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Nel quarantennale del barbaro assassinio Aldo Moro ricordato a Montemarciano, la città in cui si è sposato

Nel quarantennale del barbaro assassinio Aldo Moro ricordato a Montemarciano, la città in cui si è sposato

MONTEMARCIANO – Si sono svolti a Montemarciano nella mattinata di domenica i tre momenti finali delle celebrazioni che l Amministrazione ha doverosamente dedicato al quarantennale della morte di Aldo Moro.

La chiesa di San Pietro Apostolo ha ospitato la funzione religiosa ricordando i vari momenti della vita dello statista nella città che ha dato i natali alla moglie Eleonora e che li ha visti unirsi in matrimonio, mentre quella civile ha visto autorità e cittadini riunirsi nella piazza antistante il Comune per la deposizione di una corona celebrativa, proprio sotto la targa che da sempre ricorda il barbaro omicidio di Moro e degli uomini della scorta (Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Domenico Ricci, Oreste Leonardi).

Particolarmente toccante è stato l’appuntamento al Teatro Alfieri, dove la cittadinanza si è riunita per assistere all’intervento dell’on. Gero Grassi, l’uomo che forse più di tutti in Italia sa come si sono svolti gli eventi che hanno portato alla morte dell’on. Moro, in qualità di presidente della commissione d’inchiesta che ha indagato sui fatti e sui particolari che hanno determinato l’omicidio dello statista.

In due ore di serrato monologo, l’on. Grassi non ha raccontato una storia, ha raccontato la Storia.

Nomi, date, situazioni, personaggi narrati con precisione chirurgica ed inseriti nel contesto di quegli anni, un racconto che ha riallacciato vicende note, meno note e nascoste di un evento che ha cambiato per sempre il corso della storia d’Italia.

Una severa cronologia è il filo conduttore della ricostruzione di Gero Grassi che, ricordiamolo, non è basata su opinioni personali ma su una moltitudine di atti processuali, interrogatori e testimonianze ufficiali scaturite dal lavoro di una commissione incaricata dal Parlamento di fare luce sulla vicenda.

Un lavoro che ha fatto emergere chiaramente le responsabilità dei singoli e della cosiddetta ragion di Stato e che non dà via di scampo alla credibilità di svariate personalità della politica e di famose (fumose?) trasmissioni televisive nazionali che gli italiani hanno sentito, o meglio non hanno sentito nel corso degli anni, considerazioni fiacche faziose o forse addirittura omertose a cui una parte degli organi di informazione ci hanno abituato.

Il coinvolgimento diretto degli apparati di sicurezza dello Stato (molti iscritti alla loggia P2), la scarsa attendibilità delle testimonianze dei brigatisti (in primis il memoriale Morucci-Faranda), le contraddizioni e i depistaggi nelle indagini svolte, il ruolo di personaggi quantomeno controversi (come Giovanni Senzani, brigatista che operava all’interno delle istituzioni) sono solo alcuni degli elementi trattati da Gero Grassi.

Ne scaturiscono due considerazioni di base: la persistente mancanza di chiarezza sui fatti oscuri di quegli anni, a cui siamo colpevolmente abituati e, insieme, la consapevolezza sulla statura dell’ uomo: una vivida intelligenza, una solida competenza e una visione politica e sociale che hanno precorso i tempi.

E’ da questo che nasce lo spirito con cui L’amministrazione comunale di Montemarciano ha promosso queste commemorazioni: capire il messaggio positivo che può venire dalla Politica a prescindere dagli singoli orientamenti e da come essa viene presentata nelle sedi di informazione, contribuire ad una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita sociale, sviluppare una forte motivazione nelle giovani generazioni per capire il processo decisionale democratico.

In sintesi, portare avanti la filosofia di un grande professore di scienze politiche che ha sempre insegnato ai suoi alunni uno sviluppo sociale dove “La persona deve essere sempre al centro di tutte le cose”.

 

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