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Riportata alla luce a Corinaldo una tomba monumentale picena del VII secolo avanti Cristo

Riportata alla luce a Corinaldo una tomba monumentale picena del VII secolo avanti Cristo

CORINALDO – E’ stato presentato alla cittadinanza nel sito archeologico di Santa Maria in Portuno a Madonna del Piano, il progetto di ricerca e archeologia preventiva “ArcheoNevola”.

A presentare i risultati della campagna archeologica 2018 condotti in Via Nevola, la professoressa Federica Boschi dell’Università di Bologna-Dipartimento di Storia Culture Civiltà-DiSCi-Sezione Archeologia, la dottoressa Ilaria Venanzoni della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, il professore Enrico Giorgi, presidente del Consorzio “Città Romana di Suasa”. A fare gli onori di casa il sindaco Matteo Principi, l’assessore alla Cultura Giorgia Fabri, l’assessore ai Lavori Pubblici Lucia Giraldi, il responsabile dell’Ufficio Tecnico Massimo Manna e il responsabile dell’Ufficio Cultura-Turismo Paolo Pirani.

Nell’ambito del progetto ArcheoNevola, diretto da Federica Boschi del DiSCi, è stata riportata alla luce una tomba monumentale picena di età orientalizzante, riferibile al VII secolo a.C.

Si tratta di una nuova acquisizione di eccezionale importanza sia per le caratteristiche peculiari del sito sia per la quantità e qualità dei reperti che permettono di riferire la sepoltura a un personaggio di rango della cultura picena, con ogni probabilità un principe. I dati finora raccolti descrivono con precisione l’originaria presenza di una sepoltura monumentale, circondata da un fossato anulare di circa 30 metri di diametro e con al centro una grande fosse riempita di vasellame e suppellettili che costituivano il ricco corredo del personaggio qui celebrato. Tra gli oggetti rinvenuti spiccano segni del potere, quali il carro da parata, armi di difesa e strumenti da taglio, oggetti e contenitori bronzei e una quantità di vasellame ceramico che autorizzano a riconoscere nel defunto un’antichissima e potente autorità aristocratica. Il rinvenimento acquisisce un’importanza ancora maggiore in considerazione del luogo della scoperta, lungo il torrente Nevola, ovvero un settore delle Marche compreso tra i fiumi Cesano ed Esino, finora molto lacunoso dal punto di vista della storia del popolamento di età picena.

A rimarcare la rilevanza scientifica dell’iniziativa, la sperimentazione di innovative tecniche di documentazione e di esplorazione non invasiva del sottosuolo (tra cui fotografia aerea e prospezioni geofisiche) che stanno contribuendo in modo determinante alla conoscenza del paesaggio antico, favorendo così sia l’organizzazione delle attività archeologiche sia la pianificazione dei lavori per la realizzazione del complesso sportivo.

Federica Boschi: “Ringrazio chi ha sostenuto e creduto in questo progetto, in particolare il Comune di Corinaldo e il suo Ufficio Tecnico per il supporto straordinario, il traguardo che stiamo raccontando oggi è il frutto sinergico di un lavoro di squadra. Ringrazio il Consorzio “Città di Suasa”, il sindaco di Castelleone di Suasa Carlo Manfredi e la dottoressa Imelde Spaccialbelli, persone che hanno visto del buono e hanno supportato al meglio le ricerche.

Una campagna scavi curata nei minimi dettagli, partendo dalla composizione del team, corposo, eterogeneo e multidisciplinare; un team costituito da oltre trenta partecipanti tra archeologici e restauratori afferenti all’Università di Bologna e non solo, che hanno lavorato in cantiere per cinque settimane in modo coordinato e collaborativo.”

Enrico Giorgi, professore e presidente del Consorzio “Città Romana di Suasa”: “Corinaldo è l’esempio di buona pratica nell’aver favorito questa straordinaria scoperta archeologica in cui la preziosità è tangibile nel metodo adottato ovvero un’archeologia innovativa. È una bella tradizione quella dei Comuni di Corinaldo, Castelleone di Suasa e San Lorenzo in Campo di raccontare storie delle nostre terre e custodirle nei nostri territori. Per quanto riguarda la futura vicinanza al sito archeologico del palazzetto dello sport dico che le scoperte archeologiche derivano dalla costruzione di opere quindi c’è un legame, non un intralcio e che il paesaggio cambi, è normale, il problema è se il paesaggio non venisse vissuto. L’archeologia preventiva è la cabina di pilotaggio per decidere come procedere, senza che questa diventi d’intralcio al paesaggio stesso.”

Ribadiscono all’unisono l’importanza del progetto il sindaco Matteo Principi e l’assessore alla Cultura Giorgia Fabri: “ ‘ArcheoNevola’ è l’esempio concreto di come la cultura non sia qualcosa di circoscritto, ma può dialogare e collaborare con altri settori per far si che si possa rileggere il presente alla luce di ciò che eravamo ieri. Un percorso iniziato lo scorso anno e sottolinea quanto tutti noi abbiamo a cuore questo ritrovamento e quanto l’archeologia sia importante per la nostra identità.”

L’importante traguardo conseguito rappresenta la prima tappa di un programma di lavori lungo e complesso che vedrà impegnati i soggetti coinvolti per almeno un triennio, durata della convenzione sottoscritta.

 

 

 

 

 

 

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