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“La riscoperta della comunità” nel messaggio per il nuovo anno del sindaco di Senigallia

“La riscoperta della comunità” nel messaggio per il nuovo anno del sindaco di Senigallia

SENIGALIA – Pubblichiamo l’intervento del sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi in occasione del tradizionale incontro augurale per il nuovo anno.

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di MAURIZIO MANGIALARDI*

Direi di iniziare questo nostro tradizionale appuntamento di fine anno con un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime della strage di Corinaldo.

E’ evidente che questo mio discorso di fine anno sarà diverso dagli altri e non avrebbe potuto essere diversamente. Sarà differente perché diverso è lo stato d’animo di tutti noi che siamo qui questa mattina e di tutti gli altri concittadini che sono fuori da questo palazzo. E lo stato d’animo coincide con un sentimento di dolore acuto, di pena che proviamo nel profondo del nostro cuore per tutte le persone che sono state colpite in quella maledetta notte tra il 7 e l’8 dicembre nel locale lanterna azzurra di Corinaldo. Dolore immenso per le vittime, i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Per una madre che era là perché voleva proteggere sua figlia. Per le  famiglie private del loro amore proprio alla vigilia di una festa come il Natale dedicata agli affetti più profondi. Dolore grandissimo per i feriti, per le centinaia di giovani che erano là e che d’improvviso sono stati catapultati in una scena di devastazione e di guerra. Giovani diventati vecchi in pochi attimi che dovranno fare i conti per tanto tempo ancora con i fantasmi di quella terribile notte in un locale troppo affollato dove erano andati per ascoltare della musica.

E’ in questi giorni così duri che molti di noi scoprono il significato di una parola che pensavano esistesse solo nei discorsi dei politici, una parola declinata molto spesso in maniera formale e quasi retorica e che improvvisamente si presenta a noi con il suo carico di umanità, quasi come una scialuppa di salvataggio alla quale aggrapparsi per evitare il naufragio. E questa parola è comunità. Che significa nient’altro che mettere in comune con gli altri qualcosa che ha a che fare con le ragioni più profonde del nostro esistere: mettere in comune con altre donne e uomini un quartiere, una città, una nazione. Mettere in comune dei valori grazie ai quali conoscersi e riconoscersi. Mettere in comune sogni, aspirazioni da realizzare e, come in questo drammatico frangente, mettere in comune un dolore che avvolge tutti, una pena che condividiamo. Metterlo in comune perché non si trasformi in disperazione, in un abisso senza speranza. Una città che si fa comunità può tentare di lenire quel dolore, può sostenere chi è maggiormente colpito facendogli sentire la vicinanza di tutti, può tentare di elaborare quel lutto in nome di un’appartenenza più grande, in virtù di un calore umano più potente. E’ la comunità che è in grado con la morte nel cuore di convincerci a ricominciare a vivere con una nuova consapevolezza e con più grandi responsabilità.

Senigallia è una comunità. La nostra comunità. Noi siamo qui proprio per  rappresentare quel dolore lancinante ed insieme per esprimere la necessità di non rimanerne prigionieri e la volontà di cercare di ripartire tenendo sempre nei nostri cuori il ricordo delle persone che non ci sono più.

Proprio alla comunità compete però il dovere di riflettere su quanto è successo, di far chiarezza su chi, come e perché abbiamo perso il sorriso di alcuni nostri figli, su quello che è necessario fare perché tutto questo non accada mai più. E, badate, lo dobbiamo fare non per un malinteso senso di giustizialismo, non per quella tendenza così tipicamente italiana di fabbricarsi colpevoli ed individuare capri espiatori convinti così di aver fatto in pieno il nostro dovere e di poter rimanere in pace con noi stessi e con la nostra coscienza.

No, lo dobbiamo fare perché quelle morti chiamano in causa tutti noi, hanno a che fare con le nostre azioni e le nostre omissioni, ci sbattono in faccia le nostre ossessioni, i nostri egoismi, il nostro sistema e stile di vita. Se c’è una cosa che mi ha disturbato vedendo le tante trasmissioni ed i mille servizi giornalistici dedicati alla strage di Corinaldo è stato ascoltare i soliti soloni ergersi a giudici delle vite altrui, è stato veder puntare il dito colpevole verso questo o quello, è stato sentire le condanne senza appello verso questo o quel genitore, questo o quell’imprenditore, questo o quel politico. Ed invece no, non è così che funziona, sarebbe troppo facile per tutti individuare il colpevole, condannare lui e lui soltanto per poi archiviare quello che è successo e, passato il dolore, riprendere le nostre solite vite come se nulla fosse successo. No, se vogliamo fare in modo che queste morti oltre ad essere atroci ed insopportabili non diventino anche inutili, dobbiamo analizzare quanto è successo e provare a cambiare tutti, fino a che siamo in tempo. Perché tutti noi dobbiamo rimetterci in discussione alla luce di quello che è successo.

Dobbiamo mettere in discussione le regole imperanti che mettono la legge del profitto al di sopra di ogni altra cosa e che in nome di un facile guadagno autorizzano ad infischiarsi dei lacci e lacciuoli delle norme di sicurezza.

Dobbiamo mettere in discussione la morale dominante del quieto vivere, il peso di un’omertà che non vale soltanto per i siciliani alle prese con la mafia, ma che riguarda anche tutti noi che da tanto sentivamo dire che in certi locali entrano tante, troppe persone e che così non si poteva più andare avanti, ma che abbiamo preferito fare come gli struzzi mettendo la testa sotto la sabbia perché così va il mondo e non dovevamo fare gli ingenui; dobbiamo interrogarci sui danni che rischia di produrre quel nostro eterno confidare sulla buona sorte piuttosto che sulla programmazione di una seria  opera di prevenzione.

Dobbiamo metterci in discussione anche e soprattutto come genitori, incapaci come spesso siamo di metterci in ascolto dei nostri figli, sempre più smarriti quando siamo chiamati a svolgere la difficile funzione dell’educare, quando siamo chiamati a fornire esempi, a tracciare strade, a pronunciare dei si e soprattutto a dire dei no quando occorre, anche quando ci costano fatica.

Perché, vedete, se è vero che quanto è successo suscita l’inquietudine e alimenta il malessere di tutti, è altrettanto vero che a tutti noi che svolgiamo ruoli di responsabilità deve porre interrogativi ancora più urgenti. Io come sindaco mi sono fatto un’idea su questo. Sono convinto che se è il sentimento di appartenere ad una comunità che ci conforta e ci sostiene in momenti così difficili, allora io penso che dovremmo imparare a sentirci comunità più spesso e non soltanto nelle tragedie. Dovremmo imparare a prendersi cura di quello che ci unisce e ci fa stare insieme, del nostro passato come del nostro futuro, dovremmo almeno ogni tanto preferire il noi all’io.

Dovremmo fare nostro il monito di Don Milani: “Mi sta a cuore”.

Mi sta a cuore il tempo dei nostri figli, tutto il tempo: quello dello studio, delle relazioni e quello del divertimento.

Mi sta a cuore la loro educazione, mi sta a cuore fornire  loro non consigli per l’uso ma esempi di vita. L’esempio di ascoltare le ragioni degli altri tanto per cominciare sottraendosi al binomio amico-nemico, l’esempio di rifiutare le semplificazioni e respingere l’idea che tutto il mondo possa essere compreso e spiegato con la lunghezza di un tweet, l’esempio di non fare gerarchie del dolore come se i bambini che muoiono in mare non meritassero tutto il nostro cordoglio e tutta la nostra pena.

Avere a cuore gli altri. Forse è così che impareremo sempre di più a diventare comunità.

Dovremmo imparare dai nostri figli e dalle nostre figlie. Sì molto spesso siamo noi che dovremmo imparare da loro. Da come si sono organizzati e ritrovati nei giorni della tragedia ed in quelli immediatamente successivi, a come hanno lottato per rendere omaggio a quei banchi desolatamente vuoti. A quelli che si sono prodigati in quei minuti terribili alla Lanterna Azzurra alzando di peso i loro compagni e salvando tante vite ed evitando così un bilancio ben peggiore. A quelle fiaccolate alle quali hanno dato vita per riaccendere la luce vita in una comunità ormai spenta. Al peso che hanno saputo caricarsi sulle loro fragili spalle. E’ questa forza che i nostri giovani hanno dimostrato a confortarci in un momento così difficile e doloroso.

Se questo fosse stato un normale discorso di fine anno, con un bilancio su ciò che si è fatto ed una proiezione di quello che si farà, oggi vi avrei parlato di altro.

Avrei voluto parlarvi di un marchio di fabbrica della nostra città che sta guadagnando sempre più consensi e notorietà. Vedete, quando ho iniziato questo mio mandato ricordo che la nostra ambizione massima era quella di conquistare la ribalta regionale e di occupare un pezzetto della vetrina nazionale. Ora le nostre ambizioni sono aumentate di pari passo con la crescita delle nostre potenzialità, risorse, eccellenze. Oggi la città di Senigallia è conosciuta ed apprezzata in Europa e nel mondo. Alcuni esempi. La città di Senigallia in questo inverno sarà promossa in tutte le principali località sciistiche attraverso una delle sue principali manifestazioni sportive, X Master; Senigallia sarà promossa nelle principali fiere internazionali alle quali partecipa la Regione Marche attraverso le più belle immagini della grande mostra fotografica dedicata ai venti anni del Summer Jamboree che sarà allestita da giugno a Palazzo Del Duca e che rappresenterà l’evento clou dell’estate 2019; nella nostra città l’11 giugno 2019 arriveranno le delegazioni delle città mondiali creative Unesco nel settore dell’enogastronomia con ciò di fatto sancendo ai livelli internazioni più elevati possibili il nostro ingresso ufficiale nell’elite mondiale di questo fondamentale segmento economico e turistico.

Avrei voluto parlarvi del riconoscimento avvenuto con legge regionale di Senigallia città della fotografia che non è una decorazione simbolica ma un brand capace di produrre idee, progetti relazioni culturali internazionali, finanziamenti. Nel 2019 la città ospiterà mostre e fiere fotografiche di livello assoluto con espositori che verranno da molte parti d’Europa e del mondo attirati dal ruolo che la città ha ormai assunto sulla scia del grande Mario Giacomelli e dei fotografi della scuola del Misa e grazie anche al lavoro incessante del Musinf e del suo direttore Bugatti.

Avrei voluto parlarvi del richiamo televisivo che Senigallia esercita anche dopo il bellissimo film per la RAI i nostri figli ambientato nella nostra città ed ispirato ad una storia vera e commovente con al centro una nostra famiglia, che è stato visto in prima serata da milioni di spettatori.

Avrei voluto parlarvi delle tre stelle Michelin assegnate a Mauro Uliassi, fatto che oltre ad accrescere il prestigio di questo nostro concittadino illustre che assieme a Moreno Cedroni proietta Senigallia ai vertici della ristorazione produrrà l’effetto concreto di aumentare gli itinerari turistici legati al gusto che faranno tappa nella nostra città.

Avrei voluto parlarvi del premio che ha decretato Massimo Costantini miglior allenatore al mondo di tennis da tavolo, assegnando il giusto riconoscimento ad un campione tanto celebrato nel mondo quanto forse poco valorizzato nella nostra realtà cittadina, oppure del premio internazionale per il giornalismo sportivo assegnato alla nostra concittadina Emanuela Audisio.

Avrei voluto parlarvi del Natale di Senigallia. Lo abbiamo chiamato così perché volevamo sottolineare sin dal titolo lo sguardo sulle festività natalizie che attraverso l’insieme degli eventi organizzati dal Comune e dalle associazioni cittadine intendevamo privilegiare. Non questa continua rincorsa all’effetto spettacolare che vediamo sempre più spesso. Tutti modi legittimi e lodevoli beninteso, ma che non appartengono allo spirito di questa città e, se posso dirlo, al disegno che come amministrazione comunale abbiamo portato avanti in questi anni. Sono stato sempre convinto che in una città come Senigallia, a Natale come nel resto dell’anno, il segreto non sia aggiungere ma piuttosto scoprire, scoprire e valorizzare la bellezza che la nostra storia ed il nostro patrimonio artistico sono in grado di esprimere. E’ quello che abbiamo voluto fare in queste festività nella nostra ritrovata Piazza Garibaldi con il video mapping che ha proiettato sulla facciata del Duomo e dei palazzi circostanti un estratto delle immagini più suggestive ed affascinanti dei nostri tesori d’arte, con un gioco meraviglioso di luci e di colori in un luogo incantato che ieri ospitava auto e che oggi invece accoglie emozioni.

Di tutto questo avrei voluto parlarvi diffusamente ed invece devo limitarmi al sommario che ho appena richiamato, rispettando quella sobrietà e quel senso della misura che mai come in questo momento sono necessari.

Dicevamo all’inizio che è dalla comunità che dobbiamo ripartire, dalla necessità di alimentare e sostenere le ragioni che ci fanno stare insieme. E dovrà essere proprio questo l’impegno più grande che ci attende in questo 2019 ormai alle porte.

Sono profondamente convinto che la comunità di Senigallia è in grado di raggiungere una coesione sociale ancora maggiore proprio per la qualità e sensibilità delle sue tante articolazioni sociali, culturali ed economiche.

Saremo ancora di più comunità nel 2019, grazie alla qualità ed estensione dei servizi alla persona che connotano la nostra realtà locale ed alle significative risorse economiche che l’amministrazione comunale ha sempre stanziato per il sociale, anche quando in tanti anche oggi ci consigliano di cambiare perché i fondi a disposizione degli Enti Locali non lo permettono più. Ed invece noi, convinti come eravamo e come siamo che le risorse sono importanti ma ancora più importanti sono gli obiettivi prioritari che con quelle risorse si vogliono raggiungere, abbiamo sempre considerato l’investimento sul sociale un obiettivo strategico e per questo motivo lo abbiamo sempre sostenuto con finanziamenti adeguati per aiutare coloro che rischiano di rimanere indietro. E saremo sempre di più comunità perché non siamo i soli a perseguire questo obiettivo di legame sociale: accanto a noi ci sono le tante associazioni di volontariato che coordinate dalla nostra Consulta Comunale del Volontariato sostengono chi non ce la fa, aiutano coloro che vivono condizioni di disagio fisico ed economico. Accanto a noi c’è la Diocesi, sempre in prima linea per aiutare i poveri e gli emarginati, e voglio ringraziare di cuore per questa vicinanza il nostro Vescovo Monsignor Manenti sempre così attento e sensibile. Accanto a noi ci sono le tante persone che grazie al loro impegno e lavoro contribuiscono a fare del nostro ospedale di Senigallia una struttura all’interno della quale le prestazioni sanitarie erogate rientrano nei parametri di qualità e nella quale, nonostante le inevitabili criticità  gli allarmi ciclici e gli immancabili S.O.S. dei soliti noti, sono in atto procedure di potenziamento nei servizi e nell’organico.

A tale proposito permettetemi di ringraziare il consigliere regionale Fabrizio Volpini per l’ottimo lavoro svolto.

La nostra è una comunità coesa perché Senigallia è la città delle mille associazioni, la comunità nella quale la partecipazione alla vita ed ai problemi della collettività locale è una pratica costante e un metodo condiviso. Ne sono testimonianza le tante associazioni  che lavorano quotidianamente per la crescita culturale dei cittadini e che assieme a noi costruiscono il calendario degli eventi e delle manifestazioni; lo rivelano le associazioni che operano nel mondo dello sport accogliendo migliaia di giovani e garantendo grazie al proprio impegno disinteressato il funzionamento degli impianti; ce lo dicono soprattutto le Consulte Comunali: fondamentale strumento di raccordo tra amministratori ed amministrati: la consulta della cultura, la consulta del volontariato, la consulta dello sport, la consulta dei giovani, la consulta delle donne, la consulta degli immigrati e degli  extracomunitari. Una partecipazione che parte naturalmente dal decentramento amministrativo al quale ci siamo sempre ispirati e che promuove il protagonismo delle frazioni.

E’ chiaro come, proprio quello che è accaduto a Corinaldo, deve spingerci come comunità a mettere in campo politiche per i giovani sempre più incisive e di qualità. Il Comune di Senigallia ha stanziato a bilancio nel 2019 delle risorse in più in questo settore per cercare di stimolare un protagonismo positivo per giovani, mettendoli nelle condizioni di coltivare in modo più agevole le proprie passioni in campo artistico e musicale. Sempre in questa area continueremo a presentare progetti di servizio civile da svolgere all’interno del nostro Comune in ambito sociale o culturale offrendo così ai nostri ragazzi ed alle nostre ragazze l’opportunità di vivere esperienze importanti sia sotto il profilo umano che formativo; proseguiremo inoltre nel portare avanti in collaborazione con gli altri Comuni e con le scuole progetti capaci di approfondire la conoscenza di fenomeni sociali pericolosi come quelli del bullismo.

In una parola: cercheremo di metterci in ascolto dei nostri giovani e lo faremo facendo leva sulla grande capacità e sensibilità del mondo della scuola locale, sull’umanità e professionalità dei dirigenti, degli insegnanti, del personale scolastico. A loro va tutta la riconoscenza per come hanno saputo gestire e stanno gestendo la fase terribile del post trauma che ha investito i loro studenti.

Una comunità è veramente tale se riesce a soddisfare i bisogni essenziali degli abitanti. Tra questi un posto di primo piano viene sicuramente occupato dal diritto alla sicurezza. A Senigallia possiamo certamente dire di poter godere di un buon livello di sicurezza grazie all’impegno ed al lavoro quotidiano delle forze dell’ordine e della polizia municipale coordinate dal Prefetto che voglio questa mattina una volta di più ringraziare. Un’opera di prevenzione e cura sistematica delle questioni che attengono alla sicurezza che a Senigallia è resa ancora più gravosa e complessa dalle tante manifestazioni che si svolgono e che richiedono tutta una serie di misure e piani adeguati. Voglio ringraziare per questo la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, il 118, le tanti associazioni che supportano la protezione civile. Anche per la dimensione che ha assunto in questo ambito la nostra città meriterebbe un numero ancora più elevato di persone da impiegare nella sicurezza, esigenza che ho più volte rappresentato alle autorità competenti.

L’istituzione comunale che rappresenta la comunità locale riesce a curare in maniera più efficace gli interessi dei propri abitanti nella misura in cui sa rapportarsi in maniera positiva con le istituzioni sovra comunali trovando degli interlocutori attenti e propositivi. Il territorio di Senigallia può contare su personalità in grado di svolgere questa funzione di raccordo con gli enti sovraordinati. Penso al Consigliere regionale Fabrizio Volpini con il quale abbiamo instaurato un’efficace collaborazione e coopereazione.

Un coordinamento importante è quello che siamo riusciti a creare con gli enti limitrofi che assieme a noi fanno parte dell’Unione dei Comuni della Marca Senone con i quali giorno dopo giorno sperimentiamo quanto sia più lungimirante ed utile per la nostra gente lavorare insieme invece che dividersi in nome di una sorta di atavico spirito di campanile. Vedo molti sindaci qui questa mattina e li voglio ringraziare tutti.

Così come saluto affettuosamente gli ex sindaci di Senigallia presenti: Orciari, Galavotti, Mariani ed Angeloni.

Essere fino in fondo comunità vuol dire anche poter avere un’istituzione comunale in grado di recepire le esigenze, raccogliere i bisogni, le aspirazioni della popolazione e tradurli in concreti atti amministrativi, in misure, in servizi.

Un’istituzione comunale complessivamente intesa. Come Sindaco so di poter contare a Senigallia su un’Istituzione seria e consapevole del ruolo sempre più delicato che è chiamata a svolgere.

So di poter contare su uffici comunali composti da persone responsabili che lavorano con impegno al servizio dei cittadini.

So di poter contare su un Consiglio Comunale capace di rappresentare tutta la popolazione, e guardate questo diventa un valore in democrazia specie in tempi come questi dove in parecchi sembrano tentati dall’idea di identificarsi o riconoscersi attraverso altri sistemi o strumenti diversi da quelli istituzionali tipici di una democrazia rappresentativa. Li voglio ringraziare tutti: il Presidente del Consiglio Dario Romano, i consiglieri comunali con deleghe speciali: Lorenzo Beccaceci, Ludovica Giuliani, Maurizio Perini, Mauro Pierfederici, Wilma Profili, Luana Pedroni, Mauro Bedini. Tutti i consiglieri di maggioranza e tutti i consiglieri di opposizione, anche quelli con i quali mi capita di discutere più spesso perché è dal confronto e dalla dialettica che in democrazia un sistema politico trova nuova linfa e nuove idee.

E poi, dulcis in fundo, so di poter contare su una squadra di assessori capaci, in grado di lavorare con grande impegno ed efficacia fino all’ultimo giorno di mandato per offrire risposte ai problemi della popolazione di Senigallia.

Un discorso come questo di stamattina, pronunciato all’indomani di un fatto così doloroso per la nostra città non poteva che concludersi in un modo diverso dal solito.

Come immagine di chiusura scelgo quella che ci hanno inviato i ragazzi del liceo scientifico Statale Elio Vittorini di Milano scossi dalla tragedia che ha colpito i loro coetanei di Senigallia. Scelgo quella distesa di scarpe da tennis che hanno voluto esporre davanti alla loro scuola in segno di vicinanza e di lutto, lo stesso tipo di scarpe che mettono tutti i ragazzi del mondo. Ecco, anche questa volta i giovani sono stati migliori di noi adulti nel rappresentare il dolore. Non la retorica, non parole a volte di circostanza ma un gesto, una distesa di scarpe, le loro scarpe.

C’è in quel gesto, oltre ad un senso quasi fisico del dolore, un monito ed un invito rivolto a tutti noi: quello di provare ogni giorno ad indossare i loro panni e a calzare le loro scarpe, c’è la richiesta e la preghiera di camminare insieme a loro, non al posto loro ma al loro fianco.

E c’è una speranza che tutti noi dobbiamo fare nostra: quella di provare tutti insieme a riprendere faticosamente il nostro cammino.

Tanti auguri di buon anno a tutti voi e tutte le vostre famiglie

*Sindaco di Senigallia

 

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