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A Urbino l’Accademia italiana del tartufo ha indicato le linee guida per l’internazionalizzazione

A Urbino l’Accademia italiana del tartufo ha indicato le linee guida per l’internazionalizzazione

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URBINO – L’Accademia Italiana del tartufo ha scelto un luogo sontuoso – l’Oratorio della Grotta della Cattedrale di Urbino – dove arte, narrazione e grandiosa bellezza si uniscono, per tracciare le linee guida, delle nuove frontiere del tartufo.

Un incontro di spessore, coordinato dal presidente dell’Accademia, il Cavaliere Giuseppe Cristini, al quale hanno portato un fondamentale contributo monsignor Davide Tonti; il direttore del Ristorante Resort Il Belvedere,  nella bellissima Val di Chiana a Monte San Savino, Lucio Rossi; il consulente ed esperto, nonché socio fondatore dell’Accademia Italiana del tartufo Davide Feligioni e lo chef, scrittore, narratore e maestro di cucina Rolando Ramoscelli.

“Fino ad oggi – ha tra l’altro detto il Cavalier Giuseppe Cristini, nell’aprire la conferenza –  nessuno ha capito che il tartufo è un Brand. Si è spesso parlato con superficialità e poca conoscenza. Invece bisogna incominciare a comprendere che il tartufo non è solo un gioiello della terra, ma è un apripista mondiale, per un distretto culturale ed enogastronomico non solo della nostra regione, ma di tutta l’Italia”.

Ormai bisogna infatti avere una visione internazionale per promuovere ovunque la nostra regione e, insieme ad essa, l’Italia intera.

“Abbiamo sete di  nuove sfide e di nuove scommesse”, ha poi aggiunto Giuseppe Cristini. “Abbiamo fondato un laboratorio di idee e di sperimentazione, un comitato scientifico, un gruppo di lavoro e di contaminazione progettuale…che ci permette di studiare quotidianamente. E’ per questo che spingiamo per una crescita culturale ed esperienziale, di visibilità e di centralità verso la  ristorazione italiana e mondiale”.

Il presidente dell’Accademia italiana del tartufo è in procinto di partire per Alba. “Ci presenteremo in Piemonte, terra di tartufi per antonomasia, per rilanciare soprattutto il fascino delle 7 C.

A Urbino l’Accademia italiana del tartufo ha indicato le linee guida per l’internazionalizzazione“Il tartufo è infatti frutto di una conoscenza globale. E se lo conosci lo sai raccontare e se lo sai raccontare, diventa fascino. Il tartufo è  la poesia della terra verso il cielo. Serve però grande formazione, verso i cuochi, soprattutto, ma anche verso i consumatori turisti gourmet. E poi, diciamolo chiaramente – ha sempre affermato il Cavalier Cristini – il tartufo non un tubero, come lo definisce ancora qualche ignorante, che ne parla a sproposito. Il tartufo è cultura popolare, la sua cultura è stata indicata come patrimonio immateriale dell’umanità, tutelato dall’Unesco. Per cui il tartufo è simbolo di  cultura universale.

“E può valere anche 3 – 4 o 5 mila euro al chilo. Ma in cucina bisogna saperlo usare elegantemente nei piatti e davanti al cliente. E per questo, proprio qui, è nato il kit del tartufo, che presentiamo oggi in anteprima e domenica prossima ad Alba.

“Il tartufo – ha quindi proseguito il presidente nell’elencare le “sette C” che lo contraddistinguono  – è complessità della natura. Per cui dobbiamo salvaguardare la natura, difendere il bosco, tutelare le piante, che creano un ecosistema, dove il tartufo trova il suo habitat naturale e, quindi, difendere l’ambiente stesso dove lui vegeta”.

E’ stato poi ricordato, giustamente, che il tartufo è un custode del territorio, così come il cavatore che lo scova. Dove vegeta il tartufo l’ambiente è infatti integro ed incontaminato. Un  ambiente ideale anche per l’uomo.

Cristini ha poi fatto riferimento anche alla “sesta C”. “Il tartufo – ha detto – è costoso, Dobbiamo saperlo. E quest’anno scarseggia, per cui ha costi elevati

Bisogna quindi rendersi conto che  una tagliatellina in brodo di carne, con burro, parmigiano e tartufo bianco pregiato, non può costare 10/12 euro, se ci si mette vero tartufo magnatum pico!

A Urbino l’Accademia italiana del tartufo ha indicato le linee guida per l’internazionalizzazioneIl presidente dell’Accademia italiana del tartufo ha anche aggiunto una “settima C”. “Nelle nostre fiere – ha detto – serve il controllo di qualità, come avviene da anni ad Alba. Servono i sensorialisti, gli esperti ed i giudici del tartufo  (l’unico riconosciuto nelle Marche è proprio il presidente Giuseppe Cristini).

Nel corso della conferenza anche un cenno – breve, ma significativo – ai contrasti con Sant’Angelo in Vado. “Abbiamo visioni molto differenti e diversificate – ha detto il Cavalier Cristini -, loro mirano più al territorialismo, noi miriamo naturalmente alla sperimentazione e alla internazionalizzazione”.

In apertura di riunione l’Accademia italiana del tartufo ha voluto premiare un’artista, una donna, una giornalista del territorio: Lara Ottaviani del Resto del Carlino. A lei è stata consegnata una taglierina in legno, modulabile, per lamellare i tartufi.

Nelle foto: alcuni momenti dell’incontro promosso ad Urbino dall’Accademia italiana del tartufo

 

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