciata a Informattiva Corinaldo nel novembre 2014; “è utile ricordare,” aggiunge poi, “che se la raccolta differenziata si sviluppa diminuiscono, per fortuna, i rifiuti da interrare. Se si punta all’obiettivo “discarica zero”, doveroso per indirizzi internazionali e conveniente ora anche economicamente, significa che ASA non potrà continuare ad essere il bancomat dei Comuni o almeno non nella misura del passato”. Questo “bancomat,”  precisa infine, corrisponderebbe a “migliori servizi e minori tasse”.

Cosa dobbiamo pensare? che il Comune considera spesa quello stesso smaltimento che, quanto più consistente, tanto più rende alla società della alla quale partecipa per il 24,4%? E perché i due bilanci non si parlano, e restano separati? Qualcosa non va?
2.1 CONCLUSIONE LOGICA:
In realtà noi pensiamo che i bancomat del comune siano due: la discarica e la Tari; e che i proventi delle due si sommino anziché calmierarsi reciprocamente come invece dovrebbe avvenire.
Se la tariffa del conferimento si riserva un margine non solo per tenersi in efficienza e pagare il personale (quello tecnico profumatamente), ma anche per rendere plusvalenze ai comuni in ragione della quota di partecipazione, al maggior conferimento dovrebbe corrispondere una maggiore plusvalenza e per conseguenza la Tari non dovrebbe solo essere aumentata per i maggiori costi, ma anche diminuita per i maggiori introiti – diciamo del 24,4%, che è appunto la quota di partecipazione del nostro comune in Asa.
2.2 CONCLUSIONE PRATICA
E’ assolutamente necessario che il comune spieghi chiaramente e dettagliatamente quali sono i rapporti con ASA, rendendo leggibile ogni elemento che va a comporre i rispettivi bilanci (quello di Asa e quello comunale). In ogni caso, bancomat o no, la via economicamente più vantaggiosa risulterà sempre quella del riuso e del riciclaggio:  parola di presidente ASA. Allora, se ci sono plusvalenze dallo smaltimento in discarica, vuol dire semplicemente che la gestione complessiva dei rifiuti non è fatta bene.

L’espressione “discarica strategica” è in effetti una contraddizione in termini, se solo pensiamo che una discarica dovrebbe ricevere solo il non differenziabile.
3. TERZA OBIEZIONE
L’amministrazione comunale non deve sfuggire alle proprie responsabilità formulando ipotesi fastasmagoriche sulla provenienza dei rifiuti spiaggiati. Se pensa che ci siano responsabilità di altri enti sullo spiaggiamento faccia pure i suoi passi; ma è evidente che i materiali spiaggiati devono in ogni caso essere raccolti e differenziati da chi ne ha il compito, nel presente caso dal comune stesso.
3.1 CONCLUSIONE LOGICA:
Se il comune non rispetta le leggi, produce un danno ai cittadini, i quali non dovrebbero essere costretti a pagare per l’inefficienza dei propri amministratori.
3.2 CONCLUSIONE PRATICA:
Il comune revochi la rata aggiuntiva della Tari, e restituisca gli importi a chi l’ha già pagata. Diversamente diventerebbe necessario il ricorso alle magistrature contabili in quanto l’assenza della raccolta differenziata, che è un obbligo di legge, possa avere causato un danno pubblico con il mancato introito dalla vendita del materiale separabile e riciclabile: infatti la raccolta differenziata mira a riutilizzare i prodotti di scarto per poterne produrre di nuovi ottenendo diversi vantaggi a livello sia economico che ecologico.Se non riesce a farlo per impropria allocazione delle risorse, i responsabili sanno già cosa resta loro da fare.

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