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“A Senigallia i disabili costretti a vivere in casa in una situazione di emarginazione”

“A Senigallia i disabili costretti a vivere in casa in una situazione di emarginazione”

Le famiglie hanno denunciato la mancanza di servizi adeguati. Si è svolto un primo incontro con la dottoressa Lucia Di Furia per cercare idonee soluzioni

“A Senigallia i disabili costretti a vivere in casa in una situazione di emarginazione”di UMBERTO SOLAZZI*

SENIGALLIA – Disponibilità da parte della dirigente regionale, Lucia Di Furia ad ascoltare le ragioni dei familiari senigalliesi con figli disabili gravi. Nel corso di un incontro – presenti i responsabili del Tribunale del malato – alcuni genitori che hanno costituito il gruppo ‘Amici disabili Senigallia’ hanno rivolto un appello alla dottoressa Di Furia rinnovando le loro richieste per la tutela dei loro figli. Le famiglie hanno ribadito l’assenza a Senigallia di servizi per i disabili gravi a causa della mancanza di figure educative specializzate ed infermieristiche. La conseguenza è che i disabili vivono nelle loro case in una situazione di emarginazione.

La richiesta è quindi di contributi adeguati ai Comuni in maniera che i disabili possano condurre una vita più dignitosa ed inclusiva.

I genitori hanno anche fatto presenti le difficoltà incontrate per le cure odontoiatriche, nonché per la riduzione delle forniture di pannoloni del 50%.

La dottoressa Di Furia ha ascoltato le ragioni delle famiglie, assicurando l’impegno della Regione ad affrontare e risolvere in maniera graduale i problemi che i genitori dei disabili gravi si trovano ad affrontare tutti i giorni.

A proposito della situazione dei disabili gravi, da circa un anno a livello politico si vanta il successo della legge 112 del 2016 sul ‘Dopo di noi’. Legge finalizzata alla progressiva presa in carico di disabili gravi da parte delle strutture pubbliche già durante l’esistenza in vita dei genitori. Questo per consentire alla loro morte di evitare per i figli il ricovero in istituti e consentire soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co – housing, previa presentazione di progetti.

Definirla ‘Legge sull’autismo’ come ha fatto qualche importante politico, evidentemente è la dimostrazione che si ignora come l’autismo sia una delle diverse forme di disabilità. Allo stesso modo non si conosce o si fa finta di non conoscere – il che è anche più grave -tutto il mondo dell’handicap cui la legge è indirizzata.

Sanno i nostri politici quanto è gravoso l’iter per ottenere i pannoloni (decurtati!), traverse o una carrozzina e quanto sia facile per un familiare sbagliare un dettaglio perché quell’iter si inceppi?

Sanno i nostri politici quanti documenti, firme ed adempimenti servano per inoltrare la domanda al Tribunale per la nomina di un tutore e quanti mesi si debba attendere l’udienza?

Sanno i nostri politici quanto siano insufficienti le ore di sostegno a scuola ed i relativi trasporti? Quanto inadeguati si dimostrino i nostri ospedali nel somministrare cure a persone con handicap gravi?

Le famiglie dei disabili conoscono molto bene i problemi elencati, ma non hanno avvertito la presenza della legge, emanata un anno fa. Secondo il nostro parere, il ‘Dopo di noi’ resta solo uno slogan di una politica latitante quando c’è n’è bisogno. Se uno stato è latitante quando c’è bisogno.

Se uno stato è latitante al ”Durante noi’ come può essere credibile ed efficace nel ‘Dopo di noi’? Cosa fa per frapporsi tra la burocrazia ed il disabile?

Nel novembre 2016 è stato approvato il riparto dei fondi stanziati ed emanato il relativo decreto e sono passati ben tre mesi prima che fosse pubblicato sulla gazzetta ufficiale.

La Regione Marche ha presentato il piano? Ha ottenuto i fondi?

90 milioni di risorse per il 2016, 38,3 milioni per il 2017, 56,18 milioni per il 2018. Meno di 400 euro l’anno per disabile, considerando le stime, secondo la proiezione Istat 2012/2013.

A livello nazionale i disabili sono 3,2 milioni, dei quali 2,5 milioni sono anziani e 1,8 milioni sono i disabili gravi.

I potenziali beneficiari della legge sono 127.000, persone con disabilità grave ed una età inferiore ai 65 anni, senza genitori o con genitori anziani. E tutti quelli che invece vivono con genitori giovani? La legge prevede che entro il 30 giugno di ogni anno il ministro del lavoro trasmetta alle camere una relazione sullo stato di attuazione. La scadenza si avvicina, ma nessun progetto risulta finanziato.

Perché non è stata proposta una campagna informativa su questa legge? Sicuramente perché non deve comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica; ma anche perché i disabili e le loro famiglie non portano tanti voti al politico di turno e quindi rischiano di essere poco produttivi in tale senso. Invece di riempire l’aria dei vostri silenzi, riempitela delle vostre proposte.

*Coordinatore del Tribunale del Malato di Senigallia

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