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“Proviamo a salvare i Comuni di Senigallia e Morro d’Alba candidando Mangialardi al Senato”

“Proviamo a salvare i Comuni di Senigallia e Morro d’Alba candidando Mangialardi al Senato”

Per il referente del Comitato per il NO, Leonardo Badioli, nonostante il risultato del referendum, non si è ancora completamente conclusa la vicenda della fusione per incorporazione. Si attende una decisione del presidente della Giunta regionale

di LEONARDO BADIOLI*

SENIGALLIA – “La doppiezza è il male oscuro della democrazia in Italia”, scriveva Nando Dalla Chiesa nel 1996. Maestro di doppiezza è il sindaco Mangialardi. A noi che lo vediamo tutti i giorni fare Giunta al Bar Saffi non è dato sapere cosa dice sul WhatsApp di Ceriscioli; sappiamo invece cosa ha detto come presidente dell’Anci regionale alla Conferenza Nazionale dei Piccoli Comuni – Agenda Controesodo il 2 luglio scorso, in difesa dei sindaci dei piccoli comuni terremotati: “Se non ci fossero stati questi sindaci, oggi saremmo ancora lì a guardare l’accaduto. Sono stati loro i primi volontari che hanno difeso e danno prospettiva al territorio”.

Tutto miele per i piccoli orsacchiotti; ma dov’è la coerenza, sindaco dalle troppe facce? Dovremmo pensare dunque che per Morro d’Alba sia stata una doppia fortuna avere scampato il terremoto e il suo contemporaneo declassamento? E non potremmo anche immaginare cosa sarebbe stato di Morro se avesse avuto un terremoto e per reggente il sindaco che è stato salvato lui stesso dall’alluvione per opera dei Vigili del Fuoco alle 9,30 del 3 maggio 2014?

Se una lezione scaturisce dalla vicenda della fusione e dal suo ambiguo, sotterraneo protrarsi, essa riguarda la base etica e culturale su cui si fonda l’ascesa politica del sindaco: ogni parola che esce dalla sua bocca è vera perché la dice lui. Può dire una cosa e il suo esatto contrario senza pagare il dazio della contraddizione. Può sacrificare le popolazioni amministrate con tasse e balzelli di ogni tipo in omaggio alla sua politica autocelebrativa, e poi accontentare tutti trascorrendo il suo tempo a fare selfie invece che a dare risposte.

Può candidarsi a diventare Senatore della Repubblica – di questa Repubblica così simile a lui, che si impegna a devastare gli assetti amministrativi dimenticando che gli istituti territoriali sono beni culturali immateriali da tutelare come si fa con la Madonna di Senigallia o con gli stucchi del Brandani.

Tanto più che oggi cominciano a vedersi i risultati di tanta corsa all’unificazione: prima giravano per l’Italia i Conigli dell’unificazione, adesso la girano quelli che ne hanno avuto dolorosa esperienza: nessun vero beneficio anzi espropriazione, aggravamento e disordine aggiuntivo.

Forse potrebbe generare una sensazione di sollievo nei cittadini che questa città si liberasse del suo sindaco fotogenico, promuovendolo alle cariche più alte dello Stato. Ma una riflessione più attenta si impone, se vogliamo mutuarla dalle intenzioni di Macron: “Io dico le cose come stanno, non quelle che i miei interlocutori vorrebbero sentirsi dire”. Una faccia sola, insomma, non continue maschere di circostanza. C’è ancora qualcosa da imparare, sindaco Mangialardi.

Come cittadini di Senigallia e come cittadini d’Italia, la Sua possibile candidatura ci mette in un dilemma: salvare il Comune promuovendo il  sindaco o salvare lo Stato dalla doppiezza di chi si candida per governarci? Proviamo a sciogliere questo nodo prima del prossimo ballo in maschera elettorale. Niente è ancora deciso, a quanto pare.

*Referente del Comitato per il NO alla fusione tra Senigallia e Morro d’Alba

 

 

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