Quando poesia e cucina nutrono corpo e mente
di TIBERIO CRIVELLARO
Senz’altro va definita una gustosa novità antologica quella di abbinare l’arte culinaria con quella poetica; una ricetta tradotta in poesia, poi che nella mia cruciale esistenza e qualche buon episodio (non degno di nota), tale operazione l’ho letta un paio di volte, ma piuttosto provinciale, per non dire a livello di sagra paesana pubblicata da qualche stamperia, sopra tutto nei testi spoetici di principianti rispetto le ottime cucine del loco.
Perché cari miei, in “Nutrimenti – Il filo d’oro della poesia in cucina” (Arsenio Edizioni – Martinsicuro, Teramo), le ricette di Suor Maria Grazia Colombo Op (nativa di Montesolaro Carimate provincia di Como) sono, nell’apparente semplicità, da Gambero Rosso, da far invidiare anche gli “stellati” italioti, se abbinate a un Maître della poesia quale Vincenzo Guarracino da Ceraso (adottato dalla Como manzoniana, noto grecista e latinista, forse il maggior studioso del Leopardi). Ma che prezioso mescolar cibo per il corpo e poesia per l’animo! Ci son un menù completi: dagli antipasti ai primi, dai secondi ai contorni, al dessert, fino all’ammazza caffè: un alcolico arancino quale congedo a pranzi o cene; l’ideale per il sottoscritto, de “gradato”. Evviva!
Mi piace “l’accoppiata”. In tema manzoniano, “Promessi sposi”? Ma che andate a pensare mariòli? Semplicemente una suora e un Prof uniti dal piacere del cucinar e quello del far poesia, uniti nel libro, anzi ricettario. State freschi se vi trascrivo una sola ricetta e come procedere a cottura! Suor Maria Grazia mi farebbe internare qual monaco di Como in una celletta, senza un goccio di Tavernello.
Compratevi il volumetto curiosoni! Faccio una sorta di eccezione, a mio rischio e pericolo, quello della “Pasta alla carcerata”, non per i detenuti, ahimè, delle carceri italiane sovraffollate (trattati peggio delle bestie dai carcerieri attuali, da mettere i colpevoli di questo sistema disumano a pane a acqua). Ritorniamo alla pasta, ingredienti: pasta (presumibilmente corta), salciccia, passata di pomodoro, cognac ( consiglio Armagnac, sennò lo Stravecchio nostrano), cipolla, peperoncino, olio extravergine, prezzemolo e sale.
Come procedere: dopo aver comprato la sì detta antologia, andate a pagina 29. Il poetico riassunto del nostro Guarracino è a pagina 28: “Si ha un bel dire che in padella si sta male/ se a sguazzare grondanti di battuto/ di piccante tra fumi e onde di cipolla// travolti tra grappa panna e pomodoro/ si gode al sapiente sfrigolìo della salsiccia.// Che bello, misericordia, in tali ergastoli/ annegarci tra grazie e martine indaffarate!”. Un preghierina al Suor Maria Grazia: mi mandi una letterina con i vini consigliati ad accompagnar i suoi piatti. E una al Guarracino, che si procuri i divin vinelli, se passassi a Como. Burle a parte, qui son serio, questo bel ricettario è non solo per buongustai di ambo i sessi. Brin, brin, din, don, dan.
VINCENZO GUARRACINO & Sr M. GRAZIA COLOMBO Op
NUTRIMENTI – IL FILO D’ORO DELLA POESIA IN CUCINA
Arsenio Edizioni
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