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Dopo il debutto a Senigallia il nuovo spettacolo musicale di Vittorio Saccinto sarà riproposto venerdì al Teatro Goldoni di Corinaldo

Dopo il debutto a Senigallia il nuovo spettacolo musicale di Vittorio Saccinto sarà riproposto venerdì al Teatro Goldoni di Corinaldo

CORINALDO – 3 donne, 3 cantautori genovesi, 3 storie, 9 canzoni, 3 cantanti, 1 attrice sono i numeri del nuovo spettacolo musicale scritto e diretto da Vittorio Saccinto per Laboratorio a Scena Aperta di Ostra che ha debuttato sabato scorso al Teatro Portone di Senigallia e replica venerdì 10 maggio alle ore 21:15 al Teatro Comunale C. Goldoni di Corinaldo. Ingresso posto unico € 10,00 – l’intero incasso sarà devoluto ai Vigili del Fuoco di Genova.
“Avevo questo testo in un cassetto scritto anni fa” ci ha detto Vittorio Saccinto “e dopo la tragedia del Ponte Morandi, l’ho tiratoi fuori così che potessimo anche noi “contribuire” con un piccolo gesto di solidarietà”.
Sul palco i cantanti Vittorio Saccinto (Gino Paoli), Francesco Bruni (Luigi Tenco) e Filippo Saccinto (Fabrizio De Andrè; l’attrice Caterina Fratesi (Stefania Sandrelli-Dalida-Dori Ghezzi). Luci di Riccardo Piermattei. Audio di Luca Bigelli.
Sinossi:
STEFANIA SANDRELLI: “Mi sono innamorata di lui la prima volta che l’ho visto cantare in televisione; L’ho incontrato quando ancora non ero famosa a La Bussola di Viareggio dove stavo festeggiando il mio compleanno. Sapevo chi fosse, naturalmente e già lo veneravo. Subito scatta la scintilla anche se lui ha 27 anni e aspetta già un figlio dalla moglie: Mi dicevano: ‘Ma che stai con quel brutto?’. E io rispondevo: ‘Ma brutto ci sarai tu’”.
DALIDA: “La nostra era una storia d’amore, una storia molto bella. Io era una ragazza molto simpatica, molto estroversa e proprio per questo molto diversa da Luigi. Nonostante Luigi fosse molto innamorato, la nostra storia non poteva durare: i nostri caratteri erano diametralmente opposti”. “È una copertura quella che ora vogliono stendere. Vogliono creare l’immagine dell’idolo che non sopporta il fracasso e si ammazza. La verità è un’altra. Credo che la verità di questa morte ingiusta la conosciamo in due: io e Dio”.
DORI GHEZZI: “La nostra storia d’amore è stata una delle più seguite del mondo dello spettacolo, negli anni 70 e 80, un esempio di educazione sentimentale da imitare, per molti. Ci ha unito tante cose che si sommavano a mano a mano che il tempo passava: prima l’attrazione fisica, poi la passione per la musica, una figlia, un rapimento sofferto insieme, gli anni vissuti in un sodalizio più inossidabile di tanti legami meno anticonformisti del loro. Oggi i suoi testi li abbiamo, la sua voce la sentiamo cantare”.

 

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