Insieme per Chiaravalle: “L’accorpamento? Non lo abbiamo visto arrivare!”
CHIARAVALLE – Dal Gruppo Insieme per Chiaravalle riceviamo: “Di chiacchiere, in politica, se ne sentono tante. E se è vero che le parole contano, è ancora più vero che hanno senso solo quando sono accompagnate dai fatti.
Sull’accorpamento dei due istituti è andata in scena una regia occulta, che ha trovato sponda nel governo regionale — ben felice di poter sventolare il risultato di un altro accorpamento — con il beneplacito dell’amministrazione comunale. Un’amministrazione che ha finto indignazione, si è impegnata (almeno a parole), e poi ha gettato la spugna con grande dignità.
Ma perché tutto questo?
La risposta è semplice: poter dire che a Chiaravalle c’è un istituto Montessoriano con 1400 iscritti.
E tutto questo a discapito in particolare dell’Istituto Montalcini, ignorato in ogni fase di questo processo, e senza alcuna preparazione alla fusione di due realtà scolastiche che, da sempre, vivono purtroppo un dualismo mai risolto.
Dualismo che è stato anzi accentuato dall’assessore Favi, il quale in questi 12 anni non ha mai nascosto la sua preferenza per il montessoriano.
Nel 2023, in Consiglio comunale, Favi ha presentato un ordine del giorno sull’accorpamento. Noi ci siamo astenuti: quel testo era un’autocelebrazione dei grandi risultati dell’amministrazione. In oltre in cinque pagine, non si trovava una sola menzione all’Istituto Montalcini. L’imbarazzo fu tale che la stessa maggioranza fu costretta ad autoemendarsi l’ordine del giorno.
Insieme per Chiaravalle crede nella ricchezza della pluralità. Crede che i bambini e le famiglie chiaravallesi siano fortunate ad avere due indirizzi scolastici così prestigiosi, costruiti grazie all’impegno e alla passione di insegnanti che mettono il cuore nel proprio lavoro.
Quello che ci sentiamo di dire è un enorme grazie agli insegnati, ai collaboratori scolastici e ai dirigenti dei due istituti che rendono viva la nostra comunità grazie al loro impegno.
Il nostro auspicio è che entrambi gli indirizzi siano pienamente valorizzati, che si costruiscano percorsi di sempre maggiore collaborazione e integrazione che trasformino Chiaravalle in una perla della formazione a livello nazionale.
Ma torniamo ai fatti. Il 30 dicembre la Regione, in Commissione, ribalta la decisione presa solo il 23 dicembre, piegandosi alla pressione dei sindaci del centrodestra pesarese contrari agli accorpamenti nel nord della regione. È il caos: i sindaci della provincia di Pesaro protestano, e lo fanno durante le feste natalizie.
Noi veniamo a conoscenza dei fatti il 1° gennaio e il giorno dopo, il 2, prendiamo pubblicamente posizione mentre la giunta rimane silente. Strano, no?
Nessuna dichiarazione, nessuno straccio di comunicato stampa. E l’assessore Favi? Silenzio totale. Mistero? No. Semplicemente, a loro andava bene così.
Nei giorni successivi, la sindaca Amicucci incontra l’assessore Biondi e i collegi docenti, dichiarando che l’accorpamento era inevitabile. Poi partecipa a una riunione del PD dove dice l’opposto e promette “fuoco e fiamme”.
Ma perché il Comune di Chiaravalle non ha fatto ricorso al TAR, come ha fatto Apecchio? Perché non ha protestato con forza contro la Regione?
La risposta è sempre la stessa: perché era d’accordo.
E sia chiaro: noi in Consiglio comunale l’abbiamo sempre detto che questo accorpamento sarebbe stato difficile da fermare. Ma abbiamo anche detto cosa avrebbe dovuto fare il Comune: battersi fino all’ultimo, sì, ma anche lavorare fin da subito per preparare davvero questa unione.
Ecco perché pensiamo che la strada del ricorso al TAR andasse perseguita.
La possibilità di avere due indirizzi scolastici a Chiaravalle è (era?) una grande ricchezza. Il punto di partenza doveva essere chiarezza di idee e trasparenza d’intenti. Bisognava appianare le divergenze, garantire indipendenza e dignità a entrambi gli istituti, valorizzare le rispettive specificità.
Questo avrebbe dovuto fare l’amministrazione, con l’assessore Favi in prima linea.
Invece si è scelta la strada del sotterfugio. Una fusione a freddo, in cui paradossalmente è l’istituto più piccolo a inglobare il più grande.
Ora l’assessore Favi potrà dire che ha portato il Montessori a 1400 iscritti. Ma non è così. E anzi, proprio per come è stata gestita questa operazione, sarà proprio il Montessori a rischiare di più”.
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