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A Fermignano una serata per riscoprire il Melodramma

A Fermignano una serata per riscoprire il Melodramma buffo di Gioachino Rossini

A Fermignano una serata per riscoprire il Melodramma A Fermignano una serata per riscoprire il Melodramma A Fermignano una serata per riscoprire il MelodrammaFERMIGNANO – Venerdì 25 febbraio, alle ore 21.00, presso il Salone Comunale di Fermignano (Via Mazzini n. 3) ad “Invito all’Opera – La Cenerentola”, è stata organizzata una rara serata dal Comune di Fermignano in collaborazione con l’Istituto per la Musica “Harmonia” per riscoprire il “Melodramma” buffo di Gioachino Rossini sotto la guida del Maestro Stefano Bartolucci. Il pubblico presente sarà accompagnato dalla musica eseguita dal vivo e dai cantanti che si avvarranno della collaborazione dei “Cameristi del Montefeltro”.

Il Maestro Stefano Bartolucci illustrerà la trama e guiderà all’ascolto di brani d’opera. “La Cenerentola” è un melodramma giocoso che il musicista pesarese scrisse su libretto di Jacopo Ferretti. Il titolo originale completo è “La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo”. Il soggetto fu tratto, come logica fa pensare, dalla celebre fiaba di Charles Perrault, ma Ferretti si servì anche di due libretti d’opera: “Cendrillon” di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e “Agatina, o la virtù premiata” di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814). L’opera fu composta in circa tre settimane e Rossini, come fece in altre occasioni, affidò ad un assistente (in questo caso Luca Agolini) la composizione dei recitativi secchi e delle arie meno importanti, quelle di “Alidoro” e “Clorinda”. La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi, che era stata già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia, cantò il ruolo della protagonista.

Il debutto, pur non provocando uno scandalo paragonabile a quello del “Barbiere”, fu un insuccesso, ma dopo poche recite, l’opera divenne popolarissima e fu ripresa in Italia e all’estero. Come aveva già fatto altre volte, Rossini usò la tecnica dell’autoimprestito, cioè prese le musiche per alcuni brani da opere composte in precedenza: “Il rondò di Angelina” è tratto dall’aria del conte di “Almaviva” del Barbiere “Cessa di più resistere” e la sinfonia è tratta da quella della “Gazzetta”. Per una ripresa del 1820 al Teatro Apollo di Roma, avendo a disposizione l’ottimo basso Gioacchino Moncada, Rossini sostituì l’aria di “Alidoro” composta da Agolini con una grande aria virtuosistica (“Là del ciel nell’arcano profondo”), che nelle rappresentazioni odierne viene solitamente eseguita. Scelta che per altro obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di “Alidoro”, che nella versione originale era poco più di un comprimario. (eg)

 

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