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“Ero alla Lanterna Azzurra, non ci sono stati controlli adeguati”

“Ero alla Lanterna Azzurra,  non ci sono stati controlli adeguati”

Il doloroso racconto di uno studente di Fano, testimone della tragedia di Corinaldo

di PAOLO MARIA ROCCO

FANO – «Ce l’ho ancora negli occhi il disastro di quella sera, il panico, le urla, i pianti, le sirene delle ambulanze… Penso ai ragazzi morti, alcuni li conoscevo… è straziante, non riesco a capire, è una follia andare in discoteca per divertirsi e morire…».  Taha Gjapi (nella foto), studente di origine albanese, nato in Italia, iscritto alla classe V A del Polo 3 di Fano, Corso “Archimede”, a dieci giorni dalla tragedia della discoteca di Corinaldo ha davanti agli occhi immagini vivide: «Non potrò mai dimenticare quello che è successo… mai…», ci dice con un’espressione terrea nel viso. Porta gli occhiali ma dietro le lenti lo sguardo è fermo, stanco, a tratti sbarrato. Per quanto cerchi di controllare le emozioni, lui, a 19 anni di età, a dieci giorni dalla terribile disgrazia non può comunque celare una profonda commozione che si riverbera anche nel tono della voce. Ci vorrà del tempo per elaborare quello che ha visto, e il lutto per i suoi amici e conoscenti, giovani come lui, compagni di baldoria, e per questo accetta di buon grado di sfogarsi.

Taha è arrivato alla Lanterna Azzurra Clubbing di Corinaldo intorno alle 23.30 di venerdì 7 dicembre, in auto da Fano, con amici, diretti verso quella che doveva essere una serata di svago. Non gli interessava il concerto previsto di Sfera Ebbasta, a lui piaceva l’idea di trascorrere qualche ora a ballare con il suo gruppo di amici e amiche, fare nuove conoscenze, insomma quel venerdì sera voleva divertirsi: «A me di Sfera Ebbasta non interessava proprio niente. Ero alla Lanterna Azzurra per passare una serata in allegria…».

Ecco, senza rendersene conto Taha ha evitato, così, di essere coinvolto nella ressa, è scampato da conseguenze drammatiche forse anche in virtù del suo dichiarato disinteresse verso la ‘star’ della serata,  come lui stesso ci racconta: «All’inizio la situazione era normale, diciamo, per quanto possa esserlo in una discoteca… ».

Perché dici questo? C’era qualcosa che non andava?: «C’era moltissima gente… Si stava tutti stretti, ci si spostava a fatica… chi ha detto che eravamo più di mille ha ragione… eravamo almeno 1400/1500 ragazzi… Si vedeva a occhio… poi, dopo, ho visto il biglietto di prevendita di un mio amico, aveva il numero 1280…».

D’accordo. Quindi, cos’è successo?: «Ero lì con una decina di amici, tutti studenti di Fano e di Pesaro, arrivati in auto e in navetta, e si ballava, si scherzava… Quando, a un certo punto, verso mezzanotte e mezzo circa, ho visto muoversi all’improvviso un’enorme massa di persone che gridando e spingendo si dirigeva verso una delle uscite, quella dove poi è accaduta la tragedia: sembra che qualcuno avesse detto che fuori della discoteca era arrivato Sfera Ebbasta…  io sono rimasto dov’ero perché non ero in discoteca per il concerto… Sfera Ebbasta non mi piace… poi altri hanno cominciato a urlare che era stata spruzzata nell’aria una sostanza al peperoncino e, infatti, dopo un paio di minuti ho cominciato a sentirne anch’io gli effetti…».

Dov’eri in quel momento?: «Ero nei pressi del bar della discoteca, perché mentre quella massa di ragazzi si spingeva verso l’uscita, dentro si continuava a ballare, c’era ancora musica…».

E poi, quando hai sentito anche tu nell’aria la sostanza urticante cosa hai fatto?: «Mi sono diretto in fretta con alcuni miei amici verso l’altra uscita, quella vicino al bar, non solo perché era la più vicina a me ma anche perché vi si poteva passare ancora agevolmente…».

Ma perché secondo te si sono diretti in tanti proprio verso l’uscita dove poi è crollata la balaustra esterna?: «Non lo so… per alcuni era la più vicina, poi molti erano eccitati per l’arrivo del cantante che, in realtà, doveva  arrivare prima… quindi quando si è sparsa la voce che Sfera Ebbasta era fuori della discoteca, e invece non c’era… e poi c’è stata quella sostanza urticante diffusa nell’ambiente… infine, la terza uscita, l’ingresso principale, era ostruito dai ragazzi che stavano ancora entrando nel locale… eravamo tutti un po’ su di giri, chi per una ragione chi per un’altra…».

Ci vuole poco perché una massa di giovani si disorienti: li si riunisce in numero spropositato in un luogo chiuso le cui misure di sicurezza spesso non sono a norma, gli si spara negli orecchi per ore musica ad altissimo volume, si galvanizza la massa con l’attesa spasmodica dell’”idolo” di turno, si usano ‘armi improprie’ come le bombolette spray per rendere ancora più febbrile il clima e, non ultimo, si condisce il ritrovo con l’uso e l’abuso di sostanze alcoliche e superalcoliche, e forse anche di droghe: ecco pronta la miscela letale.

È accaduto questo alla Lanterna Azzurra di Corinaldo? Una risposta potranno darla solo le indagini in corso da parte degli inquirenti. Ma bisogna comunque cercare di capire, ora che sei persone sono morte in una serata che doveva essere una festa, tre ragazze, Benedetta Vitali, Emma Fabini, Asia Nasoni, due ragazzi, Daniele Pongetti, Mattia Orlandi, tutti minorenni, e una giovane mamma di quattro figli, Eleonora Girolimini, per condividere il dolore infinito delle loro famiglie e perché chi ha, per propria funzione pubblica, l’autorità a farlo, si adoperi come mai è stato fatto fino ad oggi per scongiurare altre possibili stragi.

Quando sei uscito dal locale cosa hai visto?: «Ho sentito forti grida, grida di panico, soprattutto di ragazze… ho cominciato a guardarmi intorno per cercare i miei amici e assicurarmi che stessero bene… Poi qualcuno mi ha detto quello che era successo… l’assembramento sull’altra uscita, la balaustra che ha ceduto… Abbiamo cercato di aiutare come potevamo… erano tutti nel panico totale, abbiamo cercato di tranquillizzare quelli che fuggivano gridando…».

Poi sono arrivati i soccorsi…: «Sì, le prime ambulanze dopo circa 15 minuti e poi sono arrivati tutti, Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Psicologi… Ma ho ancora le immagini tutte nella testa, la gente che fuggiva, i teli bianchi che coprivano i feriti e i morti, le persone che piangevano… ho visto anche personale della sicurezza della discoteca che cercava di estrarre ragazzi e ragazze dalla massa di persone cadute nel crollo della balaustra… Non ci posso pensare… non sarebbe accaduto nulla se ci fossero stati controlli adeguati… Conoscevo Benedetta Vitali, attraverso un mio amico, e ora…».

Fa un sospiro profondo, non riesce a finire la frase. È una tragedia immane e Taha lo sa. Per questo mi saluta con un gesto della mano e se ne va a capo chino, le mani in tasca. Torna in classe, a scuola.

 

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