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“Si sta varando una Unione dei Comuni disarmonica, troppo sbilanciata a favore di Senigallia”

“Si sta varando una Unione dei Comuni disarmonica, troppo sbilanciata a favore di Senigallia”

I gruppi consiliari di minoranza della valle del Misa si sono riuniti per affrontare la delicata questione. Per il gruppo “In movimento – Corinaldo c’è – “lo statuto ha scavalcato troppe normative e molti principi costituzionali” e va considerato “un atto illecito”

“Si sta varando una Unione dei Comuni disarmonica, troppo sbilanciata a favore di Senigallia”CORINALDO – Il gruppo consiliare di minoranza In Movimento – Corinaldo c’è è stato invitato nei giorni scorsi dai gruppi consiliari di minoranza della vallata del Misa, in pratica da quelli che ora fanno parte dell’Unione delle Terre della Marca dei Senoni, ad un incontro dibattito in cui, inevitabilmente, si è discusso della recente instaurazione dell’Unione.

“Abbiamo trovato doveroso parteciparvi –  si legge in un documento diffuso dal gruppo consiliare In movimento – Corinaldo c’è – per comprendere meglio le tematiche ed in particolare lo statuto di questa nuova unione. Tutti gli esponenti dei vari gruppi consiliari sono unanimemente d’accordo nell’affermare che questa unione è disarmonica e troppo sbilanciata a favore di un solo comune, Senigallia.

“Ciò che è veramente raccapricciante ed incomprensibile è il perché la decisione di giungere ad una unione di ben 7 comuni non sia stata resa pubblica, il perché i cittadini siano stati tenuti all’oscuro di tutto ed ancor più grave i loro stessi rappresentanti nei vari consigli comunali.

“La posizione di Senigallia per quanto stabilito dallo statuto, è di indiscutibile predominanza sugli altri comuni sia in sede politica che in quella amministrativa, addirittura una clausola le garantisce, se altri comuni volessero aderire a questa nuova unione, comunque una presenza di almeno il 40% dei consiglieri.

“Come consiglieri del comune di Corinaldo si legge sempre nel documento – siamo rimasti sbalorditi dalla presenza in un atto quale uno statuto di tante incongruenze antidemocratiche, vorremmo dire vessatorie. Ha inoltre dell’incredibile che pur trattandosi di una unione e quindi verrebbe da se (pensavamo) che ogni comune deve affrontare da solo le proprie problematiche, (leggi art.11). Ha inoltre dell’inconcepibile che nessuno dei Sindaci dei 6 comuni coinvolti, tralasciando chiaramente il comune promotore, abbia opposto una benché minima “resistenza” od opposizione, abbia proposto qualche emendamento, abbia detto no all’Unione, tutti si sono inchinati ad un potere supremo, ad una autorità superiore.

“Avevamo intuito che poteva trattarsi solo di una manovra politica, la stessa denominazione Le Terre della Marca dei Senoni, restituibile chiaramente in il Territorio del Signore di Senigallia lasciava intuire, ma in questa maniera ed in aperta contraddizione ai principi del medesimo Partito Democratico, attore principale ed indiscusso in questa vicenda; la popolazione non ha alcun peso e non può in alcuna maniera decidere del suo futuro, l’art.15 recita “non possono essere sottoposti a referendum (forse dopo il precedente con Morro d’Alba) il presente Statuto e le integrazioni o modifiche allo stesso”. L’opinione dei cittadini non conta un razzo, palazzo, mazzo, bell’esempio di democrazia. Non è possibile, secondo quanto stabilito, proporre un referendum per abrogare l’Unione. Ai comuni che volessero uscire da questa unione, dopo una trafila che quanto meno dura un paio di anni, in pratica non viene restituito quanto apportato in risorse, in beni mobili ed immobili.

“É stato detto che l’unico vero scopo di questa unione è quello di poter accedere a nuovi mutui, ma a favore di chi, del comune predominante in definitiva detenendo la maggioranza assoluta; è inoltre assurdo pensare di indebitarsi ulteriormente quando le esigue disponibilità dei vari bilanci non lo permettono nella maniera più assoluta.

“Oltre alla nostra solidarietà e vicinanza abbiamo inteso suggerire un intervento in sede giudiziale, questo statuto ha scavalcato troppe normative e molti principi costituzionali per non essere additato come un atto illecito da annullare. Lo stesso art.15 che abbiamo descritto è un chiaro atto antidemocratico ed autoritario voluto da pochi, e visto e appurato che gli enti sottostanno a normative democratiche non oligarchiche l’insieme degli articoli dello statuto che regola questa pseudo unione – conclude la nota del gruppo consiliare In movimento – Corinaldo c’è – va quanto meno rivisitato”.

 

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