Il volto del Cristo sofferente, una leggenda del ‘500 / VIDEO
Dal Crocifisso miracoloso di Casteldimezzo a quelli di Cimabue e Giotto, fino al Cristo mostrato al popolo di Caravaggio
di PAOLO MONTANARI
PESARO – La leggenda narra che all’inizio del ‘500 un giovane che stava pascolando le sue vitelle sulle colline di Casteldimezzo (Pesaro), vide una gran cassa di legno incagliata tra gli scogli della spiaggia di Vallugola. Avvicinandosi scorse gli occhi di un uomo crocifisso e lo spavento fu tale che le sue grida attirarono la popolazione locale costituita da pescatori e agricoltori di Casteldimezzo e Fiorenzuola, due gioielli artistici e naturalistici posizionati nel Colle San Bartolo di Pesaro.
IL CROCIFISSO SOFFERENTE ritornato a Casteldimezzo diviene meta da allora di processioni, preghiere, ma anche di discussioni su dove collocare il Crocifisso, che venne trasportato nella cassa dalle vitelle davanti alla chiesa di Casteldimezzo, dedicata ai martiri Sant’Apollinare e San Cristoforo, dove ancora oggi si può ammirare.
Un esempio, forse unico, di popolarità religiosa in un territorio di confine fra Marche e Romagna, a differenza del Sud d’Italia, dove processioni, riti, si susseguono per giorni e giorni, soprattutto per i riti pasquali. L’antropologo meridionalista DE MARTINO, ha sottolineato questi aspetti secolari che rimangono tradizione del popolo non solo per il culto cristiano, ma anche per le altre culture araba, spagnola, greca e bizantina. E lo stesso ANTONIO GRAMSCI ,nella sua opera la QUESTIONE MERIDIONALE, parlava di FOLCLORE POPOLARE. Oggi in particolare in numerosi centri del Sud e a Casteldimezzo per il Lunedi dell’ANGELO, si recuperano questi valori, non solo rituali, ormai dimenticati da una indifferenza sociale che colpisce soprattutto i giovani vittime dei social.
IL CROCIFISSO LIGNEO DI CASTELDIMEZZO
Fu definito miracoloso, dopo che nel 1517, protesse la comunità di Casteldimezzo che si era riversata in preghiera dentro la chiesa, per sfuggire al saccheggio di oltre 7000 soldati “oltremontani”, reduci dalla dura battaglia d’Urbino tra Lorenzo dei Medici e Francesco Maria della Rovere, che si era riappropriato delle sue terre occupate dal toscano. e non era entrato nel territorio ” per grazia ricevuta dal Santissimo Crocifisso”. Una lapide ne testimonia il terribile evento. Nel 1782 papa Pio VI concesse l’indulgenza a chiunque entrasse in chiesa, avendo precedentemente adempiuto al sacramento della confessione e comunione.
IL CRISTO SOFFERENTE IN GIOTTO
Il crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze è una della croci sagonate di Giotto, databile tra il 1290 e 1295 circa, e conservata nella navata centrale della basilica di Santa Maria Novella. Si tratta di una delle prime opere note nel catalogo dell’artista,allora circa ventenne . La fonte più antica sulla croce risale al 1312, ed è stata oggetto di discussioni da parte degli studiosi, riguardo alla sua corretta identificazione e ai contributi rispetto ad aiuti vari.
IL CROCIFISSO DI GIOTTO A RIMINI
Il crocifisso di Rimini è un dipinto a tempera a oro su tavola attribuito a Giotto, restaurato da Roberto Longhi e databile al 1300-1302 circa e conservato nel Tempio Malatestiano di Rimini. L’analisi stilistica dell’opera permette di post datare il Crocifisso dopo quello di Santa Maria Novella a Firenze, a causa della figura più snella e della stesura pittorica più morbida. L’opera fu preceduta dal crocifisso di Padova dove il Cristo ha un volto più sofferente.
IL CROCIFISSO DI CIMABUE
Il Crocifisso del Cimabue a Santa Croce a Firenze, maestro di Giotto, è databile 1272-1280. Opera capolavoro è indicata da Giorgio Vasari, come il primo grande esecutore della tradizione italiana. La tavola venne realizzata per la “seconda Santa Croce” , e costruita intorno alla metà del Duecento e venne ricollocata nell’attuale chiesa edificata a partire dal 1295. Cristo è raffigurato secondo l’iconografia di origine bizantina del CHRISTUS PATIENS, con ai lati la Madonna, San Giovanni Evangelista dolenti.
DAL CHRISTUS TRIUMPHANS AL CHRISTUS PATIENS
Oltre allo sviluppo delle croci in Toscana, Umbria e Emilia Romagna (GIULIANO DA RIMINI), vi è stata una netta distinzione nella STORIA DELLA CIVILTA EUROPEA a cura di Umberto Eco. La raffigurazione del Cristo medievale, che riprende il tema della morte , si rifa alle tesi della doppia natura umana e divina dei Padri della Chiesa. Nella fase di passaggio tardoromantica al primo gotico ritroviamo i connotati del CRISTO SOFFERENTE.
L’ULTIMO CARAVAGGIO (1609 1616), IL CRISTO MOSTRATO AL POPOLO, UNA QUESTIONE ANCORA APERTA.
CARAVAGGIO è stato il naturale continuatore dell’iconografia sul CRISTO SOFFERENTE, e ovviamente fu il grande rivoluzionario della LUCE. DE IL CRISTO MOSTRATO AL POPOLO DI CARAVAGGIO,esistono almeno quattro versioni documentate. Un compito difficile da parte degli studiosi, che non solo si sono basati nei confronti con altre opere del maestro lombardo, ma anche alla diffusione e alla fortuna del soggetto nella coeva pittura di area meridionale durante i primi anni del Seicento. Il dipinto in questione, è tratto dalle della PASSIONE DI GESU, è stato oggetto di indagini accurate, di numerosi studiosi fra cui MINA GREGORI.
Se l’originale del dipinto è andato irrimediabilmente perduto, l’iconografia dell’episodio evangelico ha dato esito positivo nell’ambito della pittura napoletana degli inizi del ‘600, trovando largo consenso presso gli artisti che gravitavano attorno al Caravaggio. Attribuzioni, che si ripetono nella storia dell’arte da GIOTTO in poi.
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