A 94 anni Ermanno Pierpaoli si racconta in un libro autobiografico
A 94 anni Ermanno Pierpaoli si racconta in un libro autobiografico
di PAOLO MONTANARI
FANO – “C’era una volta Ermanno …….e dintorni” è il titolo del diario dello scrittore fanese d’adozione Ermanno Pierpaoli, di 94 anni, che ha affrontato questo lungo periodo di pandemia scrivendo il libro, corredato da fotografie antiche della famiglia Pierpaoli. Famiglia marchigiana d’origine, trapiantata a Milano, dove ha svolto una onesta escalation sociale e industriale. Come in un ex-libris di vecchia memoria lo scrittore Ermanno Pierpaoli scrive:
“Se trovi il tempo per ricordare il tuo
Passato, puoi trovare il tempo per
Programmare un fulgido futuro.
La morte può aspettare!
…..Dio volendo”.
In questi versi poetici Pierpaoli riassume il significato di questo diario biografico ma che presenta personaggi, affetti, amici, situazioni drammatiche, dettate dalla guerra e un mondo in estinzione.
Ermanno Pierpaoli non ci sorprende nella sua capacità narrativa di introspezioni psicologiche dei personaggi. In questi anni di pensionamento fanese ha infatti scritto otto romanzi e in questi ultimi mesi ha conseguito tre prestigiosi riconoscimenti a Milano e Cattolica per il romanzo storico Tuscia e il Gran premio di Grottammare con il romanzo Un’isola per ogni uomo.
Ma Ermanno Pierpaoli non si considera un uomo da palcoscenico ed ha sempre scritto con modestia i suoi romanzi per gli amici.
Uno spirito buono e generoso, quello di Pierpaoli, giunto a quasi un secolo di esistenza umana. Ma che attende la morte con serenità come fanno i giusti.
Il suo diario si legge tutto d’un fiato. E vengono alla luce personaggi fondamentali come i suoi genitori, Mario e Peppina, figure insostituibili. Mario persona intraprendente che insegnerà ad Ermanno i segreti del mestiere e Peppina una mamma affettuosa di 5 figli, con una forte sensibilità poetica e musicale. Questi genitori che con enormi sacrifici portavano tutti gli anni i figli al mare a Palombina, con una grande utilitaria che boccheggiava ad ogni salita.
Poi l’incontro con il nonno materno a Castelnuovo di Recanati, in quel Borgo selvaggio in cui ancora oggi riecheggiano i versi di Leopardi. Il nonno Marianni di Pelù padre di Peppina, che accolse la famiglia Pierpaoli, a braccia aperte nella loro visita a Recanati e che guardava fisso il nipote prediletto Ermanno con occhi azzurri che si confondevano con il cielo.
Vi è poi il ritorno a Milano dove la famiglia di Mario e Peppina andò a vivere in un quartiere popolare in via Arqua dove la delinquenza si confondeva con miseria. Ma è proprio in questo quartiere che sono nate le più profonde amicizie per Pierpaoli.
Sentimenti che coinvolsero, con gesti di generosità, mamma Peppina e suo figlio Ermanno.
Già nel cielo si sentono i rombi degli aeroplani e Ermanno decide di prendere il diploma di perito aeronautico a Fermo. Un altro ritorno nelle Marche. Poi il rientro a Milano ad aiutare il padre nella fabbrichetta e poi un’altra esperienza indimenticabile con gli alpini di cui divenne tenente e dove conobbe, a Merano, la sua amata moglie Irene.
Siamo nel 1950 e già il Paese si vuole destare dal dramma della guerra.
Nel suo romanzo Eroi sprecati Pierpaoli lancia un grido d’allarme contro ogni guerra. Lui che con i suoi alpini aveva attraversato ghiacciai che furono terreno di guerre tra fratelli.
L’esperienza della montagna toccavano profondamente Pierpaoli che anche quando aveva ormai intrapreso la carriera industriale non disdegnava, la domenica, di fare itinerari montani.
Il diario si conclude con una poesia:
Un velo di sofferenza
Annebbia la mia mente, e
Il mio cuore. E dai miei
Occhi LACRIME copiose
Bagnano le mie gote avvizzite
Dagli anni.
Ma quei ricordi sono le
Rotaie della mia vita
Che si perderanno
Oltre l’infinito per
Rincontrarmi con tutti
Coloro che ho amato
Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.laltrogiornale.it