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Dall’irrigazione collettiva un futuro per la nostra agricoltura

ANCONA – «L’acqua è la risorsa più preziosa per l’agricoltura. Senz’acqua, non c’è quantità, non c’è qualità, non c’è sovranità alimentare, non c’è futuro».

Con queste parole, Michele Maiani, Presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche, ha aperto i lavori del Convegno Irrigazione collettiva: è già futuro che si è tenuto presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche.

«Il cambiamento climatico in atto ci richiede un importante cambio di scenario nella gestione della risorsa idrica – prosegue Maiani –, un’evoluzione che abbiamo sposato in toto e che ci spinge a cercare risposte insieme a chi, come noi, per ruolo politico, gestionale o scientifico, ne detiene le competenze utili. Abbiamo ormai compreso che l’acqua non è più quella risorsa illimitata che erroneamente credevamo, che siamo fragili di fronte alla velocità con il quale le mutazioni climatiche modificano i nostri scenari, e che in maniera chiara e condivisa dobbiamo muoverci per custodire e innovare quanto a nostra disposizione».

Della centralità dell’acqua, così come del ruolo che i Consorzi di Bonifica giocano quotidianamente per arginare i danni causati dagli episodi alluvionali o dalla siccità, hanno dato testimonianza tanto il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi, collegato da un tavolo di lavoro sulle esigenze in materia di gestione delle risorse idriche dal Parlamento Europeo a Bruxelles, quanto i Presidenti di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni e di CIA Marche, Alessandro Taddei, rappresentanti primi di quel settore che più è in grado di riconosce il ruolo strategico dell’irrigazione collettiva.

Ad anticipare il panel dei relatori, Francesca Gironi, nel duplice ruolo sia di Presidente dell’Assemblea del Consorzio che di ANBI Marche, che,  nel sottolineare l’impossibilità di demandare oltre la definizione di una “priorità” nell’uso dell’acqua disponibile, ha ricordato l’importanza di guardare alla soluzione in maniera sistemica, abbracciando tanto l’efficientamento dei sistemi irrigui quanto quelle soluzioni figlie dell’innovazione tecnologica come la ricarica delle falde sotterranee o il recupero delle acque reflue.

Spiega al riguardo Francesca Gironi: «Oggi le priorità sono: trattenere l’acqua che cade (e in Italia ci riusciamo solo con l’11!) e consentire la realizzazione di un’irrigazione sempre più efficace ed efficiente. Come possiamo agire? da una parte è necessario che gli invasi già presenti recuperino e mantengano nel tempo la loro capacità di accumulo. L’acqua che cade in eccesso, non deve andare dispersa ma può essere invasata e custodita per i periodi siccitosi. Dall’altra è importante rivedere le priorità nella gestione delle risorse idriche già a nostra disposizione. Sono diverse le dighe che potrebbero servire in primis ad uso idropotabile e irriguo e poi all’idroelettrico. E infine, è diventato inderogabile investire nell’innovazione tecnologica finanziando gli aggiornamenti degli impianti obsoleti e la realizzazione di nuovi impianti a pressione, sensibilizzando anche il settore verso l’uso di software ad hoc. In questo caso, il Consorzio, si rimette in toto alle istituzioni, avendo di suo, solo la capacità di intercettare le esigenze del territorio e farsene interprete».

Di grande spessore e utilità di interventi che si sono poi susseguiti e che hanno visto protagonisti la Regione Marche con le relazioni del Dott. Nicola Coppari, funzionario tecnico responsabile presso la Direzione Ambiente e del Dott. Gianni Fermanelli, funzionario Direzione Agricoltura e Sviluppo rurale; l’Università Politecnica delle Marche, con il saluto del Direttore del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e ambientali, Prof. Davide Neri, e con il Prof. Luigi Ledda, Docente di agronomia e coltivazioni erbacee e il Consorzio di Bonifica delle Marche, con l’Ing. David Taffetani, responsabile delle dighe e degli impianti dell’ente. Molto apprezzati gli interventi, seppur da remoto, del Dott. Antonio Urbano dell’ANBI e del Prof. Marco Petitta de La Sapienza. Quest’ultimo, ha introdotto il pubblico presente, al funzionamento della ricarica controllata delle falde come strumento di adattamento al cambiamento climatico, spiegando come, l‘unica acqua rinnovabile che sia possibile usare in abbondanza è proprio quella sotterranea che, diversamente da laghi e fiumi, si muove lentamente e risiede per molti anni nel sottosuolo senza risentire delle variazioni stagionali e a lungo termine.

Estremamente partecipato, l’evento è stato il secondo appuntamento dopo quello di novembre dedicato alla bonifica, realizzato da ANBI Marche per il Consorzio di Bonifica delle Marche, con l’intento di riunire intorno ad un unico tavolo, tutti quegli attori istituzionali e non, in grado di valutare dai rispettivi e diversi punti di vista, lo status quo dell’irrigazione collettiva, e ad individuarne le possibili e necessarie prospettive future.

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