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Prime sei condanne per la strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo

Prime sei condanne per la strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo

ANCONA – Prime sei condanne per la strage alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, avvenuta la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018.
A poco più di un anno e 7 mesi dai tragici fatti, oggi ad Ancona è arrivato il primo verdetto: i sei giovani imputati, tutti emiliani, accusati di associazione a delinquere finalizzata a rapine e furti con strappo, utilizzando anche lo spray al peperoncino, sono stati condannati a pene comprese tra i 10 e i 12 anni e quattro mesi di carcere.
E sono stati proprio gli spruzzi di sostanza urticante, secondo l’accusa, a generare il fuggi fuggi dal locale e la calca all’uscita di sicurezza n.3 dove si erano riversate molte delle persone presenti all’interno della discoteca di Corinaldo. Qui cedette una balaustra arrugginita e le persone che vi si erano appoggiate caddero, una sull’altra, da circa un metro e mezzo di altezza, schiacciandosi a vicenda.
La sentenza è stata emessa con rito abbreviato dal Gup Paola Moscaroli. Agli imputati sono stati confermati l’omicidio preterintenzionale, le rapine, i furti con strappo e le lesioni personali. E’ caduta, invece, l’accusa di associazione per delinquere.
Le pene maggiori per Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone (12 anni e 4 mesi). Gli altri quattro giovani emiliani sono stati invece condannati: a 11 anni e 6 mesi Andrea Cavallari, a 11 anni e 2 mesi Moez Akari, a 10 anni e 11 mesi Souhaib Haddada e a 10 anni e 5 mesi a Badr Amouiyah.
I pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai avevano chiesto, per i sei imputati, pene tra i 16 e i 18 anni di carcere, ma l’accusa di associazione per delinquere non è stata riconosciuta, contrariamente, invece, a quelle di omicidio preterintenzionale, rapine, furti con strappo e lesioni personali.
La procuratrice capo Monica Garulli ha dichiarato che la Procura “prende atto della decisione del giudice e si riserva di valutare le motivazioni della sentenza quando saranno depositate”.
Quella notte nella discoteca Lanterna Azzurra di Madonna del Piano, a Corinaldo morirono 5 adolescenti (Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Mattia Orlandi) ed una mamma di 39 anni (Eleonora Girolimini).
La Procura della Repubblica di Ancona, guidata da Monica Garulli, sta seguendo anche un secondo filone d’inchiesta che riguarda un altro aspetto della vicenda, quello sulle condizioni della discoteca – l’immobile risultava destinato a magazzino agricolo -, sulle carenze di sicurezza e sulla gestione della serata nel locale, dove erano presenti molti più avventori di quelli consentiti. In questa seconda tranche dell’inchiesta sono chiamati in causa i proprietari dell’immobile, i gestori della discoteca, attraverso la Magic Srl, un dj, un addetto alla sicurezza, la commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli, presieduta dal sindaco di Corinaldo Matteo Principi e due ingegneri.
Dopo due richieste di proroga entro ottobre dovrebbe essere conclusa anche questa parte dell’inchiesta: i reati contestati vanno dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo e lesioni anche gravi, a disastro colposo aggravato. Per i membri della commissione e il sindaco si ipotizza anche il falso ideologico in atto pubblico.

 

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