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Da Luciano Principi alcune proposte agli amministratori di Senigallia per valorizzare Scapezzano e Montedoro

Da Luciano Principi alcune proposte agli amministratori di Senigallia per valorizzare Scapezzano e Montedoro

SENIGALLIA – Pubblichiamo oggi una lettera aperta di un cittadino innamorato della propria Città (Luciano Principi) al sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, agli assessori comunali Bomprezzi Chantal, Bucari Simonetta, Campanile Gennaro, Girolametti Carlo, Memè Maurizio, Monachesi Enzo, Ramazzotti Ilaria. Lettera inviata, per conoscenza, al Direttore della Soprintendenza (Archeologia,  Belle Arti e Paesaggio) delle Marche; al  Presidente dell’Archeoclub di Senigallia; al Presidente di Italia Nostra, sezione di Senigallia; al  Capo Gruppo FAI di Senigallia, al presidente del Gruppo Società ed Ambiente di Senigallia.

Argomento della lettera aperta: Scapezzano di Senigallia: dall’Età del Ferro al Medioevo; le origini, la storia, la splendida posizione panoramica,  da decenni in attesa di riconoscimento e valorizzazione.

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di LUCIANO PRINCIPI

“Nel pomeriggio di una gradevole giornata settembrina del 1990, ebbi la possibilità di assistere alle ultime operazioni di rilievo e pulizia di una tomba picena ( singola) in una delle necropoli del sito archeologico di Montedoro di Scapezzano .

Provai una profonda emozione nel vedere lo scheletro perfettamente conservato ( nonostante risalisse a circa 2900 anni fa ) di un Guerriero Piceno ( con lancia), alto 1,80 m ( altezza fuori dal comune a quei tempi) adagiato nella tomba nella rituale posizione rivolta verso il tramonto del sole. Un particolare curioso attirò la mia attenzione: i terminali di piccole radici di un giovane albero, si erano disposte vicino al teschio; quell’antico nostro antenato dopo aver vissuto anche grazie alle risorse naturali di quei luoghi stava restituendo “energia vitale” attraverso quelle radici.”

Negli anni 60 l’insegnante della  piccola scuola di campagna di Montedoro, Luigina Pieroni assieme ai suoi alunni, si accorse di reperti che affioravano dai terreni dopo le arature e a lungo sollecitò l’intervento della Soprintendenza : dal 1982 al 1990 ci furono  6  campagne di scavo . Il grande lavoro svolto dagli Archeologi e dai Tecnici ci permette di evidenziare che in quel luogo a circa 100 m slm, si stabilì un insediamento Piceno consistente in un piccolo villaggio preurbano principale (delimitato da lunghi fossati artificiali) e di uno minore ai piedi della collina, in prossimità dell’antica foce del fiume Cesano, con la funzione di scalo fluviale. La frequentazione di questi luoghi si è protratta per l’intero corso della Civiltà Picena dal IX al IV secolo a.C.

Tra i ritrovamenti più significativi furono segnalati:

  • minimi resti di pavimentazione di almeno tre capanne a pianta rettangolare delle quali una di 5 x 6 m deducibili dalle buche perimetrali e centrali per i pali di sostegno,
  • due necropoli,
  • tre fornaci a forma di otto delle quali una presentava pareti e fondo fortemente arrossati ( causa di altissime temperature tipiche di lavorazioni metallurgiche) con sul fondo due grossi ugelli tubolari di terracotta ( appartenenti a mantici),
  • stipi votive etrusche e ceramiche attiche ,
  • rocchetti e fuseruole utilizzati in Telai per la filatura .

Agli inizi del IV secolo a.C. i Galli Senoni si stanziarono con la forza delle armi nel territorio a nord delle Marche fino al fiume Esino e fondarono la loro capitale Sena Gallica ubicata sull’ampio dosso corrispondente all’attuale zona del centro storico della nostra città circondato in parte dall’ansa del fiume Misa. Dalla cronologia si deduce che quando accaddero tali avvenimenti i Piceni  abitavano questi luoghi da almeno 500 anni.

Secondo dati attribuibili a Plinio, i Piceni nel territorio corrispondente alle attuali Marche + parte dell’Abruzzo si contavano in circa 360 mila e per i Romani (dopo l’onta del sacco di Roma del 387 a.C ) fu decisivo stabilire un patto di allenza con essi al fine di sconfiggere i Galli ed i loro alleati nella Battaglia di Sentino nel 295 a.C. . Gli antichi Romani nel 284 a.C. istituirono Sena Gallica come  prima colonia dell’Adriatico.

Ai nostri giorni una testimonianza ben visibile della storia che lega Scapezzano a  Senigallia nel corso dei secoli è rappresentata anche dal castello e dalla cinta murata .

L’origine del castello di Scapezzano risale al 1200, mentre l’attuale cinta fortificata dovrebbe essere stata edificata o comunque ristrutturata definitivamente fra la metà del 1400 e gli inizi del 1500 durante la dominazione di Sigismondo Malatesta quando il castello aveva fama di essere più sicuro e salubre per la sua posizione e per questo preferito anche da famiglie di rango di Jesi , Gubbio e più tardi anche dai Baviera di Senigallia. Oltre alle mura sono particolarmente interessanti :

  • Il torrione di nord-est Cassero più imponente già precedente al 1400,
  • Il torrione poligonale ad Ovest risalente alla fine del 1400,
  • Il torrione circolare di sud-ovest mostra la presenza di due vani interni mentre un terzo è crollato dopo il terremoto del 1930,
  • la porta torre attraverso la quale si accedeva tramite un ponte levatoio,
  • il torrione quadrangolare di sud-est.

Altrettanto importanti sono anche i diversi camminamenti sotterranei tipici dei borghi murati tardo medievali venuti alla luce nel corso degli anni, ma sempre occlusi con terriccio e non studiati ed utilizzati.

In modo particolare è necessario porre in rilievo i risultati del lavoro di recupero e restauro della chiesa parrocchiale del castello ( ricostruita alla fine del 1700, con origini attorno all’anno 1000 d.C.) e del patrimonio storico ed artistico consistente in  affreschi, tele e statue, fortemente voluti da Don Vittorio Mencucci ( parroco di Scapezzano fino al 2016): da segnalare la tela della Madonna del Rosario di L.Leoncini del 1589 ( che fu esposta nelle stanze del Quirinale nel 2014) e la vicina ex-chiesa del SS. Sacramento ora trasformata in “auditorium delle emozioni”.

Signor Sindaco, cari Amministratori e cittadini di Senigallia,

debbo purtroppo constatare che noi  non siamo stati in grado  di assimilare, redistribuire e mettere a frutto compiutamente il patrimonio di cultura e di ricchezze che i nostri antenati ci hanno lasciato a Scapezzano e Montedoro dove “affondano  le nostre radici”.

Penso che dovremmo prendere come esempio lo spirito propositivo e generoso di Don Vittorio che si è adoperato disinteressatamente per salvaguardare, incrementare e restituire a nuova vita il patrimonio di storia e cultura del quale era responsabile e permettendo così a tutti i cittadini ed ai turisti di fruirne.

Mi permetto quindi di avanzare delle proposte di cui alcune già conosciute ed anche condivise dalle Amministrazioni di qualche decennio fa compresa la presente e che necessariamente dovranno avere il consenso ma anche le indicazioni più competenti della Soprintendenza (archeologia, belle arti e paesaggio) delle Marche:

  1. Avviare un percorso di recupero e restauro delle Mura e di tutti i Torrioni del Castello a partire dal Cassero e dal Torrione circolare che si prestano maggiormente ad essere fruiti e riutilizzati; prevedere inoltre di portare alla luce qualche tratto di camminamenti sotterranei,
  2. Predisporre un Antiquarium nel centro storico di Scapezzano con almeno alcuni reperti ritrovati nelle necropoli di Montedoro che a tutt’oggi sono ancora catalogati e conservati nei magazzini del Museo archeologico delle Marche ; valutare ( se possibile) anche un trasferimento delle teche dei reperti di Montedoro che ora sono presenti nel museo di Storia della Mezzadria del chiostro delle Grazie.
  3. Progettare ( grazie alle competenze degli Archeologi della Soprintendenza ) e realizzare un Parco Archeologico Didattico nel sito di Montedoro che dovrebbe prevedere la ricostruzione tra l’altro, almeno di : un tratto di fossato difensivo dell’antico insediamento, una delle capanne (5×6 m) ,  una fornace con mantice e un telaio. Il parco avrà indubbiamente un grande significato sia turistico che educativo per gli studenti ( proprio gli alunni di Luigina Pieroni furono i primi scopritori del sito).
  4. Completare il Sentiero Panoramico, arredato con alberi ed arbusti autoctoni variegati, che partendo dalla Balconata, permetta ai visitatori di ammirare lo splendido panorama che circonda a 360° l’intero centro storico. Non a caso Scapezzano è noto per essere definito il “Balcone di Senigallia sulle Marche”.

Nella speranza di aver apportato un utile contributo di idee e proposte nell’esclusivo interesse di tutta la comunità di Senigallia, voglio cogliere, nella prossima inaugurazione alla Balconata del BINOCOLO PANORAMICO, il segno di una rinnovata volontà politica di investire maggiormente nella storia, nella cultura e  bellezza di SENIGALLIA  dove SCAPEZZANO e il suo territorio ricoprono un  importante ruolo ancestrale.

 

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