CULTURASENIGALLIA

Vangelo o Vangile, una storia autobiografica

Vangelo o Vangile, una storia autobiografica

Un racconto di rinascita scritto da Luciano Latini. Presentazione sabato 6 ottobre al Palazzetto Baviera di Senigallia

SENIGALLIA – Non erano molte le strade che, all’inizio degli anni Sessanta, un ragazzo di campagna aveva davanti a sé. A quei tempi la via dell’istruzione superiore sembrava percorribile solo con l’ingresso in seminario. L’alternativa sarebbe stata la vanga.

Questa è la storia che ci racconta Luciano Latini nel suo libro Vangelo o Vangile, che presenterà sabato 6 ottobre alle 18.30 al Palazzetto Baviera di Senigallia.

Latini ci parla del passaggio di testimone, la trasmissione di un sapere diverso, più antico, che cominciava al mattino, nel buio nella stalla, e finiva la sera, vicino al focolare, con la recita del rosario: i suoi maestri erano la natura e le sue leggi, la fatica e le sue ferite, il freddo e, talvolta, la fame. Dalla campagna di Corinaldo, Luciano si ritrovi adolescente a Porto Marghera: la storia del secondo Novecento non è soltanto storia di contadini, ma è anche, e soprattutto, storia di fabbriche, di imprenditori, di operai e di emigrati. Prima ancora del negro o del negher, l’Italia creò il terón o terún, per usare le accezioni settentrionali più comuni. Ma la storia di Luciano è la storia di una grande ostinazione e di un’eccezionale rinascita, è la storia di uno spirito che non si rassegna al distacco delle radici, che non spezza il legame con il terreno familiare che lo veglia, seppur da lontano, e gli ricorda che nella difficoltà il suolo che gli ha dato la vita è ancora fertile e intatto, che la casa lo assiste, che gli affetti, e così le sue origini, disegnano intorno a lui una rete invisibile più forte di qualsiasi discriminazione.

Chi si appresterà alla lettura di questo romanzo farà inizialmente amicizia con la figura di un uomo nel suo laboratorio, un biologo che analizza i campioni d’ospedale, per il quale è evidente e assodato che non v’è differenza tra gli esseri umani, perché il sangue umano è per tutti di colore rosso, senza eccezioni.

Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto, scriveva John Donne. La storia di Luciano lo testimonia ancora per noi.

Il narratore compie in quest’opera l’anamnesi della sua vita e ripercorre a ritroso le strade che ha scelto, per lo più in salita, segnando il passo tramite l’aiuto dei ricordi di quelli che lo hanno affiancato. Il lettore lo deve immaginare mentre scrive nel chiuso della sua stanza come sulla cima di un colle, nel mezzo di quel campo che è la sua vita: solo, con un piede che preme sul vangile, a rovesciare zolle.

www.venturaedizioni.it

 

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.laltrogiornale.it