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Per la Nautica torna finalmente il vento in poppa

Per la Nautica torna finalmente il vento in poppa

Trend positivo nelle Marche e in provincia di Pesaro e Urbino. Crescono export, commesse ed occupati. Boom della nautica da diporto e del refitting

PESARO – Export in crescita e conquista di nuovi mercati, crescita di commesse ed occupati. Il settore della nautica pesarese ma anche quella marchigiana, dopo anni di buio sta tornando, dopo il boom degli anni Duemila (che qualcuno paragonò addirittura ad una sorta di bolla), ad una nuova primavera. Secondo gli ultimi dati, elaborati dal Centro Studi regionale della Cna, le imprese della nautica stanno infatti ricominciando a macinare numeri interessanti. Non tanto in ragione della numerosità delle attività nel settore della nautica di produzione (solo una in più in 10 anni nella provincia di Pesaro e Urbino e -21 nelle Marche), quanto nella crescita del settore del diporto e della manutenzione, il cosiddetto “refitting”. Tra il 2009 e il 2018 il dato più importante nella dinamica del numero delle imprese attive del settore è infatti quello della crescita delle produzioni di imbarcazioni da diporto e sportive che, nella provincia di Pesaro e Urbino, aumentano di ben 34 unità (ben il 49,3% in più rispetto al 2009). Anche nel complesso della regione tali produzioni registrano una crescita del numero di imprese, ma si tratta di una crescita certamente meno impetuosa (+20,7%) di quella della provincia di Pesaro e Urbino e inferiore anche in termini assoluti (+23 contro +34) in ragione del fatto che in altre province della regione tali imprese sono invece calate di numero.
Nel corso del periodo analizzato il peso delle produzioni nautiche della provincia aumenta decisamente (+4,7%) per effetto soprattutto della crescita del peso ricoperto nella costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive (dal 62,2% del 2009 al 76,9% del 2018). All’opposto, la provincia perde peso nella costruzione di navi e strutture galleggianti e in tutte le attività di servizio direttamente legate alla nautica.
La distribuzione per comune delle unità attive
Nella provincia è il polo di Fano a costituire il nucleo più importante del settore sotto il profilo della numerosità delle imprese: nel comune di Fano si concentra un elevato numero di imprese sia della produzione di imbarcazioni e strutture galleggianti (83 unità), sia della riparazione e manutenzione (27 unità); in totale nel comune di Fano operano 110 imprese della nautica. Seguono per importanza le realtà dei comuni di Mondolfo-Marotta (30 imprese), Pesaro (20 imprese), Cartoceto (14), Colli al Metauro (12) e Monte Porzio (10). La collocazione geografica dei primi comuni per numero di imprese, vede prevalere decisamente l’area di Fano e i comuni circostanti: San Costanzo, Mondolfo, Colli al Metauro (che comprende Montemaggiore, Saltara e Serrungarina), Cartoceto. Assieme, questi comuni ospitano 171 imprese su 221, pari a oltre i tre quarti del totale provinciale.
E’ comunque interessante osservare come le imprese del settore siano presenti – seppur in numero limitato – in tutta la provincia, anche nelle aree interne: ci sono attività di costruzione di navi e di strutture galleggianti a Pergola, San Lorenzo in Campo e Sassocorvaro; attività di riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni a Cagli e Frontone.

La crescita degli addetti
Nella provincia, secondo i dati forniti dall’Inail, le imprese della nautica (della produzione e dei servizi di riparazione e manutenzione) aumentano di oltre il 65% il numero dei lavoratori dipendenti tra il 2013 e il 2017. Passano, infatti, da 709 lavoratori nel 2013 a 1.174 nel 2017, oltre 465 in più in soli quattro anni.
La crescita degli addetti del settore si concentra nelle piccole imprese più strutturate, quelle tra i 10 e 49 lavoratori per ditta (è la terminologia dell’Inail, che considera “ditte” e “lavoratori”) dove la crescita dei lavoratori è del +138%; e nelle imprese di media dimensione, tra 50 e 249 lavoratori, dove la crescita è del 99%, che indica un sostanziale raddoppio per i lavoratori di questa fascia dimensionale. All’opposto, nelle microimprese con meno di 10 lavoratori, l’occupazione cala di oltre il 15% a testimoniare non tanto le difficoltà delle microimprese del settore, quanto la loro crescita dimensionale e il loro passaggio alle classi superiori di strutturazione.
La composizione per dimensione delle imprese
Tra il 2013 e il 2017 cambia profondamente la distribuzione degli addetti del settore produzioni nautiche: nel complesso regionale i lavoratori occupati nelle microimprese (meno di 10 lavoratori) passano dal 43% al 22%;
crescono quelli occupati nelle piccole imprese (da 10 a 49 lavoratori) che passano dal 43,5% al 47,1% del totale; registrano un fortissimo aumento quelli occupati nelle imprese di media dimensione (50-249 lavoratori) che passano dal 13,5% al 30,9%.
In particolare, si osserva che per le due aree provinciali più importanti del settore, Ancona e Pesaro-Urbino, si riscontrano significative differenze nella distribuzione degli addetti e altrettanto significative dinamiche. In sintesi, si può osservare che: nell’area pesarese la distribuzione dei lavoratori per classe dimensionale delle imprese non risultava così differente da quella della provincia di Ancona come risulta, invece, nel 2017, allorché è evidente come le due aree abbiano percorso due diversi sentieri di crescita; mentre nella provincia di Ancona si è fatta molto forte la nautica delle medie dimensioni (grazie al ruolo dei cantieri di produzione di grandi navi passeggeri e a quelli di grandi imbarcazioni da diporto), nella provincia di Pesaro e Urbino si è rafforzata soprattutto la fascia di piccole imprese specializzate sia nella produzione di imbarcazioni sia nella manutenzione e riparazione;
Distribuzione dei lavoratori per classe dimensionale
Se si considera la distribuzione di ditte e lavoratori per fascia dimensionale, per le tre principali tipologie di attività (navi, barche da diporto e sportive, manutenzione e riparazione), si vede come nell’area pesarese siano attive quasi la metà delle imprese marchigiane che costruiscono navi (43,2%) e quasi la metà di quelle che fanno manutenzione e riparazioni (45,7%); in provincia opera invece la grande maggioranza (72,7%) delle imprese che costruisce imbarcazioni da diporto e sportive; considerando al posto del numero delle imprese, i lavoratori in esse impegnati, le proporzioni cambiano e l’area di Pesaro e Urbino si caratterizza per una netta specializzazione nella costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive (83,5% dei lavoratori). La costruzione di navi riguarda nella provincia il 34,8% dei lavoratori e la manutenzione e riparazione il 27,5%.
Nella provincia di Pesaro e Urbino, dunque, sia le imprese di produzione di navi, sia quelle della manutenzione e riparazione hanno dimensioni medie largamente inferiori alle imprese degli stessi settori localizzate nella provincia di Ancona; all’opposto, quelle di barche da diporto e sportive sono, nel pesarese, più dimensionate di quelle della provincia di Ancona.
Le esportazioni
Le esportazioni di navi e imbarcazioni realizzate nelle Marche hanno un trend fortemente oscillante influenzato fino al 2015 maggiormente dalle dinamiche dell’export della provincia di Ancona; successivamente sono state invece le esportazioni pesaresi di navi e imbarcazioni a caratterizzare l’export regionale, in particolare con il dato del primo trimestre 2019, che non solamente per la provincia di PU rappresenta una performance particolarmente interessante, specie in prospettiva.
Le dinamiche annuali dell’export per le due province marchigiane protagoniste del settore, mostrano ulteriori particolarità:
– la ripresa dell’export della provincia di Ancona è avvenuta due anni prima di quella pesarese e con il 2015 le dinamiche dell’export delle due province hanno cominciato ad oscillare in modo speculare l’una rispetto all’altra, accentuando il carattere di sostituibilità reciproca: quando una cresce, l’altra diviene stagnante o diminuisce, e viceversa;
– l’export complessivo risultante dalle due componenti territoriali mostra sino al 2018 una tendenza decrescente: le oscillazioni continuano ma sembrano smorzarsi e tendere a valori annuali inferiori;
– il dato del 2019 potrebbe contraddire tale tendenza e riportare l’export settoriale sui valori antecedenti la crisi: sarebbe la prova che il settore (specie nell’area pesarese) ha saputo recuperare e rilanciare.
La presenza sui mercati mondiali
Negli ultimi tre anni l’export pesarese di navi e imbarcazioni ha visto avvicendarsi ai vertici della graduatoria per ammontare annuale, Paesi sempre diversi: le Bermuda nel 2016 (con oltre 100 milioni di export), la Croazia (“solo” 1,2 milioni) nel 2017; il Montenegro nel 2018 (8,6 milioni).
Ma il dato del primo trimestre 2019 aggiunge ulteriore variabilità al quadro delineato: ai Paesi già menzionati si aggiunge Cipro, verso il quale l’export pesarese ha superato i 175 milioni nel primo trimestre 2019.

Il sindaco Ricci: “Bene i dati della nautica. Ora al lavoro per il piano regolatore del porto, la cassa di colmata e i dragaggi”

«Nautica: torna il vento in poppa. Crescono export, commesse e occupati», rimarca la Cna, presentando lo studio di settore nella sede della Sub Tridente. «Nel Pesarese, rispetto al 2009, cresce del 49,3 per cento il dato delle imprese di imbarcazioni da diporto e sportive», rileva l’analisi. «Numeri molto interessanti e incoraggianti», commenta Matteo Ricci. «Il porto si è rialzato: dopo la chiusura del Cantiere Navale abbiamo temuto il declino. Ma l’investimento del Cantiere Rossini, con il refitting di yacht, ha portato lavoro e fa bene all’indotto. E l’attività è pienamente compatibile con l’idea del ‘Portobello’». Cioè «un porto commerciale, che però vuole essere attrattivo anche sul lato turistico. Ci muoviamo su questo equilibrio.

I NODI – Del resto, «senza il porto commerciale non sarebbero arrivati i 50 milioni intercettati dal livello statale, in questi anni, per l’ammodernamento». Ovvero, «allungamento del molo, banchine, illuminazione, asfalti, telecamere e dragaggi». Il sindaco parla di 50 milioni: «Ora dobbiamo trovarne altri 10, nei prossimi anni, per le altre priorità». Tradotto: «Realizzazione della cassa di colmata e ulteriori dragaggi». Non solo: «Con l’Autorità di Sistema stiamo incalzando sul piano regolatore del porto. C’è un ottimo rapporto di collaborazione e i tempi non dovrebbero essere lunghissimi. Si tratta di uno strumento indispensabile per consentire alle attività di svilupparsi». nel mezzo, il sindaco cita «la ripartenza delle rotte verso la Croazia, le piccole crociere, i lavori fatti per la piccola pesca». Aggiungendo: «Stiamo cercando di dare risposte ulteriori alle imbarcazioni da diporto. Con Autorità di Sistema e Capitaneria abbiamo concordato l’uso parziale della darsena commerciale: quest’anno per circa 50 imbarcazioni. Ma vogliamo raddoppiare il numero nel 2020, ragionando sulla tempistica della concessione temporanea in vista del piano regolatore».

IL FUTURO – Contestualmente, «continueremo con la pulizia delle sponde del fiume: siamo partiti dal ponte di Soria proseguendo in avanti. Ora guardiamo al tratto fino al ponte della ferrovia. Considerata anche la futura riqualificazione del versante, attraverso le azioni del bando periferie». Nel frattempo, «nascono nuove attività». Il sindaco menziona tre nuovi bed and breakfast, oltre ai ristoranti. «E’ il segno che siamo sulla strada giusta. C’è un progetto condiviso da tutti gli attori. Ed è una novità rispetto al passato». Il disegno include anche «il sogno del ponte sul Foglia ciclopedonale, nel collegamento tra Baia Flaminia e viale Trieste. Cose che richiederanno tempo, ma su cui stiamo lavorando».

 

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