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Si allarga l’inchiesta sulla Lanterna Azzurra di Corinaldo: indagato anche il sindaco Matteo Principi

Si allarga l’inchiesta sulla Lanterna Azzurra di Corinaldo: indagato anche il sindaco Matteo Principi

Nell’ambito delle indagini, avviate subito dopo la tragedia, la magistratura anconetana ha già chiamato in causa complessivamente diciotto persone. Disposto anche il sequestro preventivo della struttura, ritenuta non idonea come locale di pubblico spettacolo

CORINALDO – Si allarga ulteriormente, come era nelle previsioni, l’inchiesta sulla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo dove, la notte tra il 7 e l’8 dicembre, persero la vita sei persone, cinque adolescenti ed una giovane mamma.

Oggi si è appreso che ci sono otto nuovi indagati, tra i quali il sindaco di Corinaldo Matteo Principi. Gli altri sono i componenti della Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dei Comuni associati dell’Unione Misa – Nevola (Corinaldo-Castelleone di Suasa) che, nel 2017, rilasciò i permessi per la discoteca.

Tra le principali ipotesi al vaglio dei magistrati della Procura di Ancona ci sono quelle del concorso in omicidio colposo (plurimo e aggravato), del concorso in disastro colposo e della falsità ideologica.

Nei giorni successivi l’avvio dell’inchiesta erano stati già indagati altri nove adulti (i gestori della discoteca, i proprietari dell’edificio ed un addetto alla sicurezza) ed un minore, quest’ultimo sospettato di aver spruzzato lo spray urticante che aveva scatenato il fuggi fuggi e la calca finale nell’uscita posteriore della Lanterna Azzurra di Corinaldo.

Frattanto, questa mattina, i carabinieri sono tornati a Madonna del Piano, per dare esecuzione ad un nuovo decreto del Gip del Tribunale di Ancona, che ha disposto il sequestro preventivo della discoteca Lanterna Azzurra.

I magistrati della Procura anconetana hanno fatto sapere che gli accertamenti investigativi “hanno evidenziato gravi carenze della struttura, che la rendono inidonea alla destinazione a locale di pubblico spettacolo e tale da non garantire, in caso di emergenza, le necessarie condizioni di sicurezza”.

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