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La consistenza dell’amore, tanti consensi per la mostra di Enzo Carli

La consistenza dell’amore, tanti consensi per la mostra di Enzo Carli

TRECASTELLI – Ha ottenuto un notevole successo la mostra fotografica “La consistenza dell’Amore” del professor Enzo Carli, presentata in anteprima presso il Villino Romualdo di Trecastelli.

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di MASSIMO RENZI

Sono radicati nelle profondità dell’animo. Sfuggenti, ma non evanescenti. Persistenti, ma in continuo mutamento. I sentimenti sono inafferrabili, e proprio in ciò risiede la loro forza attrattiva, il centro di gravità dell’intera produzione di Enzo Carli, artista che ha trovato nella fotografia quello che egli è solito definire lo “strumento privilegiato” per esprimere la propria interiore visione del mondo, senza mai disdegnare aperture e contaminazioni in direzione di  ogni modalità espressiva di contemporaneità artistica.

I sentimenti, dunque, al centro di tutto. E tra questi, il più misterioso, potente, affascinante e caratterizzante la natura umana è senza dubbio l’amore.

Quest’insieme di opere fotografiche, “La consistenza dell’amore”,  non è in verità la prima delle incursioni artistiche di Enzo Carli nei territori del sentimento principe.

Nel 1991 egli presentò “L’amour Fou”, esplicito riferimento didascalico e concettuale al surrealismo di André Breton; un racconto per immagini incentrato sulla magia dell’attesa e sulla forza vitale de  “Il desiderio, sola molla del mondo, il desiderio, solo rigore che l’uomo debba conoscere”.

Nel 1996 con  “Eros e Thanatos”  si addentrò in  una rivisitazione fotografica in chiave poetica della  freudiana irrisolta contrapposizione  tra “pulsione di vita” e “pulsione di morte”,  incessante dualismo interiore che origina stati d’animo contrastanti e sensazioni di profondo smarrimento.

Nel 1997 un amore sospeso tra i concetti di  termine e di rinnovamento costituì  la traccia latente, appena accennata ma autentica ragion d’essere di “Così come la morte”,  suo imprescindibile contributo  in una delle verifiche condotte da “I fotografi del manifesto”, di cui Enzo Carli era ed è figura teorica di riferimento e tra i più fervidi e propositivi operatori artistici.

Negli anni seguenti presentò numerose altre operazioni fotografiche, tra le quali le più recenti  “Archeologia dei sentimenti” (2009)  sul rapporto tra memoria  e sentimento, e “Crisalidi” (2013), disquisizione per immagini sull’immortale energia del mutamento; operazioni certamente non  riconducibili alla sfera dell’amore in senso stretto, ma sempre, senza eccezioni, ascrivibili alla variegata sfera dei sentimenti.

Se è vero  che il fine di ogni opera d’arte è suscitare un’emozione, nella fotografia di Enzo Carli è ben ravvisabile l’intenzionalità di condurre il pubblico a un livello più profondo e consapevole di partecipazione emotiva, dove poter sentir vibrare, dolcemente, le corde dei sentimenti, che sono altra cosa rispetto all’immediatezza delle emozioni.

“La consistenza dell’amore”, ancor prima  di condurci in una nuova esperienza visiva ci rende ulteriore conferma che il sentimento dell’amore, nelle sue innumerevoli sfaccettature,  rappresenta un topic sempre aperto nella sperimentazione artistica dell’autore.

Affacciandoci poi  nel percorso delle immagini, fin da un primo sguardo siamo avvolti dalla sensazione di trovarci al cospetto di un prodotto artistico  che porta già nella sua struttura i tratti distintivi dell’originalità e della consapevolezza, in grado di armonizzare alla perfezione la proprietà lessicale e comunicativa della maturità artistica con il desiderio di sperimentazione che scaturisce da un mai sopito entusiasmo; il disincanto  della vita vissuta  con l’emozione ingenua del sentimento puro.

Un’opera organizzata in frammenti visivi in cui il senso dell’amore non si presta ad alcuna manifesta esplicitazione, ma che si lascia lentamente assaporare come in un sottile gioco di seduzione, trascorso il giusto tempo  per sfogliare i sottili strati di apparenza posti a protezione di un’intimità messa a nudo.

Un susseguirsi di composizioni magistralmente soppesate – o volutamente alla ricerca di un equilibrio –  dove la presenza umana appare ora in uno stato di attesa, ora in un lento cammino senza meta apparente; immagini che rendono il ricordo struggente di una non-presenza, altre che infondono sensazioni di quiete  e dolcezza tra armonie di penombre e riflessi argentei; immagini che appaiono sospese in un tempo-senza-tempo e altre che portano ben impresso il segno del ritmo e della musicalità; astrazioni geometriche e suggestioni metafisiche.

L’esperienza fruitiva ricorda la lettura di un romanzo di Murakami, dove tutto accade nella normalità delle cose, senza confini invalicabili tra bene e male, dove il piano della realtà e quello della fantasia convergono fino a congiungersi in una nuova dimensione.

Prive di ogni nesso cronologico e dislocate col preciso intento di rendere l’idea di una casualità apparente, queste immagini ci catturano perché in ognuna di esse possiamo cogliere un aspetto del sentimento che almeno una volta nella vita ci è capitato di provare. Il tutto appare come un insieme di frammenti che ciascuno di noi è libero di  riassemblare in un appassionato racconto che  appartiene a tutti noi, ma che, come il sentimento dell’amore, è mutevole e personale.

E’ una struttura narrativa non priva di richiami con i “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes, opera letteraria sulle diverse fasi dell’amore e sulle varie situazioni che ci può portare a vivere: l’attesa, l’assenza, l’esilio e tanti altri frammenti che ritroviamo, intrisi di poesia, nelle fotografie di Enzo Carli.

“Je vous souhaite d’être follement aimée”. Così Breton finiva il suo racconto, ed è piacevole immaginare  che questa frase possa costituire il sottotitolo non scritto, auspicio sottinteso di questa “Consistenza dell’amore”.

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