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L’appello di Baldelli (FdI): “Non lasciamo soli i medici di base”

L’appello di Baldelli (FdI): “Non lasciamo soli i medici di base”

La Regione è impreparata ad affrontare una eventuale seconda ondata di contagio. “Il caos su tamponi e dispositivi di sicurezza rischia di gravare sulle spalle degli operatori sanitari sempre più abbandonati a loro stessi”

PESARO – “Se nel prossimo autunno dovesse ripresentarsi l’emergenza sanitaria da covid-19, ci troverebbe di nuovo impreparati. Questo la denuncia raccolta da numerosi operatori sanitari, tra cui molti medici di base”. Francesco Baldelli, vicepresidente nazionale Anci e candidato al consiglio regionale per Fratelli d’Italia, non vuole chiudere gli occhi di fronte ad un ritardo organizzativo che potrebbe rivelarsi pericoloso per molte vite umane. Così lancia un grido d’allarme, nella speranza che non resti inascoltato.

“La Regione poco o nulla ha fatto in questi ultimi mesi per affrontare una eventuale seconda ondata di contagio – commenta Baldelli -. I medici di base continuano ad essere lasciati soli, senza linee guida, mentre dovrebbero avere un ruolo cardine nella gestione del paziente. E, nonostante il Dpcm di giugno imponga alla Regione di rifornirli di adeguati dispositivi di sicurezza individuale, sono pochissimi i Dpi distribuiti ai medici di famiglia che, quindi, si trovano ancora costretti ad operare senza un numero adeguato di mascherine e camici, mettendo a rischio la salute propria e dei pazienti. Siamo ancora fermi alla situazione tragica di marzo e aprile, quando, di fronte alle richieste di aiuto di pazienti febbricitanti, altro non potevano fare che monitorare l’andamento della malattia al telefono, al massimo prescrivendo antibiotici, in attesa che Regione e Asur facessero i necessari tamponi che però non arrivavano mai, se non dopo templi biblici, con pazienti che nel frattempo avevano raggiunto una gravità tale da richiedere l’ospedalizzazione.

Dunque, in caso di seconda ondata questo caos si ripeterà, perché la disorganizzazione regna ancora sovrana anche sulla questione dei tamponi – continua il candidato di Fdi -. Ancora non si capisce nemmeno bene dove si potranno fare: oltre all’Usca, al momento si possono fare solo nei presidi di Urbino e Pesaro e in alcuni laboratori privati accreditati, dove ci sono liste d’attesa chilometriche, mentre si dovrebbero somministrare in ogni punto prelievi pubblico del territorio provinciale, quindi anche a Calcinelli, Fossombrone, Mondavio. Sarebbe inoltre d’aiuto se anche ai medici di base fosse concessa la possibilità, su base volontaria, di somministrare tamponi ai propri pazienti. In tal modo, i pazienti non dovrebbero attendere tempi biblici e gli ospedali non si intaserebbero. Ma sono tutti aspetti che Regione e Asur dovrebbero avere già affrontato, mentre ancora non ci sono linee guida in materia”.

Aggiunge Baldelli: “Vogliamo poi parlare dei ritardi nella creazione degli ambulatori avanzati progettati per far sì che il territorio non sia isolato nell’azione di cura e presa in carico della cronicità, soprattutto nell’entroterra, dopo la chiusura dei piccoli ospedali? Ritardo che può provocare veramente una crisi profonda della medicina territoriale. E la mancanza di personale? Il Lazio sta assumendo 500 nuove unità, tra medici ed infermieri, grazie ai fondi messi a disposizione dai vari Dpcm. Noi cosa aspettiamo? La Regione e l’Asur  stanno perdendo troppo tempo. Aprano immediatamente un tavolo di lavoro coi medici di medicina generale e gli altri componenti del territorio in modo da affrontare quanto prima questi aspetti e organizzare una gestione dell’emergenza coordinata, in cui ciascun apparato sanitario sappia cosa fare e con chi rapportarsi”.

Nella foto: Francesco Baldelli con Giorgia Meloni

 

 

 

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