CULTURASENIGALLIA

Rinviata a sabato 26 gennaio la presentazione del libro “Senigallia. Una storia contemporanea 1860-2000”

Rinviata a sabato 26 gennaio la presentazione del libro “Senigallia. Una storia contemporanea 1860-2000”

SENIGALLIA – Il volume “Senigallia. Una storia contemporanea 1860-2000” (Ed. Ventura) sarà presentato alla comunità cittadina sabato 26 gennaio 2019 alle ore 18.00, presso l’Auditorium S. Rocco: il rinvio, rispetto alla precedente data del 13 gennaio, è stato determinato da motivi di carattere tecnico e organizzativo.

Ma il libro è pronto e l’Associazione di Storia Contemporanea vi porta, sulla scorta di alcune sue pagine, alla scoperta di curiose vicende della nostra storia. Cominciamo da lontano, per l’esattezza dall’estate del 1866, l’anno della terza guerra d’indipendenza che chiamò al fronte 300 concittadini. Senigallia è da poco entrata nella famiglia italiana, ma vive un frangente di perdurante recessione: le due fonti principali dell’economia cittadina, l’agricoltura e la fiera franca, sono in crisi, con la prima che dà modesti redditi e non viene attraversata da processi di ammodernamento, mentre la seconda sta vivendo nella maniera più incolore il proprio canto del cigno (verrà soppressa nel 1869). Tocca allora all’anima del commercio proporre qualche novità. In città si era stabilito fin dal 1850 Venceslao Wallisch, uno scaltro uomo d’affari animato dal proposito di impiantare la prima fabbrica di birra nelle Marche. Tre lustri dopo, Wallisch richiese alla Giunta comunale – alla cui guida era subentrato da poco il notabile Luigi Rossini, in sostituzione del conte Marzi che aveva preso la via del Parlamento nazionale – le autorizzazioni del caso per produrre una nuova bibita, la gassosa.

Le origini di questa bevanda sono abbastanza controverse e qualcuno sostiene che sia nata alla fine del Settecento per opera di una ditta svizzera. Fatto sta che il principe dei vocabolari nazionali, lo Zingarelli, affibbia al termine una data, 1868, relativa alla comparsa del vocabolo nei testi scritti. Siamo appena due anni prima, a Senigallia, quando la richiesta di Wallisch viene «corredata da una dichiarazione di un medico relativa ai notevoli benefici della bevanda, da un’attestazione relativa al consistente impegno finanziario sostenuto dal richiedente, che aveva acquistato in Francia un moderno e collaudato macchinario, e dalla garanzia secondo cui la nuova fabbrica, oltre a portare lustro e decoro alla città, avrebbe impiegato diversi operai».

L’amministrazione comunale espresse un giudizio positivo sulla proposta e la birreria Wallisch divenne una presenza fissa in pieno centro storico, un ritrovo particolarmente apprezzato dai senigalliesi e dai turisti, alcuni dei quali – come attesta la foto (del locale Centro Cooperativo Mazziniano) – portati direttamente dalle navi; ai primi del Novecento era l’unico locale a vendere la rinomata birra Löwenbräu, prodotta a Monaco di Baviera dai primi decenni del Cinquecento. Quando, in piena età giolittiana, le organizzazioni economico-sociali del Senigalliese si trovarono nella necessità di individuare un locale per radunarsi e costituire la locale Camera del Lavoro, scelsero proprio la birreria Wallisch.

Era il 23 febbraio 1908 e i convenuti furono subito chiamati a discutere lo Statuto dell’ente che avrebbe scritto pagine significative nella storia cittadina in difesa di lavoratori e lavoratrici (tra i suoi segretari c’è stato negli anni Ottanta del secolo scorso il futuro sindaco Graziano Mariani). Le cronache del tempo glissano su cosa abbiano bevuto i fondatori camerali: magari avranno mescolato le due bevande legate a Venceslao Wallisch, dando luogo a una sorta di “panaché” (in Romagna “bicicletta” o “bici”, traduzione del tedesco “Radler”) che, guarda caso, fece la sua comparsa in tutta Europa di lì a poco.

 

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