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Dalla politica solidarietà totale ai lavoratori della Caterpillar

Dalla politica solidarietà totale ai lavoratori della Caterpillar

Iniziative in corso per tentare di bloccare i licenziamenti annunciati dalla proprietà dello stabilimento di Jesi

JESI – Situazione sempre più complessa per i lavoratori della Caterpillar di Jesi. Il coordinamento della Lega Jesi si schiera apertamente al fianco dei lavoratori della Caterpillar “che sotto l’albero di Natale – si legge in una nota – si ritrovano una lettera di licenziamento anziché un premio di produzione.

“Solidarietà espressa anche con la partecipazione al sit-in davanti alla Regione dopo la sconcertante la decisione dell’azienda che, pur avendo livelli di produzione molto elevati ed aver continuato ad assumere personale, ha optato per il licenziamento di oltre 200 dipendenti.

“La vicenda Caterpillar è un altro segnale per dare tutela legislativa al rilancio economico del Paese – dichiarano i membri del coordinamento leghista jesino – Le aziende che beneficiano di sgravi ed investimenti del governo non devono poter chiudere i battenti senza altro motivo che massimizzare i profitti. Ringraziamo la Regione che, con l’Assessore Aguzzi, si è impegnata ad aprire un tavolo di crisi con la multinazionale e le sigle sindacali per cercare in ogni modo di scongiurare i licenziamenti”.

“Dopo l’esito felice della vertenza Elica, l’annuncio dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo alla Caterpillar di Jesi è un fulmine a ciel sereno che non ci si aspettava di certo da una multinazionale statunitense che ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi e profitti per oltre un miliardo di euro”. E’ quanto affermano, invece, in una nota i senatori marchigiani del Movimento 5 Stelle, Mauro Coltorti e Sergio Romagnoli.

“Da jesino – aggiunge Coltorti – sono profondamente toccato e amareggiato dalla situazione che, se non risolta, porterà sul lastrico 270 famiglie della mia comunità e l’intero territorio con le ovvie ricadute sull’indotto”.

I due parlamentari annunciano che oggi faranno visita al presidio dei lavoratori “per portare la nostra solidarietà, ma intanto abbiamo già parlato con la viceministra Todde perché il Mise e il governo si facciano carico anche di questa vertenza e perché arrivi al più presto sul tavolo del Consiglio dei Ministri il decreto anti delocalizzazioni. Non è accettabile che in un momento di rilancio per il Paese si verifichino certe situazioni”, concludono Coltorti e Romagnoli.

“La politica regionale è unita, al fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, per far sì che la vertenza Caterpillar assuma carattere nazionale e veda l’impegno diretto del governo affinché si trovi una soluzione per scongiurare la perdita di centinaia di posti di lavoro”. A dirlo è il capogruppo regionale del Partito democratico Maurizio Mangialardi al termine dell’incontro tra i sindacati, i lavoratori della Caterpillar, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e i capigruppo di tutti i partiti dell’Assemblea legislativa delle Marche.

“In tal senso – aggiunge Mangialardi – mi sono già attivato con il ministro Orlando e il segretario Letta affinché venga fissato e perseguito il primo fondamentale obiettivo: il ritiro della procedura di mobilità che porterebbe in soli 75 giorni al licenziamento dei lavoratori e alla chiusura della fabbrica. E’ fondamentale, infatti, che come avvenuto nel caso di Elica, al governo, alle istituzioni del territorio e ai sindacati venga concesso il tempo necessario per costruire il percorso migliore a salvaguardare il sito produttivo e a tutelare i livelli occupazionali”.

“E’ inaccettabile, anzi è vergognoso – aggiunge Mangialardi – che una multinazionale come Caterpillar decida senza il minimo di scrupolo di calpestare i diritti e le vite di oltre 250 lavoratori che, come sappiamo bene, hanno reso questa industria un modello produttivo tutt’oggi in piena salute, con bilanci in attivo e senza alcuna difficoltà sul piano finanziario, cancellando di punto in bianco una storia quasi centenaria. Qui non c’è una questione di costo del lavoro o di elevata pressione fiscale, ma la scelta di un’azienda che, violando il principio costituzionale del valore sociale di impresa, decide di dismettere un sito per investire su altri mercati sulla base di freddi macro numeri economici, senza alcun riguardo per il territorio, i lavoratori e le loro famiglie”.

Sulla questione interviene anche Rifondazione Comunista. “La Caterpillar – si legge in una nota – chiude lo stabilimento di Jesi. La multinazionale ha già chiuso di recente in Belgio. Licenziati 2500 dipendenti. Lo strapotere delle multinazionali va ridimensionato a livello europeo.  Le forze politiche, i sindacati debbono agire a quel livello dello scontro di classe. Non passa giorno che la realtà del mondo globalizzato ci faccia prendere atto che la realtà, la dimensione degli accadimenti,  sono a quel livello, i centri decisionali pure.

“Riflettendo sui dati della fabbrica di Jesi, non c’è un dato che faccia intendere una scelta di questo tipo. Evidentemente quei dati non fanno parte dei calcoli della multinazionale. La legislazione italiana e’ completamente inadeguata ad arginare scelte di questo tipo, non solo verso le delocalizzazioni, ma per limitare lo strapotere che queste potenze economiche hanno nei confronti delle istituzioni locali, nazionali.

“Il partito della Rifondazione Comunista – si legge sempre nella nota – da sempre vicino ai lavoratori della Caterpillar, nei prossimi giorni presenterà una interrogazione in parlamento.  Grazie alla nostra appartenenza alla Sinistra Europea ed al parlamentare belga Marc Botenga, componente della Commissione Industrie, porterà la voce dei lavoratori jesini nel parlamento europeo.

“La solidarietà, il sostegno da parte nostra sarà costante anche perché a differenza di altri abbiamo sempre osteggiato lo sblocco dei licenziamenti ed abbiamo dato il nostro appoggio sincero ad ogni iniziativa di lotta. Lo sciopero nazionale del 16 è tra questi, ma per noi oltre che unificare tutte le situazioni di crisi e delocalizzazione deve essere il punto di avvio, una risposta forte alle morti sul lavoro, alla precarietà diffusa, alle pensioni e salari di fame. Lo faremo – conclude Rifondazione Comunista – avendo la memoria delle lotte che furono dei lavoratori della SIMA, anche allora in difesa del posto di lavoro, per la dignità del lavoro”.

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