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Successo per l’anteprima nazionale della tragedia “La libertà di Antigone”

Successo per l’anteprima nazionale della tragedia “La libertà di Antigone”

Proposta nel cortile della biblioteca Luca Orciari di Marzocca

Alessia Verdini foto di Emiliano Tarsetti Antigone con l'ancella foto di Emiliano Tarsetti Antigone trattenuta dal servo davanti a Creonte foto Emiliano Tarsetti  Aurora Bacchiocchi 2 foto di Emiliano Tarsetti  Creonte foto di Evandro Sartini Emone e Antigone foto di Emiliano Tarsettiattori, musicisti e ballerine con il regista foto di Evandro Sartini

SENIGALLIA – Grande successo di pubblico e di critica per l’anteprima nazionale della tragedia “La libertà di Antigone”, scritta da Giulio Moraca e Donato Mori, rappresentata domenica 17 luglio nello scenografico cortile porticato della biblioteca “L. Orciari” di Marzocca, (scelto appositamente da Mori, che è anche il regista di questo spettacolo), grazie alla collaborazione della stessa biblioteca e del vicino Centro Sociale Adriatico e con il contributo economico della Banca di Credito Cooperativo di Ostra e Morro d’Alba.

Per quanto riguarda la vicenda narrata, nell’antico e cupo mito greco-tebano i fratelli Eteocle (interpretato da Stefano Pagoni) e Polinice (Roberto Gnoato) dovrebbero governare a turno la città, ma Eteocle allo scadere del mandato si rifiuta di lasciare il trono, così Polinice per liberare la città da tale governo tirannico affronta suo fratello in un duello che si rivelerà mortale per entrambi. Il nuovo e ben più crudele tiranno Creonte (Giulio Moraca), loro zio, in base alle leggi scritte nega sepoltura a Polinice, perché ha rivolto le armi contro il sovrano, ma la giovinetta Antigone (Mirjana Milenkoska), sorella dei due defunti, seguendo le leggi naturali scritte nel cuore degli uomini dagli dei, seppellisce entrambi i fratelli con identico rito sacrale, aiutata dalla sua ancella (Annalisa Arcangeli), e così facendo imbocca – consapevolmente e coraggiosamente – la via della libertà spirituale contro il tiranno Creonte e per esteso contro ogni prevaricazione dello stato totalitario sui cittadini, di un uomo su altri uomini, di un sesso sull’altro. Antigone accetta di essere sepolta viva, pienamente convinta che l’affetto della sorella per il fratello è superiore al rapporto d’amore con il suo fidanzato Emone (Lorenzo Amato): concetto filosofico questo ben espresso nel dialogo d’addio tra i due giovani, che si rivedranno in una dimensione spiritualmente più elevata. Figura simbolicamente muta di questa tragedia è il servo del tiranno (Mauro Mangialardi).

Moraca e Mori, nell’originalità della loro opera, hanno tenuto conto di tutta la fortuna teatrale di Antigone, da quella originaria di Sofocle contro la tirannide antica, passando per la critica settecentesca di Vittorio Alfieri all’assolutismo monarchico, fino all’opposizione ad ogni totalitarismo contemporaneo della scrittrice spagnola del Novecento Maria Zambrano, e ovviamente hanno dato anche la loro interpretazione a tale mito, rendendo attuale e valido per ogni tempo il messaggio di libertà di Antigone nell’ambito del diritto naturale in perenne lotta contro l’oppressione. Gli autori, inoltre, nel rispetto della religiosità antica – ripresa poi con le dovute variazioni dal cristianesimo – per la quale le vicende umane si svolgono nell’armonia del cosmo, hanno fatto seguire ad ogni dialogo un momento di danza rappresentante ciascuno dei quattro elementi della natura (terra, aria, acqua e fuoco, poi la loro fusione) con particolari riferimenti simbolici al dialogo precedente, su coreografie di danza libera contemporanea create da Alessia Verdini e danzate dalla medesima e dalla sua allieva Aurora Bacchiocchi sul tappeto sonoro di musiche frutto di una ricerca e di una reinterpretazione di antiche melodie greche compiute appositamente per questa tragedia dai professori Miriam Cenerelli ed Ernesto Talacchia, che le hanno eseguite dal vivo con strumenti etnici e classici contemporanei, capaci di riprodurre le antiche sonorità delle corde pizzicate, dei flauti, dei tamburelli e dei cembali, oltre ad alcuni suoni caratteristici degli elementi della natura. Non sono stati inseriti i cori, presenti nelle tragedie antiche come espressione della collettività, perché nell’intento dei due scrittori il coro è costituito dagli stessi spettatori, ciascuno dei quali nella propria individualità è libero di approvare o meno le parole e le azioni dei vari personaggi.

Molto apprezzati anche gli abiti, ispirati ai modelli antichi, realizzati da Aurora Sbarbati.

Il tecnico delle luci e dell’amplificazione è stato Nico Ramazzotti.

Nel panorama delle numerose rappresentazioni teatrali che da molti anni si svolgono a Marzocca, “La libertà di Antigone” ha rappresentato una novità assoluta.

Nelle foto (di Emiliano Tarsetti ed Evandro Sartini): Alessia Verdini; Antigone con l’ancella; Antigone trattenuta dal servo davanti a Creonte; Aurora Bacchiocchi; Creonte; Emone e Antigone; attori, musicisti e ballerine con il regista

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