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“Il contrasto sociale della Colombia: anche nelle periferie esistenziali il sorriso luminoso dei bambini”

“Il contrasto sociale della Colombia: anche nelle periferie esistenziali il sorriso luminoso dei bambini”

La testimonianza del professor Giovanni Darconza, docente di letteratura spagnola all’Università di Urbino, al rientro dalla missione educativa nel Paese sudamericano dove ha anche seguito il più importante Festival di poesia del Sud America

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di PAOLO MONTANARI

URBINO – Abbiamo intervistato il professor Giovanni Darconza nella sua aula universitaria di Urbino, al suo rientro da un mese di missione educativa, così la definisce, in Colombia, lo stato del narcotraffico, della prostituzione giovanile e della violenza ad ogni angolo delle strade.

Professor Darconza, lei è stato invitato ad un importante Festival della poesia a Bogotà. Cosa ci può raccontare delle Colombia?

“Io pensavo di dover fare il classico viaggio accademico, anche se stavolta non era finanziato dall’Università di Urbino. Invece oltre all’incontro con centinaia di poeti sudamericani, che hanno una ricchezza linguistica ed una appropriatezza del verso magistrale, ho avuto la possibilità di visitare le periferie esistenziali, come le chiama papa Francesco, e vedere nella periferia di Bogotà ma anche in tanti villaggi colombiani una grande miseria morale e materiale. Eppure soprattutto nel viso dei bambini che ho incontrato ed abbracciato ho visto sempre un sorriso luminoso e aperto che difficilmente troviamo nei nostri figli nati nel consumismo e capitalismo globalizzato”.

Ma professore come può sopravvivere la poesia di Borges, Marquez, Neruda, in strutture sociali così dimenticate da tutti. Anche in Colombia tante capanne vicino ai grandi grattacieli?

“Vede il contrasto sociale è più evidente nei paesi sudamericani. Ma la tradizione religiosa, letteraria-poetica e archeologica, sopravvivono nei secoli. L’accoglienza di quel popolo colombiano nei nostri confronti, docenti occidentali è aperta e sincera e non vuole essere suddita alla nostra civiltà. Un esempio per tutti è stato l’insegnamento musicale di Claudio Abbado il grande direttore d’orchestra, che proprio in Venezuela aprì scuole orchestrali e musicali, senza però voler violentare la loro cultura secolare”.

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