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MONDOLFO / “Salviamo la chiesetta di Santa Vittoria a Monteciapellano e con essa le radici cristiane d’Europa”

MONDOLFO / “Salviamo la chiesetta di Santa Vittoria a Monteciapellano e con essa le radici cristiane d’Europa”

MONDOLFO / “Salviamo la chiesetta di Santa Vittoria a Monteciappellano e con essa le radici cristiane d’Europa”

MONDOLFO / “Salviamo la chiesetta di Santa Vittoria a Monteciappellano e con essa le radici cristiane d’Europa”MONDOLFO – Gaetano Vergari, ex sindaco di Mondolfo, risponde, a nome del Comitato Cittadino Mondolfese, a Spartaco Andreini, fondatore della pagina Facebook “Noi siamo per Mondolfo”, che ha recentemente denunciato la vergognosa situazione in cui si trova la chiesetta di Santa Vittoria, a Monteciapellano.

“Ciao Spartaco,

hai fatto molto bene a denunciare le condizioni miserande e vergognose in cui versa la chiesetta di Santa Vittoria.

La stessa iniziativa volta al suo recupero l’intrapresi anch’io nel 2009 con una “LETTERA APERTA” al Sindaco di Mondolfo ed al Presidente della Provincia di Pesaro Urbino, dato che l’edificio s’affaccia su una strada provinciale, ma è stato tutto inutile, sono stato completamente inascoltato, nonostante i miei ruoli istituzionali.

L’importanza dell’edificio non consiste tanto nella sua struttura e modalità costruttiva, modesta e fortemente manomessa nel corso dei secoli, ma nel suo valore simbolico sotto il profilo storico.

Essa rappresenta l’esultanza e la felicità delle nostre genti, vittime delle scorrerie turche, per la grande impresa compiuta dalla flotta cristiana nella battaglia navale di Lepanto il 7 ottobre 1571 che arrestò l’espansionismo turco nel Mediterraneo e segnò l’inizio del lento ma inarrestabile declino dell’Impero Ottomano che si concluse solo con la sconfitta nella prima Guerra mondiale.

Il Duca di Urbino, Guidubaldo II della Rovere, non costruì per caso la chiesetta in quel punto.

La costruì nella collina più alta del territorio di Mondolfo prospiciente il mare perché fosse ben visibile dalla flotta cristiana che stava risalendo, a poca distanza dalla costa, l’Adriatico per festeggiarne la straordinaria vittoria e per dimostrare il deferente e commosso ringraziamento delle popolazioni delle sue terre che da quel momento si sarebbero sentite maggiormente al sicuro dalle ricorrenti incursioni ottomane, a 91 anni dal massacro di Otranto in cui i Turchi dopo un assedio di 20 giorni, il 14 agosto 1480, tagliarono la testa a 813 cristiani. I Martiri di Otranto, appunto.

Non fu certo un’impresa facile convincere le potenze cristiane, e il merito va ascritto per intero alla sagace azione diplomatica del Papa Pio V, a mettere da parte le reciproche perniciose e nefaste rivalità ed a costituire una potente flotta per combattere i Turchi,  vendicando così l’eccidio di Famagosta a Cipro, dove appena 4 mesi prima la piazzaforte veneziana era stata espugnata.

A Famagosta i Veneziani scrissero una delle pagine militari più tragiche ma allo stesso tempo più gloriose del Rinascimento resistendo in 8.000 ad un assedio di 200.000 mila turchi durato 8 mesi e causandone la morte di 80.000 a fronte di 7.000 cristiani. Allo stremo delle forze e senza più viveri, il Comandante veneziano Marcantonio Bragadin, anche su pressione dei nobili locali, accettò le condizioni di resa offerte dal comandante turco che assicuravano il salvacondotto per i combattenti superstiti e l’incolumità per la popolazione civile.

Questi patti furono vilmente ed odiosamente traditi. Tutti i superstiti furono uccisi dopo atroci torture e a Bragadin venne riservato il supplizio più disumano, fu scuoiato vivo.

La sua pelle conservata come trofeo di guerra a Costantinopoli venne, qualche mese dopo, audacemente, trafugata da due mercanti veneziani e issata come esempio di indomito coraggio sul pennone della nave ammiraglia del giovane Principe Giovanni d’Austria, comandante della flotta cristiana a Lepanto.

Navi veneziane, genovesi, spagnole, asburgiche, pontificie, roveresche, raccolte nella LEGA SANTA, veleggiarono unite, in quel fatidico ottobre di 446 anni fa, alla volta di Lepanto verso quest’ULTIMA DECISIVA CROCIATA.

Penso, quindi, che il restauro della chiesetta di Santa Vittoria assurga ad un così alto valore simbolico nella difesa della radici cristiane dell’Europa che valga una decisa e convinta battaglia da parte di tutti coloro che hanno sinceramente a cuore le sorti della nostra civiltà.

Non ci si può però solo indignare fermandosi alla protesta. E’ necessario passare anche alla proposta.

Il primo passo, dunque, dovrebbe essere l’acquisto della chiesetta da parte del Comune dalla proprietà attuale come avvenne nel 1984 per la Basilica di San Gervasio dalla proprietà Solazzi.

Successivamente si dovrebbe lanciare una grande campagna di sensibilizzazione presso Enti ed Istituzioni ai vari livelli sino a quelle Europee, promuovendo  una sottoscrizione per il suo recupero.

I lavori dovrebbero concludersi fra 4 anni, entro il 7 ottobre del 2021, così da festeggiare con un grande evento mediatico, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana e del Presidente del Parlamento Europeo il 450° anniversario della vittoria di Lepanto come simbolo della resistenza cristiana di fronte all’aggressione islamica”.

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