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Quattro classi di due istituti di Senigallia alla prima dello spettacolo teatrale dei laboratori dei Cantieri meticci

Quattro classi di due istituti di Senigallia alla prima dello spettacolo teatrale dei laboratori dei Cantieri meticci

SENIGALLIA – Quattro classi di due istituti superiori di Senigallia (Liceo Enrico Medi e Liceo Perticari) hanno partecipato alla prima dello spettacolo teatrale frutto dei laboratori dei Cantieri meticci di sabato mattina, alla Chiesa dei Cancelli. Lo spettacolo, “Le voci dai tetti”, in replica domenica 7 aprile alle ore 18, è stato coinvolgente e suggestivo, nel suo modo di fare teatro sperimentale, costruito molto sulle sensazioni e sull’impatto che le voci e i gesti producono sul pubblico.

I partecipanti ai laboratori, che come copione dei Cantieri meticci sono italiani e stranieri, giovani e meno giovani, di qualsiasi nazionalità ed età quindi, si sono dimostrati “una grande famiglia”, dove le idee si mettono insieme e si condividono, dove fare teatro diventa un modo per conoscersi, liberarsi dalle proprie paure, accogliersi. Uno spettacolo fatto di scenografie scarne ma molto artistiche, e voci che restano nella memoria del pubblico: anche gli studenti sono rimasti silenziosissimi e affascinati. I laboratori, ormai al terzo anno a Senigallia, sono stati particolarmente brevi ma intensi, per questo anno.

Per le quattro classi delle superiori lo spettacolo dei Cantieri di Senigallia è la degna conclusione di un percorso iniziato prima di Natale in classe: dopo aver consegnato a ogni studente una copia del libro “La fuga” di Chiara Michelon (edito da Infinito edizioni), che racconta le storie dei rifugiati e dei richiedenti asilo accolti a Senigallia e nell’ambito territoriale, l’autrice insieme a un’operatrice SPRAR hanno incontrato gli alunni in classe. Sono stati incontri intensi, durante i quali gli studenti hanno espresso le loro incertezze sulle politiche su accoglienza e immigrazione, cercando di capire cosa è possibile fare per migliorare un fenomeno complicato e spesso strumentalizzato come quello della migrazioni.

Alcuni di loro, quelli della III A dello scientifico, hanno anche redatto un tema sull’incontro, che è stato pubblicato su alcune riviste. Entrambe le esperienze, il dibattito sull’accoglienza nella nostra città, e a livello più generale in Italia, e lo spettacolo teatrale nato dai laboratori, possibili come ogni anno nella nostra città grazie a SPRAR, sono nati dal desiderio, raccontato dai docenti stessi, dei ragazzi di sapere, di conoscere, di avere gli strumenti per farsi una propria idea su molti fatti di attualità. E, nel caso dello spettacolo, di avere modo di ascoltare le voci di chi ha scelto di mettersi in gioco in prima persona nell’accoglienza, semplicemente ascoltando e recitando insieme a ragazzi che vengono da altri Paesi, che spesso sono intimoriti quanto noi nelle differenze che ci separano, ma desiderosi di abbattere inutili muri privi di umanità.

 

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