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Mangialardi rimpiange i mancati incentivi che sarebbero arrivati con la fusione di Senigallia con Morro d’Alba e… se la prende con chi ha votato no

Mangialardi rimpiange i mancati incentivi che sarebbero arrivati con la fusione di Senigallia con Morro d’Alba e… se la prende con chi ha votato no

SENIGALLIA – Dal Comitato per il No alla fusione tra Senigallia e Morro d’Alba riceviamo questo nuovo intervento che fa riferimento a quanto asserito, nell’ultima seduta del Consiglio comunale, dal sindaco Maurizio Mangialardi.

“Nel corso dell’ultimo consiglio comunale – si legge nel documento -, rimpiangendo il mancato introito degli incentivi che sarebbero derivati dalla fusione per incorporazione del Comune di Senigallia con quello di Morro d’Alba, il sindaco Mangialardi ha messo avanti un principio di particolare rilevanza politica e culturale: “La stupidità va sempre sottolineata”.

“Si riferiva evidentemente alle persone che, a Senigallia e a Morro, avevano votato NO al referendum consultivo del 23 ottobre 2016 pro o contro la fusione. Colpa loro se i soldi non sono arrivati.

“Male che andasse, il referendum è servito come censimento: adesso sappiamo che a Senigallia gli stupidi sono 3722, a Morro d’Alba 811. È un fatto grave? Dipende. Per Morro sì, è grave, perché gli stupidi là sono risultati quasi il 70% della popolazione residente. Una vera epidemia.

“Per quanto riguarda Senigallia, invece, a prima vista si direbbe di no: una città di quarantamila abitanti può reggere agevolmente la zavorra di un 10% di cittadini con deficit intellettivo. Il problema si complica però se consideriamo che i votanti a Senigallia sono stati solo il 16% dell’intero corpo elettorale. Che dire di quell’84% che non è andato a votare? Difficile salvarli dalla sottolineatura. Perché se fossero stati intelligenti avrebbero capito che andando a votare e votando SI alla fusione avrebbero portato soldi in riva al Misa.

“In buona sostanza, dunque, a Senigallia quasi tutti gli elettori risulterebbero stupidi o poco intelligenti; e lo confermerebbe l’unicità del caso, se è vero che il No non era mai prevalso in nessun comune incorporante.

“Stando così le cose, tuttavia, la domanda diventa un’altra: come ha fatto un sindaco che non perde occasione per autodefinirsi “lungimirante” a non capire che i suoi concittadini non lo avrebbero seguito? Se non è riuscito a convincerli, dipenderà solo dalla loro testa dura, oppure dalla qualità della proposta, viziata da eterogenesi dei fini e rimasta per mesi occulta per poi saltare fuori come se si volesse, anziché convincere, carpire il consenso del Consiglio e della città? Quale condivisione è stata attivata?

“Si trattava di cogliere un’occasione”, ha spiegato ripetutamente; senza considerare che, nella loro ingenuità, tanti cittadini sono ancora convinti che gli incentivi servano per fare le cose e non le cose per prendere gli incentivi.

“Ora, non sarà certo un piccolo comitato come il nostro a ricordare al sindaco che una città si governa con competenza, coerenza, parsimonia e partecipazione, e non andando furbescamente a caccia di occasioni. Ma quando, infine, il rammarico lo porta a dire che “con quei soldi si sarebbe cambiata la città”, diventa difficile anche per noi evitare una sottolineatura.

“Perché questa amministrazione ha già dato ampia prova di sé dove oggi si trova la voragine dell’ex-Italcementi, e ha continuato imperterrita a dissipare risorse in opere infruttuose quanto vanagloriose quali il tondo per terra in Piazza Saffi o l’esplanade in Piazza del Duomo, trascurando magari i ponti, che invece servono. Aveva bisogno di mangiarsi (incorporarsi) un comunello limitrofo per dare seguito a tanta grandeur?

“Uno stile amministrativo ben riconoscibile si è insediato in questo Comune: mettere i cittadini davanti al fatto compiuto. A partire dalla decisione di fare la complanare fino a quella attuale di scippare il consenso all’Unione dei Comuni saltando di netto le consultazioni popolari. Ma “lo stile è l’uomo”, usava dire il conte di Buffon. Senza altre sottolineature”.

 

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