POLITICAURBINO

Fabbri sul biodigestore provinciale: “Nessuno vuole un impianto sbagliato”

Fabbri sul biodigestore provinciale: “Nessuno vuole un impianto sbagliato”

di PIERGIORGIO FABBRI*

URBINO – Se la strategia progettuale è sbagliata, è chiaro che i cittadini si oppongano alla sua realizzazione. Realizzare un impianto unico con tecnologia anaerobica per il trattamento di tutti i rifiuti organici (umido e sfalci) di tutta la provincia, è una scelta sbagliata per diversi motivi. Sarebbe viceversa una strategia nettamente migliore diversificare le tecnologie (aerobica ed anaerobica) e realizzare impianti distribuiti sul territorio, che trattino i rifiuti della comunità che li conferisce (di dimensioni limitate a servizio della costa e piccoli impianti per i comuni dell’entroterra).

Affermo questo semplice principio da due anni, ed in Regione ho proposto una legge, approvata all’unanimità, che sancisce chiaramente questo principio. La decisione anacronistica di Marche Multiservizi è dettata solo dalla duplice volontà, da un lato, di accedere agli incentivi statali per la produzione di biogas e, dall’altro, proseguire a rendere il ciclo dei rifiuti “industrializzato”, senza ottimizzarlo rispetto agli impatti ambientali.

I cittadini fanesi e dei comuni limitrofi sono chiaramente contrari ad avere sotto casa un grande impianto industriale che tratti i rifiuti di tutti, ed i loro sindaci, portavoce dei propri cittadini, contrastano chiaramente il progetto; non vedo perché non dovrebbero essere contrari anche i cittadini di Canavaccio, Fermignano e Urbino, e sarei molto sorpreso (!? J) se i rispettivi sindaci (Maurizio Gambini ed Emanuele Feduzi) non si opponessero anche loro al progetto, assolvendo al proprio ruolo di rappresentanza e difesa degli interessi dei propri cittadini.

Proprio le dichiarazioni di Tiviroli, che individua nel trasporto dei rifiuti su e giù per la provincia il fattore di maggiore impatto, portano ad escludere con chiarezza la proposta da lui stesso perorata. Se il biodigestore, con tecnologia anaerobica che consente la produzione di biogas, fosse dimensionato per trattare i rifiuti costieri, sarebbe di minori dimensioni (circa un terzo inferiore), provocherebbe minori impatti (implicando anche minori distanze per il trasporto), quindi potrebbe essere ubicato all’interno della discarica di Monteschiantello, senza arrecare disagi ad altri territori, e perciò sarebbe maggiormente accettabile dai cittadini fanesi.

A servizio dei centri urbani dell’entroterra, potrebbero essere realizzati piccoli impianti con tecnologia aerobica (di dimensioni di pochi metri quadrati, e di facile gestione), che producono compost di qualità direttamente utilizzabile in agricoltura nei campi limitrofi (invece il biodigestore anaerobico produce digestato, di qualità nettamente inferiore al compost). In questo modo si azzererebbero i trasporti dei rifiuti organici dell’entroterra, che verrebbero trattati sul luogo (a km0), e verrebbero contenute le distanze di trasporto lungo la costa dei restanti rifiuti; viceversa la decisione di Tiviroli a nome di Marche Multiservizi risulta paradossale, perché allontanando dalle principali città costiere (Pesaro e Fano) l’impianto, incrementa esponenzialmente i chilometri totali percorsi dai rifiuti.

Chiedo perciò ai due sindaci maggiormente interessati dagli impatti dell’impianto (Gambini e Feduzi) di schierarsi apertamente contro la soluzione del biodigestore a Canavaccio, e chiedo altresì a Tiviroli di aprirsi ad un serio confronto tecnico sulla questione, eseguendo un approfondito studio costi-benefici che consideri sia aspetti economici che ambientali e sociali sull’ipotesi di applicazione della mia legge regionale approvata recentemente, che incentiva la realizzazione di piccoli impianti aerobici a diretto servizio delle comunità che vi conferiscono i rifiuti, limitando gli impatti ambientali e concretizzando un vero percorso di economia circolare.

*Consigliere Regionale Marche

 

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.laltrogiornale.it