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Paradisi a Mangialardi: “Non si può andare avanti così, i sindaci pretendano la ripresa in sicurezza della vita dei cittadini”

Paradisi a Mangialardi: “Non si può andare avanti così, i sindaci pretendano la ripresa in sicurezza della vita dei cittadini”

SENIGALLIA – L’avvocato Roberto Paradisi, consigliere comunale dell’Unione Civica, ha inviato una lettera aperta al sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi.

Caro Sindaco,

è ora che tu faccia sentire a livello nazionale la voce della città a cui non può in eterno essere ripetuto come un “mantra” da meccanici altoparlanti di “stare a casa”.

“Chi ha lo stipendio o la pensione o un vitalizio assicurati a fine mese, può permettersi di stare a casa. Gli altri no. Non più. Abbiamo obbedito ligi a misure draconiane per tante settimane. Ormai troppe. Non siamo potuti nemmeno andare in Chiesa per salutare i nostri morti. La nostra parte l’abbiamo fatta.

“Deve essere programmata la fase “2”. Adesso. I sindaci sono la voce delle città, delle categorie, ad iniziare da chi non ce la fa più: lavoratori autonomi, precari, ristoratori, commercianti, artigiani, piccole e medie imprese … . “L’isolamento assoluto non è tollerabile oltre. Oltre che di malattie si muore per mancanza di mezzi di sussistenza e di dignità. Si deve passare al distanziamento e ad altre misure di sicurezza, come altri Paesi hanno già fatto. La Costituzione, che in troppi (anche quelli che erano soliti girare con una copia in tasca della nostra Carta fondamentale, magari anche solo per attaccare un avversario) dimenticano, dispone tra i principi generali il diritto al lavoro e impone allo Stato l’obbligo di favorire le condizioni per garantire il lavoro ai cittadini.

“Obbligo, e non facoltà. Devono ripartire le attività prima che sia troppo tardi. Gli stabilimenti balneari devono attrezzarsi, i ristoranti riaprire i battenti, i negozi riprendere a vendere i propri prodotti, i professionisti devono tornare negli studi … . In sicurezza, con accorgimenti e presidi preventivi, ci mancherebbe. Ci sono padri di famiglia che non hanno più da portare cibo ai propri bambini. E non sarà l’assistenzialismo la cura di questo morbo.

“Deve riprendere la vita, magari in modo diverso da prima. Deve ripartire lo sport con rigide misure di profilassi, dopo sette settimane che i nostri ragazzi sono stati rinchiusi. E guai a dire ora che lo sport e la disciplina fisica è un vezzo, perché è un’esigenza etica e culturale insopprimibile.

“Caro Sindaco, sei il presidente regionale dell’associazione dei Comuni. Fai sentire la voce della città produttiva. Invitiamo i cittadini ad usare il buon senso, a mantenere il distanziamento, ad essere scrupolosi nelle norme igieniche e di profilassi, a collaborare con le autorità. Ma mettiti, per primo, a fianco di chi chiede dignità e rispetto. Lo impone il tuo ruolo”.

 

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